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Commento alla Parola 25.09.2023 – 30.09.2023

lunedì 25: Ger 33,17-22; Sal 8; Eb 13,7-17; Mt 7,24-27
«Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Mt 7, 25)
In questo periodo in cui questi nuovi eventi atmosferici ci hanno messo a dura prova queste parole hanno un impatto più eloquente. Apprezziamo in un altro modo quelle realtà così solide che nessun tornado può svellere, comprendiamo l’importanza di sentirci rassicurati e difesi dai pericoli di questi imprevisti. Una vita radicata nella Parola, Gesù ce lo conferma, non teme uragani. Certo, sotto la pressione degli eventi e delle sofferenze della vita qualche tegola si muove, un po’ d’acqua entra in casa, qualche cornicione diventa pericolante, ma la casa tiene, ci protegge e non è molto complicato riparare i danni.

martedì 26: 2Pt 1,20 – 2,10°; Sal 36 (37); Lc 18,35-43
«Quando fu vicino, gli domandò: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io veda di nuovo!”» (Lc 18, 40-41)
Il Santo Curato d’Ars notava che spesso ci presentiamo al Signore senza sapere cosa chiederGli. Eppure quando andiamo a trovare qualcuno sappiamo bene cosa dire, di cosa parlare. Questo cieco sa molto bene cosa domandare a Gesù e quindi lo fa con un’insistenza implacabile. Esercitarci a chiedere a Dio è utile: mette in evidenza che siamo bisognosi, ci fa confidare in Lui più che in ogni altra cosa, ci permette di vedere l’intervento di Dio nella nostra vita, rende più urgente e spontanea la gratitudine per tutto il bene che riceviamo, ci lega a Dio e al Suo Amore ogni giorno di più.

mercoledì 27: 2Pt 2,12-22; Sal 36 (37); Lc 19,11-27
«“Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”» (Lc 19, 20-21)
Questo servo è un uomo spaventato. Si lascia paralizzare dalla paura, è convinto di non sapere far nulla, ha l’impressione di avere ricevuto un compito sproporzionato, non chiede aiuto né consiglio a nessuno, si chiude nel suo bunker difendendo il poco che ha. In un cambiamento d’epoca come il nostro questa è una tentazione insidiosa e ricorrente: custodire quel poco che si ha, mantenere quello che ancora c’è, guardare indietro con nostalgia. Gesù giudica malvagio questo servo: ci spinge invece alla creatività, all’intraprendenza, a cogliere ogni suggerimento dello Spirito che continua a spingere la Chiesa in avanti per trasformare l’umanità in ogni epoca.

giovedì 28: 2Pt 3,1-9; Sal 89 (90); Lc 19,37-40
«Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”» (Lc 19, 39-40)
Ci sono verità che scoppiano nel cuore e non si possono zittire. Se hai provato anche una sola volta il prodigio della presenza del Signore nella tua vita non puoi più tacere. Gli anni passano, ma il fuoco che ti ha incendiato non si spegne più! A volte ti sembra assopito, ma basta poco per riaccendersi e divampare.

venerdì 29: Tb 12,6-15; Sal 90 (91); Col 1,13-20; Gv1,47-51
«In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo» (Gv 1, 51)
La promessa di Gesù è meravigliosa: vedere il cielo aperto significa conoscere Dio, vederlo faccia a faccia, convivere qui sulla terra con le realtà del Paradiso come se ci abitassimo già. In effetti se abbiamo il coraggio di tuffarci con una fede piena nel Signore, se impariamo a guardare il mondo come lo guarda Lui, quella realtà già si realizza. Gesù rende diretta anche la nostra comunicazione con il Padre, gli angeli non smettono di raccontarci il Cielo e noi possiamo affidare loro le nostre richieste. E questo può avvenire sempre: Stefano, nell’imminenza del suo martirio dirà: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio» (At 6, 56).

sabato 30: Dt 15,1-11; Sal 97 (98); Ef 2,1-8; Lc 5,29-32
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano» (Lc 5, 31-32)
Più che continuare a pettinare le pecore che sono già nell’ovile, la tensione di Gesù sembra orientata a cercare chi non c’è. Il Suo è un cuore in ricerca, in costante uscita. Non si spaventa della lontananza di chi incontra, ma accorcia le distanze invitando, sedendo a tavola, costruendo confidenza e amicizia. Troverà molta più accoglienza e interesse sincero presso coloro che nessuno guardava e che tutti evitavano, mentre dai vicini verrà spesso guardato con sospetto e anche con ostilità. Così anche per noi: l’invito a seminare anche molto lontano rimane perennemente valido e sarà sempre ricco di sorprese.

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