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Commento alla Parola 19.6.2023 – 24.6.2023

lunedì 19: Sap 3,1-8; Sal 112 (113); Ef 2,1-10; Lc 12,1b-8
«Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto» (Lc 12, 1-2)
L’ipocrita studia tutti i modi per mostrare agli altri un’apparenza impeccabile. Ma in realtà si nasconde. Costruisce maschere, cercando di illudere. Gesù raccomanda ai suoi di ogni tempo la franchezza, quel giocare a carte scoperte, lasciando che gli altri vedano. Il Vangelo infatti non ha segreti e Gesù incontra e comunica con tutti senza tacere la verità, mostrandola nella sua vita. Ci racconta di un Dio che racconta tutto, che non ha nulla da nascondere. Anche i dolori e gli enigmi del mondo sono tutti accolti e abbracciati dal suo amore crocifisso.

martedì 20: Nm 9,15-23; Sal 104 (105); Lc 6,6-11
«Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati e mettiti qui in mezzo!”» (Lc 6, 7-8)
È curioso che scribi e farisei non vogliano che quel giorno quell’uomo venga guarito. Pretendono in cuor loro che, anche se Gesù fosse in grado di sanarlo, lo lasci comunque paralizzato almeno fino al giorno dopo. Hanno talmente assolutizzato la loro idea sul sabato da ritenerla come il bene più importante, fino a lottare contro chiunque si permetta di non rispettarla. Il bene e il male sono tutti lì, non vedono altro. Il dolore di un uomo passa in secondo piano, vale la loro interpretazione della legge e non la persona. Mentre per Gesù di assoluto c’è solo l’amore per l’uomo.

mercoledì 21: Nm 10,33 – 11,3; Sal 77 (78); Lc 6,17-23
«Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo» (Lc 6, 22-23)
Senza arrivare alle persecuzioni, nella vita di tutti i giorni può capitare di sentirsi beati per questo motivo. Ci sono dei momenti in cui cerchiamo di essere portatori di pace, non ci risparmiamo pur di dare un po’ di serenità intorno a noi, facciamo di tutto per accontentare più che possiamo e alla fine veniamo accusati proprio perché viene mal interpretato il nostro atteggiamento. Niente paura, manteniamo la calma e la serenità. Tutto ciò che facciamo è per amore del Signore, Lui solo vede nel segreto e conosce le nostre fatiche. Ci penserà Lui a sostenerci.

giovedì 22: Nm 20,22-29; Sal 104 (105); Lc 6,20a.24-26
«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6, 26)
In un contesto come il nostro in cui si cerca di raggiungere sempre il massimo consenso, in cu sono i sondaggi a decidere della bontà o meno di una trasmissione e il numero dei voti della bontà di un’idea o di un programma di governo, questa frase di Gesù ci scombussola non poco. Lui non ha mai avuto la preoccupazione di moltiplicare gli adepti, di accontentare sempre tutti a tutti i costi, ma solo di seguire il Padre, di essere la Sua volontà, di “fare la verità”, anche a costo di ritrovarsi solo e pagare di persona fino ad essere condannato e ucciso.

venerdì 23: Nm 28,1-8; Sal 140 (141); Lc 6,20a.36-38
«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6, 38)
La cultura del dare è squisitamente evangelica. Appare come il frutto maturo della Parola messa in pratica. Di fronte ad un mondo che insegna ad arricchirsi di cose, donare anziché trattenere per sé. Di fronte a chi vuole sempre vincere, essere pronti a perdere pur di non perdere il rapporto. Di fronte alle preoccupazioni per ciò che manca, donare nella certezza che Dio non si dimentica mai di noi. Fede è anche sperimentare questo: credere che l’amore va e torna, quando e come non immaginiamo, ricolmandoci molto più di quanto ci sembrava di aver perduto.

Sabato24: Ger 1,4-19; Sal 70 (71); Gal 1,11-19; Lc 1,57-68
«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”» (Lc 1, 59-61)
Elisabetta è al colmo della gioia per questa nascita straordinaria che l’ha resa madre, ma sa benissimo che è un dono tutto di Dio e a Lui rimane fedele. Dovrà imporre un nome che rompe con le tradizioni, le abitudini di famiglia: quelle leggi che sembrano indiscutibili e che nessuno dovrebbe osare mai modificare. Ma Dio non ha paura di innovare, di superare abitudini, di inventare una cosa nuova. E quando Dio irrompe tutto si trasforma. Si vorrebbe che tutto rimanesse come prima, mentre Lui scombussola, spariglia le carte, chiede conversione a Lui.

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