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Commento alla Parola: 25.01.2021 – 30.01.2021

Lunedì 25: At 9, 1-18 O At 21, 40; 22, 3-16; Sal 116 (117); 1Tm 1, 12-17; Mt 19, 27-29
Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello,
mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che
percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli
caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne
battezzato. (At 9,17)
La conversione di Paolo è un evento che necessita di un tempo disteso. Il
momento finale di questo processo avviene grazie alla mediazione del discepolo
Anania. Quell’uomo non compirà tutto quanto farà successivamente Paolo, la sua
azione appare minima, ma il suo ruolo è decisivo, aiutandolo a vedere
nuovamente. Paolo sarà fondamentale per tantissime donne e uomini, perché
tramite lui potranno seguire il Signore, ma la sua azione non è quella di un uomo
solitario, piuttosto è favorita dal fatto che a sua volta si è lasciato guidare nella
conversione al Signore Gesù. Fare festa oggi per la conversione di Paolo significa
ringraziare per la mediazione di tanti che hanno consentito che la buona notizia di
Gesù arrivasse fino al presente.

Martedì 26 : Sir 44, 1; 48, 1-14; Sal 77 (78); Mc 4, 26-34
Sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. (Sir 48,1)
Poche parole riassumono l’esistenza di Elia come profeta: il suo ministero è tutto
incentrato sulla parola, egli parla non per sé, ma per rendere attuale per il popolo
la parola del Signore. Per questo motivo quella parola è equiparata a una fiaccola:
illumina e consente di vedere cosa sia giusto, ma quel processo avviene in modo
potente, bruciando, cioè distruggendo ciò che è inautentico. Chi incontra la parola
di un profeta, chi per mezzo suo può incontrare il Signore, non rimane inerte e
tranquillo, ma è portato a cambiare radicalmente la propria vita. Così avvenne al
tempo di Elia, quando neppure i re furono risparmiati dalla sua predicazione, così
avviene oggi, quando per ciascuno l’incontro con il Signore significa vita piena
perché illuminata e purificata dalla sua parola.

Mercoledì 27: Sir 44, 1; 49, 1-3; Sal 140 (141); Mc 4, 35-41
Il ricordo di Giosia è come una mistura d’incenso, preparata dall’arte del
profumiere. In ogni bocca è dolce come il miele, come musica in un banchetto. Egli
si dedicò alla riforma del popolo e sradicò gli abomini dell’empietà. Diresse il suo
cuore verso il ignore, in un’epoca d’ini ui ria ermò la pietà. (Sir 49,1-3)
Ricordare il re Giosia è motivo di speranza: il motivo del suo valore sta certo in
quanto ha fatto, ma emerge soprattutto perché la sua opera è stato un chiaro
opporsi a chi non seguiva più il Signore. L’immagine usata da libro del Siracide, di
colui che sa dirigere il cuore verso il Signore fa pensare al tentativo di chi si muove
per andare in una direzione mentre soffia il vento contrario. Questa è stata la
forza di quel re, capace di opporsi al sentire comune, al facile scadere
nell’iniquità. Quel contesto non era però esclusivo della sua epoca, ancora oggi
ogni cristiano può domandarsi se è capace di resistere con forza quando sarebbe
molto più facile e rassicurante seguire la corrente della malvagità e della
mediocrità.

Giovedì 28: Sir 44, 1; 49, 4-7; Sal 75 (76); Mc 5, 1-20
Lasciarono infatti il loro potere ad altri, la loro gloria a una nazione straniera. I
nemici incendiarono l’eletta città del santuario, resero deserte le sue strade,
secondo la parola di Geremia, che essi però maltrattarono, benché fosse stato
consacrato profeta nel seno materno, per estirpare, distruggere e mandare in
rovina, ma anche per costruire e piantare. (Sir 49,5-7)
La condanna nei confronti del popolo di Israele è chiara: non è stato in grado di
custodire l’alleanza, ritenendo fosse troppo esigente seguire il Signore e quindi
preferendo mettersi al seguito di altre potenze. Così la voce di Geremia viene
respinta, ritenuta troppo esigente nel richiamare alla fedeltà al Signore. In quel
modo, però, viene persa ogni possibilità di vivere pienamente, costruendo, anche
con fatica, una vita che continua. In quale caso avviene lo stesso nella vita dei
cristiani? Quali sono le situazioni nelle quali si preferisce non ascoltare le voci
esigenti di chi sarebbe in grado di portare a costruire una vita piena, estirpando
ciò che le è dannoso?

Venerdì 29: Sir 44, 1; 49, 11-12; Sal 47 (48); Mc 5, 21-24a. 35-43
Come elogiare Zorobabele? Egli è come un sigillo nella mano destra; così anche
Giosuè figlio di Iosedek: nei loro giorni hanno riedificato la casa, hanno elevato al
Signore un tempio santo, destinato a una gloria eterna. (Sir 49,11-12)
Zorobabele e Giosuè sono ricordati perché hanno contribuito a riedificare il
tempio. La loro opera si è prestata per dare gloria al Signore, senza fine. Questo
può essere il senso dell’agire per ogni persona: per quanto il proprio impegno
possa essere limitato, a partire dal breve tempo della vita che si ha a disposizione,
è possibile dare un contributo essenziale per consegnare alle generazioni future la
possibilità di incontrare il Signore, facendo sì che non abbia fine il legame con lui.

Sabato 30: Es 19, 7-11; Sal 95 (96); Gal 4, 22 – 5, 1; Mt 20, 17-19
Il ignore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro
vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore
scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo». (Es 19,10-11)
Il popolo di Israele era in attesa della rivelazione del Signore. Durante il tempo del
deserto, diretto verso la terra promessa, il popolo incontra il Signore quando egli
dona le tavole della legge a Mosè. Quell’evento è preparato da un’attesa di tre
giorni, che culminerà nell’incontro tra Dio e Mosè e nella scoperta di poter vivere
in alleanza con lui tramite una vita autentica secondo la Legge. Ancora una volta,
saranno tre giorni quelli necessari per la piena rivelazione di Dio nella Pasqua di
Gesù, quando, con la risurrezione, ogni uomo e ogni donna scoprirà la pienezza
dell’amore che il Signore gli rivolge. Oggi è il giorno per ritornare al centro della
propria fede e per verificare che cosa comporti quella Rivelazione per la propria vita.
rne il dono.

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