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Commento alla Parola 12.6.2023 – 17.6.2023

lunedì 12: Es 5,1-9.19 – 6,1; Sal 113a-113b (114-115); Lc 5,1-6
«Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”» (Lc 5, 3-4)
Gesù non inizia chiedendo. Prima stabilisce un rapporto. Sceglie la barca di Simone, gli chiede umilmente un piacere, parla a lungo per scaldargli il cuore. Prima di chiedere si è avvicinato a lui, l’ha invitato nel Suo mondo, ha conquistato poco a poco la sua fiducia. Solo a questo punto lo provoca, mettendolo alla prova. L’amore di Gesù per lui mette in gioco tutte queste dinamiche, pazientemente, senza fretta. Non parte per nulla da pretese, da doveri, da obblighi. Per coloro che credono in un Dio che sforna anzitutto comandamenti, questa è una rivelazione, che conquista il cuore.

martedì 13: Es 12,29-34; Sal 77 (78); Lc 5,12-16
«Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato!”. E immediatamente la lebbra scomparve da lui» (Lc 5, 12-13)
Quando nel Vangelo si parla di lebbra, possono venirci in mente le nostre ferite interiori, quelle croste nascoste che prudono, che continuiamo a grattare senza che per questo guariscano. Spesso infatti cerchiamo di combattere contro i nostri limiti, cercando di liberarci da quelle fragilità che ci imbarazzano, che non si riescono mai a sconfiggere del tutto. È la battaglia di tutta una vita. Forse dovremmo fermarci più spesso e più a lungo davanti a Gesù, disarmati come questo lebbroso, chiedendo a Lui una guarigione che non sappiamo darci.

mercoledì 14: Es 12,35-42; Sal 79 (80); Lc 5,33-35
«Allora gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!”» (Lc 5, 33)
Era davvero un gruppo originale quello che seguiva Gesù. Avevano uno stile speciale, fuori dagli schemi. Il clima era quello della festa, della gioia, della libertà. Al centro non c’erano particolari sforzi ascetici (ci pensava già la vita a procurare ostilità, imprevisti e grane), ma un movimento, una missione continui, perché il tesoro era già tutto lì, tra loro. Centrale, decisiva era l’esperienza dell’amore e della misericordia, la radice era l’amore del Padre che accompagnava questa avventura con la sua provvidenza.

giovedì 15: Es 13,3a.11-16; Sal 113b (115); Lc 5,36-38
«Diceva loro anche una parabola: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo”» (Lc 5, 36)
La vita evangelica non chiede qualche rattoppo fosse anche di tessuto pregiato, né qualche pezza per tappare i buchi o nascondere le parti consumate e lise di un vestito: certi aggiustamenti a metà illudono, non soddisfano, aprono con il passare del tempo squarci ancora maggiori. Occorre invece un cambiamento completo, che tocchi tutte le varie espressioni della vita e questo richiede decisione, la fatica di lasciare, la fiducia in quella novità che si intravede e che affascina e che permette di imboccare con slancio una strada nuova.

venerdì 16: Dt 7,6-11; Sal 102 (103); Rm 15,5-9a; Mt 11,25-30
SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ
«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29)
Mite e umile, ecco le caratteristiche Sue che Gesù vuole donarci. Mite è chi ha raggiunto la pace interiore, non ha bisogno di sopraffare per sentirsi importante, di mettesi in mostra per dimostrare di essere qualcuno, di avere potere. La persona mite è in pace con se stessa, ha una serenità che nessuno le può togliere. Umile non è chi si nasconde, si disprezza e non ha stima di sé. Umile è chi sa che tutto ciò che ha e fa dipende da Dio, è Lui che agisce ed opera usando chi si mette a sua disposizione.

Sabato18: Lv 16,2-22.29-30; Sal 95 (96); Gal 2,15-21; Gv 10,14-18
«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (Gv 10, 16)
A volte ci stupiamo di vedere che nella comunità dei credenti ci sono persone proprio di ogni tipo, che hanno idee diverse, che sembrerebbero talora incompatibili tra loro. Al punto che spesso non riconosciamo come veri cristiani coloro che si permettono di dire o pensare certe cose che ci sembrano così sbagliate. Eppure abbiamo ascoltato tutti la stessa voce! E Gesù vuole che diventiamo un solo gregge, che segue con amore l’unico pastore. Per Gesù queste differenze non sono mai state un imbarazzo, ha chiamato e ha sempre convissuto con persone molto diverse. Adesso tocca a noi imitarlo.

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