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Commento alla Parola 5.6.2023 – 10.6.2023

lunedì 5: Es 1,1-14; Sal 102 (103); Lc 4,14-16.22-24
«Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode» (Lc 4, 14-15)
Gesù torna pieno di fuoco e di luce. È appena stato a lungo nel deserto, ha affrontato e superato la prova, la tentazione. Ne è uscito rinvigorito, preparato, pronto ad iniziare la sua missione pubblica. E subito il primo impatto è dirompente, scuote gli animi, suscita entusiasmi, presto ci saranno le prime chiamate che trasformeranno la vita di uomini e donne. È bello vedere che i tempi della difficoltà e del buio sono anche per Gesù preludio di nuove insperate fioriture, di frutti abbondanti che meravigliano, perché anche in quei giorni faticosi si è lasciato sempre dirigere e temprare dallo Spirito.

martedì 6: Es 2,1-10; Sal 104 (105); Lc 4,25-30
«Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone» (Lc 4, 25-26)
Con tutte le persone brave che c’erano in Israele, che bisogno c’era di affidare Elia ad una donna di Sidone, quella grande città senza Dio? Con tutti i giovani bravi che ci sono nelle nostre comunità, perché Dio riserva a volte per sé proprio quelli che non noi avremmo immaginato? Gesù non dice che quella vedova straniera fosse migliore, ma che Dio guarda lontano, non si fissa solo sulle pecore del recinto, ma sceglie anche chi sembrerebbe meno adatto, chi ha uno stile diverso rispetto ai nostri schemi, perché lo Spirito agisce in ogni dove, anche nei luoghi in cui noi non guardiamo mai.

mercoledì 7: Es 6,2-11; Sal 67 (68); Lc 4,38-41
«La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva» (Lc 4, 38-39)
Il miracolo sembra doppio. Non solo la guarigione improvvisa, ma anche il servizio immediato. I doni di Dio non sono per noi, non hanno come scopo principale quello di “farci stare bene”. Sono un regalo per tutti. Si riconoscono inconfondibilmente come doni di Dio quando diventano “amore in azione”. Perché questo amore è proprio il brillare di Dio dentro la storia, ciò che la trasforma e le dà un futuro nuovo. Anche noi ce ne accorgiamo quando donandoci con generosità per gli altri vediamo che attorno a noi le cose cambiano e anche le persone si lasciano conquistare e danno il meglio di sé.

giovedì 8: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
«Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”» (Gv 6, 52)
Per i giudei non è facile accettare ciò che dice Gesù, ma non lo è neppure per noi. Credere che in un pezzetto di pane sia presente il Signore, creatore dell’universo, cozza contro la nostra razionalità. Eppure basta avere il coraggio di stare in silenzio davanti a Gesù Eucaristia, lasciandosi andare, liberando mente e cuore da ogni preoccupazione per ascoltare la Sua Parola e tutto cambia. Se riusciamo a resistere ad un primo momento di difficoltà, entriamo in un’altra dimensione e alla fine usciamo diversi.

venerdì 9: Es 4,10-17; Sal 98 (99); Lc 4,42-44
«Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: “È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato”» (Lc 4, 42-43)
Una solitudine buona, quella che Gesù cerca. Stranamente il Vangelo di Luca, a differenza di Marco, non specifica che in quel luogo deserto Gesù pregasse. Forse perché quello stare soli è stare con il Padre in molti modi: non è solo parlare con Lui, è anche ascoltarLo in profondità, è discernere, è anche respirare, tuffarsi e ritrovarsi in quel silenzio e in quel contatto con la natura che ci rigenera. Da questa molteplice immersione in Dio usciamo tonificati, spiritualmente energizzati, con uno sguardo più lungimirante, con un cuore e con intuizioni nuove che lo Spirito santo ci ha suggerito.

Sabato10: Lv 8, 1-13; Sal 94 (95); Eb 5, 7-10; Lc 4, 16b-22b
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18-19)
Una missione ben mirata quella dello Spirito. Si rivolge a poveri, prigionieri, ciechi, oppressi, tutte persone bisognose e sofferenti. C’è proprio una cura speciale di Dio per quelli che noi consideriamo ultimi, scomodi, poco gratificanti. E ci ha rivelato che Lui si nasconde proprio in loro (cfr. Mt 25, 40). Eppure, chissà perché, noi continuiamo a sbilanciarci, tanto spesso e preferibilmente, nei confronti di ricchi, sani, belli, potenti, di coloro che sembrano non avere bisogno di nulla, di coloro che, come dice Maria, Lui disperde, rovescia, rimanda a mani vuote (cfr. Lc 1, 51-53).

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