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La voce di don Egidio – 23 novembre 2014

Carissimi amici,

avevo appena iniziato una riflessione per la “Voce”, sul tema della santità, per riprendere le parole del Papa, il quale si chiedeva durante l’udienza generale di mercoledì 19 novembre: “In che cosa consiste questa vocazione universale ad essere santi? E come possiamo realizzarla?”

Ma il suono del campanello mi ha distolto da questi pensieri, per incontrare ed ascoltare una persona che
aveva bisogno di raccontarmi alcuni suoi problemi.
E’ una persona conosciuta dalla Commissione del “Fondo Castello Solidale”, per la quale la Commissione stessa aveva deciso di destinare un contributo a sostegno della precaria situazione della sua famiglia.

Nel colloquio però sono stato colpito dalla semplicità e dalla serenità di questa persona, che oltre ad aver bisogno di aiuto, mi raccontava del furto subito nel suo appartamento e del grande disagio che poi ne era seguito.

Ho cercato in qualche modo di sostenerla e di aiutarla.

Non ho potuto fare molto per lei; ma la sua serenità e la sua affabilità nel parlare e nel ringraziare mi aveva colpito veramente. Nella povertà di mezzi e nella precarietà della sua vita mi aveva insegnato la grandezza di un cuore che non si scoraggia e che continua a lottare per una vita più dignitosa.

Ma allora la domanda del Papa: “Come possiamo realizzare la nostra santità? Diceva il Papa:

“Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…”.

“Sì, si può! lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te”.

Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità. Sei genitore o nonno? Sii santo, insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza.

Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo, diventando segno visibile dell’amore di Dio e della sua presenza accanto a noi.

Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre!

A questo punto, ciascuno di noi può fare un po’ di esame di coscienza: come abbiamo risposto finora alla chiamata del Signore alla santità? Ho voglia di diventare un po’ migliore, di essere più cristiano, più cristiana? Questa è la strada della santità.

Quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci chiama a qualcosa di pesante, di triste… Tutt’altro!
È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto.

Un esempio:

A casa tua il figlio ti chiede di parlare un po’ delle sue cose fantasiose: “Oh, sono tanto stanco, ho lavorato tanto oggi…” – “Ma tu accomodati e ascolta tuo figlio, che ha bisogno!”.

Questo è un passo verso la santità. Poi finisce la giornata, siamo tutti stanchi, ma c’è la preghiera. Facciamo la preghiera: anche questo è un passo verso la santità.

Poi arriva la domenica e andiamo a Messa, facciamo la comunione, a volte preceduta da una bella confessione che ci pulisca un po’. Questo è un passo verso la santità.

Poi vado per strada, vedo un povero un bisognoso, mi fermo gli domando, gli do qualcosa: è un passo alla santità.

Sono piccole cose, ma tanti piccoli passi verso la santità. Ogni passo verso la santità ci renderà delle persone migliori, libere dall’egoismo e dalla chiusura in se stesse, e aperte ai fratelli e alle loro necessità”.

Ma allora la santità è dovunque c’è un po’ di bene! E nel cuore di quella persona bisognosa, di bene ce n’era tanto, così tanto che nel suo parlare, nel suo modo di porsi traspariva la grande dignità e la bellezza dei figli di Dio.

E’ il Signore che cammina sulle nostre strade.

A tutti un saluto cordiale.
– don Egidio


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