lunedì 25: Gb 2,1-10; Sal 118 (119); Tb 2,1b-10d; Lc 21,34-36
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Lc 21, 34.36)
La corsa ai beni e, soprattutto, ai piaceri di questo mondo può allontanarci da Dio. Viviamo in un’epoca in cui la parola sobrietà non dice quasi nulla, perché l’apparire e il dimostrare hanno preso il sopravvento. Gesù ci propone invece una vita interiore fatta di vigilanza. Vegliare e pregare sono due atteggiamenti capaci di introdurci all’intimità con Dio.
martedì 26: Gb 16,1-20; Sal 118 (119); Tb 11,5-14; Mt 26,1-5
Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». (Mt 26,1-2)
I capi dei sacerdoti e gli anziani, cioè quelli che hanno potere e che conoscono bene la Torah, si mettono d’accordo per uccidere Gesù, l’uomo innocente. Quante persone per bene oggi sono falsamente accusate e/o fatte sparire! Attraverso questo complotto contro Gesù si scorge la cattiveria che esiste anche oggi nel mondo. Tocca a noi difendere i deboli e i piccoli.
mercoledì 27: Gb 42,1-10a; Sal 118 (119); Tb 13,1-8; Mt 26,14-16
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. (Mt 26,14-16)
Si vede chiaramente: Giuda prende l’iniziativa. Mistero della libertà e anche della colpevolezza umana. Tutti gli evangelisti sottolineano che Giuda è avido di denaro. O, per lo meno, questa è la spiegazione immediata che viene data al suo gesto. Qui capiamo meglio le parole di Gesù quando dice che non possiamo servire contemporaneamente Dio e il denaro. Quante famiglie, relazioni, amicizie si sono disfatte perché i soldi sono diventati più importanti delle persone?
giovedì 28: Gn 1,1–3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». (Mt 26,26)
Giuda tradisce Gesù. Pietro rinnega per ben tre volte il suo maestro. I suoi discepoli invece di pregare con lui si addormentano e, peggio ancora, quando arriva la folla tutti lo abbandonano e scappano. Tutto questo non sembra attirare l’attenzione di Gesù, il quale invece offre il suo corpo e il suo sangue. La cena del Signore, l’eucaristia, è la mensa in cui Gesù ci offre la comunione con lui nonostante ciò che siamo, peccatori e traditori.
venerdì 29: Is 49,24–50,10; Sal 21 (22); Is 52,13–53,12; Mt 27,1-56
Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». (Mt 27, 50.54)
Sì, Gesù è stato appeso proprio in mezzo a due ladroni e sulla croce riservata ai criminali. La descrizione sconcertante e tragica della passione ci porta al culmine dell’amore di Dio per noi. Una vita data per amore per ciascuno di noi. È un Dio contromano che risiede dove nessuno se lo aspetta. È un Dio che muore per noi.
sabato 30: Gen 6,9b–8,21a; Sal 34 (35); Mt 27,62-66
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie. (Mt 27,62-66)
I capi dei sacerdoti vogliono fino alla fine rassicurarsi che dell’impostore Gesù, come lo chiamano, non si parlerà più. La sfida è quella di far tacere anche la fama di Gesù. Ci volevano proprio queste guardie e soprattutto il sigillo di pietra enorme sulla sua tomba per aiutarci a contemplare la potenza di Dio.