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Commento alla Parola 01.04.2024 – 06.04.2024

lunedì 1: At 3,17-24; Sal 98; 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12
La nostra vita porta con sé aspettative e speranze, ma non sempre la realtà è corrispondente alle nostre attese: sorprese, delusioni, a volte anche tragedie si presentano inaspettate sul nostro cammino. Come per le donne al sepolcro. Hanno avuto bisogno delle parole di quell’improvvisa presenza per muovere sguardo e speranza altrove, per cercare, un’opportunità nuova, più grande di ogni immaginazione. E se riuscissimo anche noi ad avvertire questa presenza consolante e incoraggiante, dentro le nostre fatiche? La Pasqua viene anche a rinnovare questa attitudine per chi si affida a Gesù, il Risorto. È un’occasione che si riapre, un’opportunità da non trascurare, una grazia da accogliere, ancora una volta.

martedì 2: At 3,25–4,10; Sal 117; 1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15
Timore e gioia insieme. Come nei nostri giorni, come nel nostro cammino di fede. Affidarci a Gesù non ci risparmia dalle incertezze, dalle paure, da passaggi appesantiti e difficili. E insieme offre gioia e vita. Questo è dirsi discepoli, per un entusiasmo che va raccontato e per una fatica che va attraversata con consapevole coraggio. La cosa bella è che Gesù non lascia i suoi amici nel dubbio e nell’incertezza, ma trova modo di accompagnarsi a loro: le donne hanno potuto ascoltare l’annuncio dell’angelo al sepolcro, corrono verso gli altri discepoli, ma prima di arrivare possono ascoltare lo stesso Gesù che si fa loro incontro. C’è una parola di salvezza, in quell’incontro. Ne abbiamo bisogno tutti. E forse ognuno di noi ha la possibilità, in alcuni momenti della vita, di poter avvertire, la presenza del Maestro e Signore, che ci conferma nella fede e ci incoraggia nel cammino di discepoli. Lo possiamo raccontare?

mercoledì 3: At 5,12-21a; Sal 33; Rm 6,3-11; Lc 24,13-35
Gesù conosceva le Scritture, forse un po’ meno i suoi discepoli, che non avevano saputo collocare la vicenda del loro Maestro nel quadro di quanto i libri sacri avevano già annunciato: il Signore non si dimentica dell’Alleanza con il suo popolo e ne vuole fare dono per tutti gli uomini. Questo dono delle Scritture per noi si è allargato ancora, abbiamo un tesoro di ricchezza inestimabile per imparare a rileggere quanto accaduto, per saper interpretare il presente, per provare a comprendere cosa il Signore stia dicendo a noi in questo tempo complesso, difficile. Chissà quali potrebbero essere le parole di Gesù per noi, discepoli di oggi…direbbe ancora che siamo «stolti e lenti di cuore»? A questa Parola dobbiamo forse dare più attenzione, perché ci scaldi il cuore e ci apra gli occhi: non abbiamo smesso di averne bisogno.

giovedì 4: At 5,26-42; Sal 33; Col 3,1-4; Lc 24,36b-49
La venuta dello Spirito non può essere preparata da un atteggiamento vuoto e rinunciatario: ai suoi discepoli Gesù risorto chiede tanto la custodia dell’attesa, quanto di evitare la dispersione e di rimanere nel vivo della vita degli uomini. Ci sono tempi in cui è bene non andare nel deserto e non si tratta di ritirarsi dall’azione. Ci sono tempi in cui le nostre città vanno abitate con convinzione, passione, generosità perché lo Spirito possa suggerirci il cammino da intraprendere. Il Risorto ci chiede di amare intensamente il nostro tempo e il nostro mondo, così come ci ha mostrato lui, fino alla croce. Rimaniamo in città, occupiamoci con sapienza delle cose del mondo, perché lo Spirito ci raggiungerà lì, e non altrove. Dio non vuole salvare noi, ma l’intera l’umanità e tutto il creato e vuole che collaboriamo a questa opera nel cuore della storia, interessati con passione e disponibilità al disegno di Dio per ogni cosa.

venerdì 5: At 10,34-43; Sal 95; Fil 2,5-11; Mc 16,1-7
Pasqua viene anche a raccontarci che c’è una presenza e c’è una forza, anche nel nostro tempo, a orientare e guidare il percorso della storia verso la luce e la bellezza, ben al di là delle nostre aspettative, che spesso sono così deboli da rallentare o addirittura limitare il nostro coraggio. Le donne cercavano un aiuto che non c’era. Il sepolcro che si aspettavano chiuso aveva già conosciuto la luce. E non importa quanto pesante fosse la pietra. Farsi domande e avere paura si può, come è accaduto alle donne; ma noi abbiamo la certezza del Risorto, la forza immessa nella storia dalla Pasqua e lo spiraglio sempre aperto in un sepolcro che non si chiude più, che non potrà più sfuggire alla luce del tempo nuovo cui Gesù ci ha spalancati. Questa è la settimana dell’insistente ed eterno annuncio pasquale, otto giorni per dire l’irriducibilità del Giorno Nuovo, il primo dopo il sabato. E da questo non si torna più indietro, mai più.

sabato 6: At 3,12b-16; Sal 64; 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14
Pur con tutte le difficoltà – e non solo quelle di Tommaso –, i discepoli avevano iniziato ormai ad aprirsi alla novità della Pasqua ed era in loro cresciuta la fede nel Risorto; lo Spirito non era ancora effuso sulla prima comunità cristiana, secondo quanto ci raccontano gli Atti. Ma Gesù vuole comunque condividere ancora qualcosa con i suoi amici. Dopo la sera del primo giorno dopo il sabato e ancora otto giorni dopo – così ci racconta Giovanni –, il Signore si fa vicino anche sulla riva del mare di Tiberiade. È un incontro gratuito, di pura condivisione, in una cena improvvisata e semplice, con del pane e del pesce e un fuoco già acceso. Non ci sono molte parole, non ci sono insegnamenti, niente programmi da stendere né progetti da organizzare: solo la bellezza dello stare insieme. Giovanni ci dà un’immagine bellissima della vita della comunità cristiana, che gode della comunione con il Maestro e Signore, il Risorto, e riscopre la festa che è saper condividere. Null’altro. E basta a far festa e a riempire gli occhi di un lucido stupore.

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