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Commento alla Parola: 1.3.2021 – 6.3.2021

Lunedì 1: Gen 12,1-7; Sal 118 (119),25-32; Pr 4,10-18; Mt 5,27-30
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. (Mt 5,29a)
L’occhio è uno dei nostri strumenti di ricerca, esso scruta tutto attorno a noi e
spinge a desiderare. Ciò che vediamo iniziamo a desiderarlo, a criticarlo, a
giudicarlo. Noi siamo fatti di infinito, ci è impossibile non desiderare e ci è
impossibile non lamentarci e criticare perché cerchiamo sempre la bellezza e
la verità, pur inconsapevolmente. Ciò che desideriamo, per cui spesso ci
arrabbiamo e perdiamo la pace, di fatto poi non ci basta mai e per questo
siamo sempre scontenti. Ecco le parole sconvolgenti di Gesù: cavate
quell’occhio! Non vedete dove vi conduce? Non vedete che vi spinge a
desiderare in modo sbagliato e vi toglie la gioia? Non vedete che state facendo
del male ad altri? La vostra vita sta inciampando e state cadendo. Smettiamo
di guardare in quel modo, apriamo il nostro occhio per desiderare il dono di
Dio e fidiamoci che Lui sa ciò di cui abbiamo bisogno.

Martedì 2 : Gen 13,12-18; Sal 118 (119),33-40; Pr 4,20-27; Mt 5,31-37
Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere
bianco o nero un solo capello. (Mt 5,36)
Come dire che non siamo padroni assoluti della nostra vita, del nostro tempo,
del nostro corpo. Se diciamo sempre la verità, che bisogno c’è di impegnarci in
un giuramento? Ecco il punto che Gesù mette in evidenza. La nostra libertà di
essere sempre veri. Non conosciamo il nostro domani, possiamo
programmarlo ma non ne siamo i padroni. Occorre avere uno sguardo sulla
vita che si fonda su questa umiltà: “non abbiamo potere sui nostri capelli”; ma
anche uno sguardo di fede che sa in quali mani si trova: «Non temete, i capelli
del vostro capo sono tutti contati».

Mercoledì 3: Gen 17,18-23.26-27; Sal 118 (119),41-48; Pr 6,6-11; Mt 5,38-48
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio , tu con lui fanne
due. (Mt 5,41)
È sempre affascinante fermarsi sulle immagini contenute nei discorsi di Gesù.
Non camminiamo insieme a te perché siamo costretti, anzi ti proponiamo di
camminare con noi il doppio di quello che ci stai chiedendo con forza, rabbia o
ricatto. Ciò che è affascinante in queste parole è soprattutto la libertà che
emerge dal modo di pensare di Gesù. Ciò che conta non è temere l’avversario,
il nemico, ma camminare con un fratello. L’altro è sempre fratello per il quale
siamo disposti anche a perdere la tunica e non solo il mantello. La proposta di
Gesù non è una sottomissione non violenta, ma una proposta di relazione che
si offre all’avversario, non si tratta di arrendersi ma di amare.

Giovedì 4: Gen 18,1-15; Sal 118 (119),49-56; Pr 7,1-9.24-27; Mt 6,1-6
Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te. (Mt 6,2a)
Sembra impossibile ma si possono fare azioni buone solo con l’unico scopo di
ottenere potere. Indubbiamente ciò che facciamo ha dei risvolti positivi per
qualcuno ma nel nostro cuore c’è solo il desiderio di accrescere il nostro
prestigio, la nostra immagine. Si compiono azioni buone per trarne vantaggio
per se stessi. Gesù richiama il discepolo alla purezza delle intenzioni perché
solo così scoprirà la ricompensa del Signore, che è diversa da quella che si
riceve dall’apparire sulle copertine dei giornali di questo mondo. Purezza di
intenzioni non significa necessariamente segretezza (è evidente che la
segretezza aiuta a fare azioni buone davanti al Signore e libera dal giudizio che
il mondo potrebbe esprimere) ma significa corrispondenza vera tra il cuore e
l’azione che compiamo.

Venerdì 5: Es 20,1-24; 1Sam 2,26-35; Lv 25,1-2a; 26,3-13; 1Re 18,21-39
Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né il suo bue, né
alcuna cosa che appartenga a l tuo prossimo. (Es 20,17b)
Torna insistentemente questo verbo desiderare, ma la questione è sempre lo
sguardo, la qualità dello sguardo: come esseri umani fatti di infinito (lo
ripetiamo) ci è impossibile non desiderare. Occorre chiederci: quale sguardo
stiamo ponendo sulle cose che ci circondano? Quali sono i significati dei
desideri che ci abitano? Dove ci conducono? Gesù istruisce la donna
Samaritana circa il suo desiderio. Hai già avuto cinque mariti, dove stai
andando? Cosa cerchi veramente? Dobbiamo imparare, come diceva
sant’Ignazio, a desiderare e trattenere solo che ciò che ci aiuta nella ricerca
della volontà di Dio.

Sabato 6: Is 31,9b – 32,8; Sal 25 (26); Ef 5,1-9; Mc 6,1b-5
E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi? Non è costui il
falegname? (Mc 6,2b-3a)
Spesso le cose della vita sono decise dallo sguardo che poniamo su di esse.
L’occhio che vede i prodigi di Gesù è lo stesso che riconosce in Gesù il
carpentiere del quartiere accanto. E in questa visione si definisce il giudizio.
Perché decidiamo che il miracolo che abbiamo visto per primo non ha valore,
e resta solo il carpentiere che produce lo scandalo? Perché lo stupore apparso
chiaro al primo sguardo, dopo aver ascoltato la sapienza delle sue parole, va
perduto dietro al riconoscimento del carpentiere? Il punto, quindi, non è solo
avere uno sguardo limpido e curioso (caratteristica positiva che dice ricerca)
ma anche uno sguardo aperto alla novità e libero dal pregiudizio.

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