La storia della Chiesa di San Carlo – 1600
Pur non essendovi documenti antecedenti al XVI° secolo che attestino l’esistenza della chiesa popolarmente detta “di S. Carlo” in Castello sopra Lecco, sicuramente diversi elementi quali il campanile di chiare forme romaniche (si veda il tratto di fusto con i tipici archetti pensili riportato alla luce all’interno del sacro edificio) e la dedicazione ai santi Nazzaro e Celso, assai diffusa nel periodo longobardo, farebbero pensare ad un’epoca di fondazione di poco precedente all’anno Mille.
Nel 1566 S. Carlo Borromeo, che la trovò “antiquissima et male ornata”, ordinò di apportare alcune migliorie, ma è solo nel 1601 che nei registri parrocchiali si trova traccia di una nota di spesa per alcune “opere fatte nella reedificazione di S. Nazaro”: non si trattò probabilmente di interventi significativi, visto che ancora nel 1608 Federico Borromeo lamentava il cattivo stato degli affreschi e la rozzezza del pavimento.
La svolta nella storia del piccolo oratorio avvenne nel 1674, quando con atto rogato dal notaio Giovanni Cattaneo nella sala nova della sua dimora di Cavalesine venne ufficialmente costituita e riconosciuta la confraternita (o schola) di S. Carlo, peraltro già presente “informalmente” a Castello dagli anni Quaranta del XVII° secolo.
La confraternita, prima insediata nella parrocchiale dei SS. MM. Gervaso e Protaso, decise di trasferirsi nel dimesso oratorio di S. Nazzaro; questo fu quindi sottoposto ad una serie di radicali lavori di ampliamento e riforma terminati entro il 1683 (data incisa sull’architrave dell’ingresso laterale), che gli conferirono suppergiù l’aspetto attuale.
A questo periodo risale anche la loggia sopra il portico rapportata alla chiesa grazie ad un’ampia serliana: qui stavano i disciplini della confraternita e per ognuno di loro v’erano delle panche, non più esistenti, con incise le cariche principali.
Coevi sono pure il complesso dell’altare con la pala raffigurante San Carlo in adorazione della Vergine col Bambino e le due portine laterali con le figure a stucco dei “veri” patroni della chiesa, il raro e prezioso architrave ligneo dorato della cappella maggiore ed il coro ove furono collocati gli stalli voluti nel 1642 dalla confraternita del SS.mo Rosario, che divideva con quella di S. Carlo l’uso dell’oratorio.
Dalla parrocchiale fu inoltre ivi trasferito il reliquiario della veste di S. Carlo (secondo la tradizione locale era stata donata dal santo arcivescovo dopo che l’aveva sporcata visitando un opificio del luogo) realizzato nel 1647 grazie al cospicuo legato del notaio Gio. Andrea Arrigoni, che recentemente vi è stato di nuovo collocato, ai piedi del Crocifisso.
È scomparso purtroppo il confessionale intagliato nel 1685 da maestro Gio. Batta Agudio di Malgrate, mentre ignoto è l’autore del seggio ligneo di fianco all’altare, anch’esso di fine Seicento.
Molto più spaziosa dell’attuale era la sacrestia dove troneggiava il vestiario settecentesco trasportato nel 1802 in chiesa parrocchiale, luogo in cui sussiste tuttora.
Grazie anche alla cappellania istituita nel 1675 per volere testamentario del notaio Francesco Maria Arrigoni, la confraternita di S. Carlo acquisì autonomia economica e “spirituale”: ciò causò accesi contrasti con il parroco Sacchi, già denunciato dai disciplini nel 1673 per una sua aggressione con tanto di “barcellona” (un tipo di spada) nei confronti del priore David Piazzoni, fratello della trisavola di Alessandro Manzoni, avvenuta proprio all’interno dell’oratorio.
La storia della Chiesa di San Carlo – 1700
Tra il 1722 ed il 1726 furono costruiti il portichetto laterale sorreggente la “loggia per riporre l’organo nuovamente costruito” (dello strumento sopravvive solo la cassa decorata, ora proprietà di una ditta organara) e la cappella-ossario della quale si segnalano le belle inferriate esterne e l’affresco sotto la mensa dell’altare raffigurante anime purganti.
Della bottega Uboldi di Milano è invece lo stendardo di S. Carlo con sul retro la Madonna del Rosario, ricamato nel 1728 ed in origine custodito in un armadio posto a lato della porta principale e fronteggiato da un altro contenente il crocifisso della confraternita, attualmente visibile nell’archivio-museo parrocchiale.
Nel 1739 venne asportato da un “pilastro distaccato dal muro” il lacerto di affresco quattro-cinquecentesco raffigurante la Madonna con bambino, rimurato al centro della cappella entro la “incona tutta di legno adorato et argentato e colorato” donata dal marchese Marc’Antonio Locatelli e da donna Domenica Melesi Lanfranchi.
L’altare ha subito un incendio nel 2010, che ha devastato la parte lignea, ora in gran parte restaurata, mentre l’affresco, fortunatamente, ha subito danni meno gravi. I decreti “giuseppini” portarono nel 1785 alla soppressione della schola di S. Carlo, confluita nel 1795 insieme a quella del SS.mo Rosario nella rifondata confraternita del SS.mo Sacramento che si insediò nel vecchio oratorio.
Quest’ultimo fu sistemato nel 1800, mentre nel 1834 si rese necessario alzare il campanile “per poter bene sentire le campane”. Da allora il sacro edificio non fu più oggetto di consistenti opere di modifica, ma si avviò verso un lento ed inesorabile declino tanto che negli anni trenta del secolo scorso si era progettato di demolirlo anche per ampliare la sede stradale.
La storia della Chiesa di San Carlo – 1900
Scampato a questo pericolo l’oratorio di S. Nazzaro subì un primo intervento di manutenzione nel 1962-64 durante il quale fu però occlusa la serliana della loggia, riaperta finalmente in occasione degli ultimi restauri dei primi anni Novanta dello scorso secolo.