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Torniamo al gusto del pane… Omelia dell’arcivescovo mons. Delpini per la festa del Corpus Domini

Messa e Processione diocesana del Corpus Domini
Decanato San Siro-Sempione-Vercellina
CELEBRAZIONE EUCARISTICA – OMELIA
Beata Vergine Addolorata in San Siro
S. Giuseppe Calasanzio
Milano, 16 giugno 2022

Torniamo al gusto del pane

1. Il gusto della vita
Vivere e gustare la vita. Camminare e gustare il cammino. Abitare la città e gustare la
città. Lavorare e gustare il lavoro. Incontrare persone e gustare l’incontro. Leggere e
gustare la lettura. Pensare e gustare il pensiero. Parlare e gustare la conversazione. Essere
giovani e gustare la giovinezza. Essere adulti e gustare la responsabilità. Essere genitori
e gustare di donare vita e futuro. Essere anziani e vecchi e gustare di essere nonni. Essere
uomini e donne e gustare di essere persone che si piacciono, che esprimono il gusto di
vivere, il gusto di essere famiglia e accogliere e custodire la vita. Essere amici e gustare
l’amicizia feconda di bene. Dare un aiuto a chi ha bisogno e gustare la gioia e il pane
condiviso. Rispettare le regole del convivere e gustare la vita ordinata e il buon vicinato.
Mangiare il pane e gustare il pane.
Forse ci sono pratiche religiose che suggeriscono la rinuncia, l’ascesi, la penitenza. Ma la
fede cristiana è la fede nel Figlio di Dio che ha provato gioia nell’incarnazione, nel
camminare tra i figli degli uomini, nell’abitare in famiglia, nel lavorare in bottega, nel
sedere a mensa e gustare il pane condiviso.
Anche i discepoli di Gesù talora digiunano, come Gesù ha digiunato quaranta giorni e
quaranta notti e ha respinto la tentazione di trasformare le pietre in pane. Gesù e i suoi
discepoli talora digiunano ma per ricordarsi dell’essenziale e per tornare al gusto del pane:
la sazietà dei capricci infatti fa perdere il gusto dell’essenziale.

2. Camminiamo nella città difficile per testimoniare il gusto della vita.
I discepoli di Gesù camminano in città e testimoniano il gusto per la vita, la gioia di essere
vivi. Attraversano anche la città difficile e non sono ingenui e giulivi. Vedono le
complicazioni e il degrado. Avvertono il pericolo e il malumore la rabbia e la cattiveria.
Ma non trovano mai una ragione per provare disgusto della vita, della città e dei suoi
abitanti.

3. Il gusto del pane rivelazione del desiderio di Dio per dare gusto alla vita.
Nella città difficile, nella vita complicata, nei tempi del grigiore e della paura i
discepoli fanno memoria di Gesù, come Lui spezzano il pane e sperimentano che il pane
è buono, il pane è abbondante, tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro
avanzati: dodici ceste (Lc 9,17).
Eppure il pane non basta, neppure l’abbondanza. E si domandano: perché il pane non
basta? Perché dopo aver mangiato a sazietà, ancora ritorna la fame? Siamo forse destinati
a non essere mai felici? Forse un dio invidioso ha destinato uomini e donne a essere
sempre insoddisfatti, sempre dipendenti, sempre segnati dal bisogno? Perché il pane non
basta? perché il gusto della vita può degenerare in disgusto e desiderio di morte e
rassegnazione a morire?
Noi celebriamo la rivelazione delle intenzioni di Dio di fronte all’incompiuto della
gioia di vivere, del gusto del pane, della fame che si sazia e poi ritorna.
Gesù si cura della folla affamata nel deserto, qui siamo in una zona deserta. E così Gesù
rivela l’intenzione di Dio che ha piantato il giardino in Eden. Dio non vuole il deserto,
Dio ha creato la terra e ogni cosa perché i suoi figli provino gusto alla vita e si rallegrino
dei frutti della terra e del loro lavoro.
In questa intenzione di Dio tutto ha la bellezza e la delicatezza del dono: tutto diventa un
segno, un aprirsi delle cose verso il mistero. È buono il pane, è segno della bontà della
terra e della bontà e bellezza dell’arte e del lavoro che ha prodotto il pane e della
solidarietà tra i fratelli che l’ha fatto arrivare fino alla tavola di casa tua.
Questa è l’intenzione di Dio: che tutto sia dono e nella cura per ogni dono ricevuto
i suoi figli si sentano fieri e lieti di essere vivi, di essere capaci di coltivare la terra e di
trarne il pane e il vino, di essere a immagine del Creatore, capaci di creare.
Questa è l’intenzione di Dio: che il pane sia spezzato in rendimento di grazie, per
riconoscere che tutto è dono e nel dono è scritto l’amore invincibile che dà alla vita il
gusto dell’eterno, della vita di Dio.
Ma quando Dio vide che le cose buone invece che dono erano diventate proprietà
privata conquistata con la violenza, e i doni diventavano oggetto di contesa, di rapina, di
violenza, Dio ha continuato a donarsi: il Figlio Gesù ha rivelato il cuore di Dio.
Se non vi basta il pane per provare gusto a vivere e a rendere grazie al Padre, se non
vi basta la mia parola per provare gusto a conoscere il Padre e colui che il Padre ha
mandato, se non vi basta la mia compassione per provare gusto a prendervi cura gli uni
degli altri, allora prendete me, allora io prendo il pane e ne faccio sacramento di salvezza,
allora io vi do la mia vita perché ci sia in voi speranza di vita eterna.

4. Torniamo al gusto del pane.
Il XXVII Congresso eucaristico nazionale si celebra quest’anno a Matera (22-25
settembre). Il tema è indicato nel titolo Torniamo al gusto del pane – Per una Chiesa
eucaristica e sinodale – e vuole essere un invito a gustare la vita.
È anche un rimprovero e un invito a conversione per tutto quanto abbiamo sbagliato
e per come il dono di Dio è stato frainteso e ignorato. Ma vuole essere soprattutto un
motivo per fare festa e ringraziare. Il pane è buono, e Gesù nel pane consacrato non offre
solo il gusto che piace alla bocca e sazia il corpo, ma il dono che porta a compimento la
vocazione alla felicità che inquieta le persone e la città, il dono di sé che rende possibile
partecipare alla sua vita, la vita del Figlio che spezza il pane e rende grazie e nel pane e
nel vino si offre per la comunione con la vita di Dio. La vita eterna.

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