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Commento alla Parola 31.07.2023 – 05.08.2023

lunedì 31: 2Sam 5,1-12; Sal 88 (89); Lc 11,1-4
«Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”» (Lc 11, 1)
Non smetteremo mai di chiederglielo: “Insegnaci a pregare!”. Perché ogni volta abbiamo l’impressione di non sapere come si fa, di dover cominciare daccapo. Perché ogni volta siamo diversi, nella concentrazione che abbiamo (o non abbiamo), nelle emozioni che stiamo provando. Perché ogni volta in cui riusciamo a parlarGli non siamo più uguali a prima. Perché ogni volta che Lo sfioriamo abbiamo l’impressione di conoscerLo per la prima volta. Perché ogni volta che percepiamo per un attimo la Sua santità e la nostra indegnità e inconsistenza rimaniamo dolcemente stupiti e commossi che Lui sia felice di perdere tempo con noi.

martedì 1.8: 2Sam 6,1-15; Sal 131 (132); Lc 11,5-8
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”» (Lc 11, 5-6)
Andare a chiedere un favore ad una persona che sta dormendo significa saperla veramente amica, perché con un estraneo nessuno avrebbe il coraggio di farlo. Vuol dire conoscerla e sapere di poter ottenere ciò che chiediamo. Ecco il nostro atteggiamento con il Signore: lo sappiamo Padre, sappiamo che se quello che chiediamo è per il nostro bene, alla fine ce lo concederà. E Gesù ci insegna ad essere insistenti, a non mollare fino alla fine, se è qualcosa per cui vale veramente la pena lottare.

mercoledì 2: 2Sam 11,2-17.26-27; 12,13-14b; Sal 50 (51); Lc 11,9-13
«Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?» (Lc 11, 11-12)
La preghiera è sempre e solo il rapporto tra un padre (o una madre) e un figlio, nulla di più naturale e originario, qualcosa che conosciamo sin dal primo barlume di percezione di quando eravamo bambini piccoli. Per molto tempo noi cuccioli d’uomo siamo bisogno e sopravviviamo solo perché qualcuno lo soddisfa. Dio vorrebbe che questo istinto di relazione con Lui non si interrompesse mai, ma sappiamo quanto è minato dal passare degli anni dal sospetto, dall’illusione di essere completamente autonomi, di non averne bisogno. In questo senso occorre tornare e vivere da bambini di fronte a Lui.

giovedì 2: 2Sam 18,24 – 19,9b; Sal 88 (89); Lc 11,14-20
«Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore» (Lc 11, 14)
A volte il diavolo fa tacere. Perché quello che dovremmo dire è molto importante. Ma in noi sono tante le remore, i freni, le esitazioni: “tanto non serve”, “l’ho detto mille volte e non è cambiato niente”, “magari dopo, adesso non mi sembra il momento opportuno”, “rischio di dirlo male e poi vengo frainteso”, ecc.. Poi a volte una nostra semplice frase lascia un segno inaspettato nei cuori e riprendiamo fiducia, ci accorgiamo che il Vangelo fa bene, che la grazia di Dio non smette di essere all’opera, che Lui non smette di abitare anche nei cuori che sembravano più riottosi: “le folle furono prese da stupore”.

venerdì 3: 1Re 1,41b-53; Sal 131 (132); Lc 11,21-26
«Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna» (Lc 11, 24-25)
Ci sono nemici sempre insorgenti dentro e fuori di noi. Non possiamo pretendere di vivere periodi di relax da insidie e tentazioni. E visto che spesso soccombiamo, ci esponiamo al rischio più frequente che è quello di smettere di combattere, adducendo tante “buone ragioni”: “siamo uomini”, “il carattere è quello e non si cambia”, “nessuno è perfetto”, “ciascuno ha le sue debolezze” … Ma tutto questo pone semplicemente le basi per nuove fragilità e ci fa ritenere ineluttabile qualcosa che con la potenza di Dio potrebbe invece essere combattuto e vinto.

sabato 5: Nm 22,41 – 23,10; Sal 97 (98); Gal 3,13-14; Mt 15,21-28
Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita» (Mt 15, 28)
Fino a quel momento le repliche di Gesù a questa mamma cananea appaiono un po’ scostanti, demoralizzanti. Ma per una mamma che vede la propria figlia malata questi non sono ostacoli seri, anzi, sembrano accendere ulteriormente la sfida, alimentano la richiesta. Alla fine Gesù sembra felice di capitolare, di poter elogiare apertamente la fede di questa donna, di soddisfare pienamente la sua richiesta, vedendo che anche al di fuori dei confini di Israele emerge una fede tenace in Lui, quella che sposta le montagne e permette di conoscere il cuore di Dio.

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