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Commento alla Parola: 07.05.2021 – 12.06.2021

Lunedì 7: Es 5,1-9.19 – 6,1; Sal 113A-113B; Lc 5,1-6
«Quando Gesù ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”» (Lc 5, 4)
Per Simone era molto bello ascoltare Gesù in quel momento. Dopo una notte di fatica e di sconfitte, poteva riposarsi per un po’, estraniarsi dalle preoccupazioni della vita e lasciarsi coinvolgere dalle parole promettenti di Gesù che disegnavano un mondo nuovo. Ma il risveglio è brusco: Gesù gli chiede di tornare proprio a quel suo lavoro così ingrato. Lì comprenderà in modo nuovo la sua strada, conoscerà per che cosa è fatto. La fede infatti non ci fa evadere dalla storia, ma ci immerge in essa con una luce nuova, con un cuore nuovo.

Martedì 8: Es12,29-34; Sal 77 (78);Lc 5,12-16
«Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”» (Lc 5, 12)
Una preghiera potente, quasi disperata, quella di quest’uomo. Un gettarsi
davanti a Gesù di chi ha una sola speranza nella vita e gioca l’ultima carta che
ha: Lui. Forse la nostra preghiera si arresta a volte alla ripetizione di formule,
alla fedeltà ad alcune abitudini orarie, come fosse semplicemente “una cosa da
fare”, da archiviare una volta conclusa. L’esito più grave di questo declino è che
la relazione con Gesù si sbiadisce, si accontenta di essere educata, usa solo toni
accomodanti, non graffia, non coinvolge, non ha né lacrime, né trasalimenti.
Occorrerebbe desiderare di avvicinarsi a Gesù come questo lebbroso.

Mercoledì 9: Es 12,35-42; Sal 79 (80); Lc 5,33-35
«Allora gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!”» (Lc 5, 33)
Due religioni a confronto. Quella dei discepoli di Giovanni ricalca schemi conosciuti: si va a Dio attraverso sforzi personali, con un’ascesi esigente, nella speranza che tutto questo sia a Lui gradito e ottenga i frutti sperati. Quella dei discepoli di Gesù è nuova: è Dio che viene incontro all’uomo e abita già da adesso con lui. Si vive sempre coinvolti l’emozione di questa vita insieme, che nulla potrà più interrompere. Gli sforzi e le ascesi non sono cancellate, ma servono solo a non farci rubare il tesoro che abbiamo già tra le mani, ad apprezzarlo ogni giorno di più.

Giovedì 10: Es 13,3a.11-16; Sal 113B (115); Lc 5,36-38
«Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 5, 38)
Con i rattoppi e le pezze non si va molto lontano. È solo un ritardare, uno
spostare in là il giorno in cui dovremo comprare qualcosa di nuovo, perché
ormai in quello che si ha non ci stiamo più dentro.
Gesù è troppo nuovo per trovare accomodamenti. C’è che ci pensa che si tratti
solo di aggiungere o ritoccare alcuni dettagli dentro una struttura già esistente
che funziona. Ma è un grosso errore di valutazione. La Sua presenza è una
novità dirompente, occorre cambiare tutto, è tutta un’altra cosa, tutto un altro
mondo.

Venerdì 11: Os 11,1.3-4.8c-9; Sal 39 (40); Ef 3,8-12.14-19; Gv 19,31-37
«Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19, 33-34)
Di quei poveri corpi crocifissi i soldati facevano scempio. Nessuna sensibilità o pietà, come un taglialegna con i tronchi d’albero. Ma quel colpo di lancia del soldato in realtà spalanca il Cielo, ci mostra in un simbolo la quintessenza dell’amore di Gesù, il segreto del suo cuore tutto donato per ogni uomo. Quel sangue e quell’acqua ci parlano dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia, ci ricordano che ogni volta che li riceviamo noi attingiamo alla parte più intima di Dio, lì dove tutto è donato, è solo Amore, oltre ogni limite, in modo incalcolabile.

Sabato 12: Lv 16,2-22.29-30; Sal 95 (96); Gal 2,15-21; Gv 10,14-18
«L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mc 10, 7-9)
Gesù è venuto sulla terra per ricomporre ogni divisione. In Cielo infatti regna la comunione, non ci sono separazioni, perché l’amore non le tollera. Ogni frattura nei rapporti è una ferita e la Buona Notizia è che Dio è sempre dalla parte dell’unità e lavora incessantemente nei cuori per avvicinare e riunire. L’immagine dell’unica carne è molto forte: se la tagli a metà muoiono entrambe le parti. Ritenere che le separazioni siano fatti naturali e inoffensivi è contraddire la realtà: sono sempre ferite che sanguinano e segretamente invocano una riunificazione.

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