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Commento alla Parola 28.08.2023 – 02.09.2023

lunedì 28: 2Mac 3,1-8a.24-27.31-36; Sal 9 (10); Mc 1,4-8
«Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mc 1, 5)
Questo grande concorso di popolo che sente il bisogno di perdono, di liberazione dal male è un spettacolo molto consolante. Racconta un bisogno che sarà sempre presente nel cuore dell’umanità, quello di ritrovare pace, perdono, possibilità di vita nuova. Ci sono infatti dei pesi che schiacciano, delle paure che attanagliano e sentiamo la necessità di trovare spazi per sbarazzarci di tutto ciò. Ci sono dei desideri di ricostruire relazioni interrotte, con Dio e con gli uomini, che hanno bisogno di trovare momenti per realizzarsi. Si ha sete di nuovi inizi e la misericordia di Dio non smette di offrire opportunità per rendere possibile tutto questo.

martedì 29: Is 48,22 – 49,6; Sal 70 (71); Gal 4,13-17; Mc 6,17-29
«Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri» (Mc 6, 20)
Erode crede di avere in mano la situazione e di poterla gestire con libertà e autonomia. È convinto di avere un giusto sguardo sulle cose e sulle persone, ma dimentica completamente i suoi limiti, le sue fragilità, soprattutto i suoi eccessi. È molto vulnerabile per i suoi vizi, per le sue ambizioni e non è libero neppure nella gestione del potere. Approfittarsi di lui è un gioco da ragazzi per chi è malintenzionato, proprio perché lui crede di essere libero. L’umiltà di chi conosce il proprio peccato è una preziosa ricchezza, ci rende più difficilmente manipolabili, ci toglie quella supponenza che fa correre tanti pericoli.

mercoledì 30: 2Mac 6,1-17; Sal 78 (79); Lc 7,24b-27
«Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta» (Lc 7, 26)
Tanta gente si muoveva per vedere Giovanni che battezzava, ma le motivazioni potevano essere le più varie: perché era sulla bocca di tutti ed era il personaggio del momento, perché aveva modi originali ed eccentrici, perché sferzava i potenti, perché toccava i cuori e si vedevano accanto a lui persone decise a cambiare vita… Gesù lo definisce “più che un profeta”. Occorre sempre qualcuno che orienti i giudizi, che aiuti a superare le opinioni superficiali, che permetta di fissare lo sguardo su ciò che conta, in modo che il dono ricevuto porti frutto nel cuore e nella vita.

giovedì 31: 2Mac 10,1-8; Sal 67 (68); Mt 11,7b.11-15
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11, 11)
Gesù conferma la statura spirituale di Giovanni Battista, dichiara che è di una grandezza superiore a chiunque altro. Ma al tempo stesso fa comprendere che siamo in una nuova fase. Nel Regno che Lui inaugura non ci sono graduatorie a punti che stabiliscano i migliori e i peggiori, si può essere i più piccoli e i più grandi al tempo stesso, se ci si mette nell’atteggiamento di chi si lascia salvare, se si impara l’insuperabile primato di chi serve. Nel cuore del Regno non ci sono le classifiche, ma il primato è tutto di Dio, che non smette di fare grazia a ciascuno dei suoi figli.

venerdì 1.9: 2Mac 12,38-45; Sal 102 (103); Gv 1,35-42
«Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì -che, tradotto, significa Maestro, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1, 38-39)
Se pensiamo alla nostra esperienza di fede, possiamo dire di aver creduto veramente solo nel momento in cui ci siamo avvicinati a Gesù e abbiamo scelto di seguirlo. Prima di questo momento in molti ce ne hanno parlato, ma era solo una conoscenza intellettuale, non era fede. Ancora adesso spesso ci si accontenta di ciò che ci hanno insegnato a catechismo, si va a Messa alla domenica, ma finché non cerchiamo personalmente o meglio, non ci accorgiamo di essere attesi, non riusciremo a fare il salto di dimorare con Lui. È quel salto che ti fa scoprire che senza di Lui la vita non ha senso.

sabato 2: Dt 10,12 – 11,1; Sal 98 (99); Rm 12,9-13; Gv 12,24-26
«Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà» (Gv 12, 26)
Siamo presi a servizio da Gesù e quindi occorre essere lì dove Lui opera, dove Lui ci manda. Non siamo liberi professionisti, che sperimentano in autonomia progetti curiosi o innovativi: la nostra principale caratteristica rimane l’ascolto, la disponibilità. E questo ci abilita a vivere sempre in un “lavoro a due”, in cui sappiamo che la parte più importante e delicata non possiamo svolgerla noi: solo Dio tocca i cuori. A noi il compito di creare condizioni favorevoli, ben sapendo che anche nei contesti più desolati la potenza di Dio è capace di far sbocciare frutti inimmaginabili.

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