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Commento alla Parola: 02.11.2020 – 07.11.2020

Lunedì 2: Gb 19, 1. 23-27b; Sal 26 (27); 1 Tes 4, 13-14. 16. 18; Gv 6, 44-47
Commemorazione dei fedeli defunti
«Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6, 40)
Il Padre vuole donare vita. Sempre e a tutti. Ogni volta che Gli attribuiamo intenzioni mortificanti che schiacciano o umiliano, nei confronti di qualcuno, siamo fuori strada. Certo, occorre sempre vivere un itinerario pasquale, attraversare la morte di noi stessi, tacitare gli egoismi e le presunzioni, ma lo scopo è sempre e solo la risurrezione, la vita vera e piena, la gioia che conoscono solo quelli che vivono in Dio e di Dio. Questo Padre che sparge vita ininterrottamente e dappertutto, che risuscita sempre le energie più nobili, che ci orienta ad una bellezza ancora da scoprire è ancora troppo poco conosciuto dagli uomini. Tocca a noi raccontarlo con la nostra vita.

Martedì 3: Ap 17, 7-14; Sal 75 (76); Gv 12, 44-50 – S. Martino de Porres, religioso
«Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12, 46)
È troppo facile che la nostra vita cada nel grigiore, nell’insoddisfazione, nell’inconcludenza nonostante i nostri sforzi e la nostra frenetica operosità. È troppo facile vivere rincorrendo ogni giorno le cose da fare, pressati da una esigenza lavorativa sempre più insaziabile, che pretende troppo spesso di occupare ogni spazio della vita. A vivere così, ridotti ad una sola dimensione, si rimane nelle tenebre. Invece la luce che è Gesù umanizza ogni incontro, colma di amore ogni azione anche piccola, indirizza i pensieri verso chi patisce ed attende sostegno, accende grandi ideali e insegna a subordinare ogni lavoro alla gioia vera dell’uomo.

Mercoledì 4: 1 Gv 3, 13-16; Sal 22 (23); Ef 4, 1b-7. 11-13; Gv 10, 11-15
S. Carlo Borromeo, vescovo
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10, 11)
Il buon pastore si dona. Non cerca gratificazioni affettive dalle sue pecore, non
pretende riconoscimenti per quanto fa, non si occupa anzitutto dei risultati, dei
prodotti: tutte queste cose gli ritornano con abbondanza quando meno se le aspetta.
Ma comunque non vive di questo. Al centro dei suoi pensieri e del suo agire c’è solo il
prodigarsi per le sue pecore e trova la sua pienezza di vita proprio in questo spendersi
per amore. Quando è l’amore a condurre una vita si raccolgono i frutti più buoni, si
raggiungono risultati impensabili, si aprono strade nuove, si riesce a sopportare
l’insopportabile.

Giovedì 5: Ap 18, 21 – 19, 5; Sal 46 (47); Gv 8, 28-30
«Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite»(Gv 8, 29)
Quando Gesù dialoga con le folle o con i suoi avversari appare solo. È vero che i suoi discepoli gli stanno accanto e si sentono schierati dalla sua parte, ma rimangono pur sempre nell’atteggiamento di chi non sa e sta imparando. Non saprebbero replicare alle obiezioni: intuiscono e sono certi che Gesù è verità, ma per loro quello che dice è ancora tutto nuovo. Ma Gesù non è solo. È il Padre la sua compagnia immancabile e insostituibile, grazie alla presenza dello Spirito. Ed è proprio questa vita meravigliosa dei Tre che Gesù viene a riversare sulla terra, a comunicare ai suoi interlocutori, perché quel loro amore divampi anche tra noi.

Venerdì 6: Ap 19, 17-20; Sal 98 (99); Gv 14, 2-7
«E del luogo dove io vado, conoscete la via» (Gv 14, 4)
Gesù parla di “dimore”, di “posti”, ma non descrive il luogo in cui ci porterà. Dice semplicemente che saremo con lui e che sappiamo la strada per arrivarci. Essere con Lui è il desiderio più vivo del discepolo, che non può più immaginare la felicità senza Gesù, ora che l’ha incontrato e conosciuto. Venire privato della Sua vicinanza ed amicizia è infatti la paura più grande. Sapere invece che neppure la morte potrà separarlo da Lui è l’unica consolazione che può almeno un po’ rassicurare. La strada per raggiungerLo è ancora Gesù e ciò che Lui sta per incontrare nella sua passione diventerà a breve anche la vita del discepolo, che arriverà perciò dal Maestro percorrendo lo stesso cammino.

Sabato 7: Dt 30, 1-14; Sal 98 (99); Rm 10, 5-13; Mt 11, 25-27
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose
ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25)
Gesù vede che attorno a sé si radunano sempre più le persone semplici, quelle meno
famose, quelle che non contano, mentre i grandi della società del tempo per lo più
disquisiscono, obiettano, criticano e comunque non capiscono. E legge in questo il
progetto del Padre, un Dio che si nasconde ai dotti e si rivela agli ultimi. Gesù non
protesta affatto, perché gli piace questo disegno, questa predilezione, questa
compagnia di persone. Certo, nella storia della Chiesa ci saranno poi menti eccelse
che comprenderanno, ma perché si sono fatti bambini, hanno abbandonato
ambizioni di primi posti e carrierismi, accogliendo solo quello che viene dalla mano
del Padre.

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