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Commento alla Parola 10.07.2023 – 15.07.2023

lunedì 10: Gs 1,1-5; Sal 135 (136); Lc 8,34-39
«La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura» (Lc 8, 35)
Strano. Che paura può fare un uomo seduto, “vestito e sano di mente”? Avendolo conosciuto bene com’era prima, sarebbe stato più normale vedere questa gente meravigliata, stupefatta per questa trasformazione e felice per quest’uomo. Forse è la paura di un Dio che cambia la vita e scompiglia le carte, o di un Dio che agisce con tanta forza nella storia di una persona e quindi cerchi in qualche modo di difenderti, o di un Dio pronto a sacrificare una grande mandria di maiali per salvare un solo uomo, o di un Dio che non lascia le cose come sono. Perché spesso ci lamentiamo delle situazioni, ma comunque abbiamo paura dei cambiamenti.

martedì 11: Pr 2,1-9; Sal 33 (34); 2Tm 2,1-7.11-13; Gv 15,1-8
«Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15, 2)
A Gesù i frutti interessano, eccome! Non ama una vita sterile, insignificante, sciupata. Guarda ai frutti, li ha di mira, anche se sa bene che i frutti del Regno non sono come quelli delle piante, che crescono progressivamente per diventare sempre più grandi e sempre più buoni. O come i profitti delle aziende che sognano solo di moltiplicarsi e moltiplicarsi. Il frutto del Vangelo conosce la potatura, ha il ritmo della Pasqua, conosce la morte e la risurrezione, è il seme che marcisce e poi inspiegabilmente germoglia. È come l’amore gratuito che sembra sprecato, inutile e invece alla lunga trasforma cuori e situazioni.

mercoledì 12: Gs 4,11-18; Sal 65 (66); Lc 9,10-17
«Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse» (Lc 9, 10-11)
Gesù non è interamente proteso sul “fare”. Sa fermarsi per ascoltare, senza fretta, perché frutto della missione è anche una comunione più profonda del discepolo con Lui. E sa addirittura proporre vacanze, perché c’è bisogno di staccare la spina, per ritrovare freschezza, energie nuove, quello smalto interiore che altrimenti si opacizza e ci rende degli stanchi stakanovisti. Dopo un vero riposo siamo diversi e anche chi ci sta attorno se ne accorge e ne viene beneficata. Forse non è un caso che proprio dopo questa breve vacanza l’evangelista collochi il miracolo sbalorditivo della moltiplicazione dei pani…

giovedì 13: Gs 5,13 – 6,5; Sal 17 (18); Lc 9,18-22
«Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: “Le folle, chi dicono che io sia?”» (Lc 9, 18)
Prima della catechesi sulla Pasqua Gesù prega. È una rivelazione difficile per i suoi discepoli, incontrerà una resistenza insormontabile, un’incomprensione che diventerà rimozione del messaggio. Dovrà ripeterla in occasioni diverse, con chiarezza e precisione, eppure la dimenticheranno. Anche noi dobbiamo spesso affrontare reazioni simili, per noi e per chi ci è affidato. La preghiera sostiene la nostra perseveranza, ci aiuta a non pretendere di ottenere subito risultati visibili, ci ricorda che l’annuncio è come un seme posto nel cuore che deve marcire e morire per poi risorgere quando meno ce lo aspettiamo.

venerdì 14: Gs 6,19-20.24-25.27; Sal 46 (47); Lc 9,23-27
«Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?» (Lc 9, 24-25)
Tutta l’esperienza di Gesù racconta questa profonda verità: solo chi è pronto a perdere trova il tesoro. Noi d’istinto pensiamo che l’ideale sia accumulare un successo via l’altro, che sia bene trattenere e appoggiarsi su ciò che si è conquistato. Invece la vita di Gesù è un continuo lasciare: lascia il Cielo per venire sulla terra, lascia l’amore della famiglia di Nazaret per iniziare la vita comune con gli apostoli sicuramente meno consolante, lascia i successi, gli entusiasmi, le acclamazioni della gente per andare altrove e sperimentare nuovi annunci. Solo così il Vangelo corre e si moltiplica, diffondendo Luce dappertutto, solo così il cuore si riempie di vita.

Sabato 15: Nm 1,48-54; Sal 94 (95); Eb 7,11-19; Gv 14,15-23
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23)
Nella vita incontriamo persone che irradiano gioia, amore, vita a piene mani, con continuità, come fosse per loro una cosa normale. Tanti ne sono beneficati, non tutti ne sono riconoscenti, spesso i più se ne accorgono davvero quando questa persona si allontana o viene a mancare. E non di rado queste persone devono affrontare dure prove, che cercano di nascondere, senza per questo venir meno alla loro missione. Ci si domanda come facciano, da dove traggano la loro perseveranza instancabile. Gesù ce lo rivela con queste parole: è Lui in loro ad agire, a continuare la Sua opera nella storia umana. E grazie a Dio persone così, nel buio del mondo, non mancheranno mai.

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