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Commento alla Parola 03.07.2023 – 08.07.2023

lunedì 3: At 20,18b-21, Sal 95 (96); 1Cor 4,9-15; Gv 20,24-29
«Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: ”Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”» (Gv 20, 24-25)
Non bisogna mai abbandonare la comunità. Le ragioni possono essere plausibili e anche convincenti, ma il Vangelo non è adatto a spiriti autonomi. Gesù ha sempre vissuto insieme: nella Trinità anzitutto e qui sulla terra prima nella sua famiglia di origine e in seguito sempre con i discepoli. Il Cristianesimo è la religione del noi. Tommaso si era allontanato dalla comunità: per delusione, per paura, per insofferenza, chi lo sa. E perde la prima straordinaria occasione di vedere il Risorto, rimanendo chiuso nei suoi dubbi e nelle sue pretese. Ma si lascia toccare il cuore, otto giorni dopo ci sarà. E vedrà e crederà.

martedì 4: Dt 26,16-19; Sal 110 (111); Lc 8,16-18
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce» (Lc 8, 16)
La luce non va creata o inventata. La luce c’è già. Il nostro compito quindi è semplicemente quello di metterla in mostra, di collocarla in alto perché possa illuminare più gente possibile. A volte la nascondiamo, la mettiamo in un angolo, perché altre cose ci sembrano più luminose e attraenti, più efficaci. Ma appena torni ad ascoltare la Parola che è Gesù ti accorgi che è tutta un’altra cosa, non è paragonabile ad altro, ce n’è un bisogno enorme. Chi altrimenti ci potrebbe illuminare su chi siamo, sul senso della vita, sul dolore, sulla morte, su ciò che di più grande si muove dentro di noi?

mercoledì 5: Dt 27,9-26 [breve 27,9-16.26]; Sal 1; Lc 8,19-21
«Gli fecero sapere: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti”. Ma egli rispose loro: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”» (Lc 8, 20-21)
La famiglia di Gesù ha confini grandi. Non ci sono privilegi legati a vincoli di sangue. Ci sono nuovi criteri che definiscono questa parentela: ascoltare e vivere la Parola. Sono queste le credenziali che valgono. Anche in questo Gesù disorienta, cambia i modi di pensare, ti dice di guardare come fratello di sangue chi ha altre abitudini, un’altra cultura, un’altra lingua, vota un altro partito, ma ha in comune con te l’ascolto del Vangelo e cerca di viverlo, con vittorie e sconfitte, come te. Mentre noi ci separiamo da chi non rientra nei nostri canoni, Gesù non smette di voler avvicinare e unire persone anche molto diverse, verso una fraternità universale.

giovedì 6: Dt 31,14-23; Sal 19 (20); Lc 8,22-25
«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”. Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: “Dov’è la vostra fede?”»(Lc 8, 24-25)
Sembra troppo pungente questa domanda di Gesù, rivolta a discepoli spaventati che stavano rischiando la vita. Ma li vuole scuotere perché non credono ancora che se c’è Gesù la barca non andrà mai a fondo. E questo è anche il nostro problema: quante discussioni e critiche e preoccupazioni alimentiamo anche noi nel parlare per esempio della Chiesa, come se il Signore fosse altrove, come se non fosse presente sulla barca con noi. Perché tutta la nostra la fede è Gesù, la sua persona, la sua presenza, le sue promesse. In qualunque cataclisma siamo sempre al sicuro, perché Lui è e sarà sempre con noi.

venerdì 7: Dt 32,45-52; Sal 134 (135); Lc 8,26-33
«Dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: “Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”» (Lc 8, 27-28)
Più che un uomo sembra un spettro, un fantasma, che aleggia nei cimiteri, capace solo di spaventare. Una persona quindi da tenere bene alla larga. Eppure cerca Gesù. Si direbbe per lottare contro di Lui. Ma è una lotta impari. Quando percorriamo vie sbagliate e non ascoltiamo più niente né nessuno, ci sfiguriamo, diventiamo l’ombra di noi stessi. Eppure aneliamo alla luce, anche se ci disturba insopportabilmente. Vediamo Dio come un peso, come un ostacolo alla nostra gioia, vorremmo sbarazzarcene. Ma Lui non si allontana, non smette di parlarci, cerca in tutti i modi di liberarci, di risvegliarci dai nostri incubi, dai nostri deliri. A Lui nulla è impossibile.

Sabato 8: ) Lv 25,1-17; Sal 98 (99); Rm 13,11-14; Lc 7,20-23
«Venuti da lui, quegli uomini dissero: “Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”» (Lc 7, 20)
È vero che Gesù ha scombussolato molto le previsioni anche di quel santo di Giovanni Battista. Però, venendo a noi, è anche vero che spesso pensiamo già di sapere con esattezza come sia Dio e come si debba comportare. E vorremmo che soddisfacesse le nostre attese, i nostri punti di vista. Ma Lui nelle nostre scatole ben sagomate non ci sta. Potremmo dire con più sicurezza che se ci scombina le idee ci sono più probabilità che sia davvero Dio. E comunque guardando Gesù ci sono alcune costanti: fra le molte, l’accessibilità offerta a tutti, la cura particolare degli ultimi e dei poveri, un amore a dismisura.

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