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La voce di don Egidio – 16 novembre 2014

Carissimi amici,

anche questa sera sono tornato dopo la consueta visita serale ad una cinquantina di famiglie della nostra comunità cristiana.

E’ già da una settimana che, in compagnia di alcuni laici, stiamo percorrendo le strade del quartiere, dicendo e augurando a tutti Buon Natale! Certamente è ancora presto, però è necessario iniziare in anticipo, perchè le famiglie sono tante: circa 2.200.

Che cosa penserà la gente di questa consuetudine tipicamente ambrosiana, di questa visita natalizia?

I pensieri sono molti ed anche i modi di accogliere il sacerdote sono diversi: certamente per noi sacerdoti è una stupenda occasione di incontrare, anche se pur fugacemente, le famiglie nel contesto più sacro e significativo, che è quello della propria casa.

E’ lì dove sei accolto e in un attimo intravedi sentimenti, gioie, preoccupazioni, dolori e progetti. E’ come se per i due mesi della visita natalizia sparissero magicamente le mura delle case e rimanessero solo le famiglie con il loro vissuto: è questo che il sacerdote incontra passando di casa in casa.

E allora con stupore e con meraviglia te ne accorgi della vibrante attesa della signora anziana che ha posticipato la cena, pur di accogliere con decoro la benedizione del Signore.

Gioisci per la festa dei bambini che si stringono attorno alla loro mamma e al minuscolo presepio fatto solo di una culla e di un Gesù bambino, pronti a dire una preghiera, in particolare per il papà che come sempre rincasa tardi e affaticato.

Noti anche quel giovane che, a fatica, ma comunque ben educato, interrompe lo studio e con atteggiamento serio e maturo partecipa alla semplice preghiera natalizia.

Ma non mancano anche persone che si portano nel cuore una recente ferita, che sanguina ancora, per la morte di una cara persona o per una dolorosa separazione. E poi ci sono i racconti dei nonni che, a tempo pieno, sostengono i propri figli, prestando cure affettuose ai tanti nipotini vivaci ed anche incandescenti. Ma ciò che rende tristi e riempie il cuore di preoccupazione è la precarietà del lavoro, che genera in tante persone ansia per il domani e per il futuro dei propri figli.

Il sacerdote raccoglie tutti questi sentimenti, queste ansie ed anche le gioie della sua comunità. Ne fa tesoro per mettere in atto qualche iniziativa concreta di bene, che possa sostenere qualcuno, perchè abbia forza e coraggio di continuare a lottare.

Ringrazierò sempre il Signore per quanto sento e vedo: è la grazia del Signore che riempie le nostre famiglie, è la fede in lui che si trasforma in fatica quotidiana per il bene dei figli, sono l’amore e la carità cristiana che rinsaldano sempre i rapporti tra le persone.

E questo è già Natale, e che il Signore veramente benedica tutte le nostre famiglie, perchè là dove vivono siano sempre segno luminoso per tutti.

A tutti un saluto cordiale.
– don Egidio


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