La storia negli anni della Parrocchia di Castello

Non è possibile fornire una data certa per la fondazione della comunità di Castello.

Alcuni indizi, come la dedicazione della Chiesa Parrocchiale ai santi Gervaso e Protaso, la dedicazione della vicina chiesa di origine romanica ai santi Nazaro e Celso e, non ultimi, i ritrovamenti di tre monofore murate e tracce di decorazione nel corso degli ultimi restauri della parrocchiale fanno pensare a sicura origine medioevale.

Molto probabile l’ascendenza è longobarda e vi sono possibilità di inizi pre-barbarici, come potrebbero dimostrare i ritrovamenti di un coperchio di ossario in serizzo e di un’ara riportante l’iscrizione “Iovi O.M. hoc simulacr licifor populi dicat” e sopra la quale stava un vitello in bronzo, che oggi non c’è più.

Castello nei secoli Parrocchia di Castello sopra Lecco

(Parte di una delle trifore decorate e murate, trovate nel corso dei lavori di restauro del tetto della chiesa)
La nostra parrocchia e il suo territorio nel passato

Se il nome di Lecco («Leuco») compare per la prima volta in un documento ufficiale nell’anno 845, il territorio di Castello vi compare pochi anni dopo, nell’anno 854, quando Lupone di Olcio sottoscrive un atto di vendita a «Leoquo vico Aurolinigo», cioè ad Arlenico, quella parte di Castello che noi moderni siamo abituati a chiamare “Seminario“.

La prepositura di Lecco compare nei documenti («Liber Notitiae» di Goffredo da Bussero) per la prima volta nel 1337 e la chiesa dei santi Protaso e Gervaso di Castello ne è indicata come la chiesa titolare, nonostante esistesse già dall’XI° secolo la chiesa di san Nicolò.

La «Notitia Cleri Mediolanensis» (1398) testimonia un’estrema povertà della pieve, del prevosto e dei canonici.

Nei periodi più difficili delle continue guerre che sconvolsero il territorio nel ’400 il prevosto decise, per motivi di sicurezza, di abbandonare la sua canonica e prepositurale di campagna, per rifugiarsi nel borgo fortificato di Lecco, cominciando ivi ad officiare a san Nicolò.

Castello nei secoli Parrocchia di Castello sopra Lecco

(Marmo scolpito trovato nel muro posteriore esterno della chiesa, durante i lavori di restauro)
Castello nel 1400: una chiesa abbastanza in disuso

L’arcivescovo Gabriele Sforza trovò durante la sua visita pastorale del 1455 la chiesa senza porte, senza arredi, senza sacrestia e senza campana (portata a Lecco e mai restituita). Vi si celebrava la santa messa solo tre volte la settimana.

Il prevosto Matteo da Casteleto la riattò parzialmente (facendola anche riconsacrare nel 1480), quando decise di lasciare Lecco, in seguito ad una lite con gli abitanti del borgo.

Castello nel 1500: guerre e solo 153 abitanti

Il rinascimento fu però effimero, perché il secolo successivo, con gli assedi di Lecco del 1528 e 1531 e le pestilenze, devastarono il territorio e ridussero la popolazione di Castello a 153 abitanti in 42 famiglie (1577).

Castello diventa una parrocchia autonoma

San Carlo Borromeo visitò il territorio nel 1566 e cominciò a riorganizzarlo amministrativamente, rendendo autonome le comunità che si erano via via formate.

Fu così che il 23 agosto 1584, poco prima della sua morte, san Carlo firmò l’atto di traslazione della prepositura dalla chiesa dei santi Protaso e Gervaso a quella di san Nicolò.

Castello divenne così una parrocchia autonoma e cominciò a costruire la propria identità, anche se dovette attendere ancora del tempo per la nomina di un parroco.

Castello nei secoli Parrocchia di Castello sopra Lecco

La rinascita di Castello: il 1500

Paradossalmente la rinascita fu legata alla decisione (1590) del prevosto Giovanni Stefano Bossi di riportare a Castello la propria residenza.

Egli cominciò a ristrutturare la canonica e a far riparare la chiesa parrocchiale, che fu consacrata il 19 giugno 1600, giorno della festa patronale, dal vescovo di Como, Filippo Archinto, come testimoniato dalla lapide conservata in chiesa.

Il Bossi tornò a Lecco solo nel 1605, quando il cardinale Federico Borromeo sentenziò la definitiva traslazione. La comunità di Castello crebbe anche intorno al convento dei frati francescani di san Giacomo, sulla via per la Valsassina, attuale via Mentana, e al monastero delle monache di santa Maria Maddalena, costruito intorno alla chiesa di san Bartolomeo di Arlenico, località e chiesa note oggi come “Seminario“.  

La ristrutturazione della Chiesa di Castello anno dopo anno

La chiesa parrocchiale, insufficiente ai bisogni della popolazione crescente, fu ampliata a partire dal 1614 per raggiungere una fisionomia molto simile all’attuale con la nuova facciata e portale in granito del 1704.

L’altare maggiore risale al 1759-1760 mentre il campanile fu consolidato alla fine del ’700. Nuovi ampliamenti, con incorporazione dell’adiacente torchio, furono effettuati intorno al 1870.

La chiesa fu poi restaurata nel 1926, la nuova sacrestia fu edificata nel 1951, mentre l’interno della chiesa fu restaurato l’ultima volta nel 1986.

Nel 1999 fu restaurato il concerto di campane, risalente ai lavori del 1926 e già restaurato negli anni ’70.

Nel 2002 è stato inaugurato l’Archivio Museo parrocchiale.

Nel 2004 il restauro è stato completato con i tetti, gli esterni e il campanile.

Castello nei secoli Parrocchia di Castello sopra Lecco

(Fase terminale dei restauri della facciata (2004), vista dalla sommità del campanile)
Parrocchia: agricoltura e attività artigianali

Il territorio di Castello vide nei secoli successivi al 1500 il grande sviluppo delle attività, artigianali prima e industriali poi, legate alla lavorazione del rame e del ferro, attività che erano cresciute col tempo nella valle del torrente Gerenzone e della sua diramazione, la Fiumicella.

Quando nel 1923 il comune di Castello venne unito a Lecco, l’agricoltura era ormai un’attività minore sul territorio e gran parte dei terreni prima impiegati per le coltivazioni erano occupati da grandi e piccoli stabilimenti industriali che avevano unito urbanisticamente i vecchi nuclei, prima isolati.

Castello nei secoli Parrocchia di Castello sopra Lecco

(Resti di archeologia industriale che si trovavano nelle case già di proprietà della parrocchia (2004))

Le relazioni delle visite pastorali dalla fine dell’800 in poi dicono che tutti i parrocchiani sono operai impiegati nelle industrie. Grazie alle fabbriche, a Castello non si conobbe il fenomeno dell’emigrazione, ma fu sempre centro di attrazione, come accadde con l’immigrazione del secondo dopoguerra.

La nascita dei primi quartieri della Parrocchia di Castello

Interi quartieri (Santo Stefano e Caleotto) sorsero sugli ultimi prati rimasti e la parrocchia di Castello, il cui territorio andava dai confini di Pescarenico (cioè dalle pertinenze della villa Manzoni) fino alle pendici del monte San Martino, giocoforza dovette accettare lo stato delle cose con la creazione delle nuove parrocchie.

Le rettifiche dei confini con cessione di parti della cura a favore di Lecco, Acquate, Rancio, Olate e dello stesso Santo Stefano si conclusero solo all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso.

Visite pastorali alla Parrocchia di Castello

Dieci sono state le Visite Pastorali nel corso del ’900:

– 2 da parte del cardinal Ferrari (1907, 1912)
– 5 da parte del beato cardinal Schuster (1930, 1936, 1942, 1947 e 1952)
– 1 da parte del cardinal Montini (1959)
– 1 da parte del cardinal Colombo (1971)
– 1 da parte del cardinal Martini (1995)
– 1 da parte del cardinal Tettamanzi (2012)

L’evoluzione della Parrocchia di Castello ai giorni nostri

Il quadro della parrocchia è cambiato decisamente nel corso degli ultimi due decenni, quando in tutta la città si è verificato il fenomeno della terziarizzazione.

Le aree industriali sono state rase al suolo e trasformate in zone residenziali, le tute blu sono scomparse e la parrocchia si è popolata di impiegati, mentre la disponibilità di nuove forme di lavoro e la vicinanza dei nuovi insediamenti abitativi al centro e alla ferrovia hanno favorito una nuova ondata di immigrazione, sia dall’estero che dall’interno.

Sono queste alcune tra le sfide pastorali che la parrocchia è chiamata oggi ad affrontare.