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Commento alla Parola: 28.02.2022 – 05.03.2022

Lunedì 28: Qo 1,16 – 2,11; Sal 24 (25); Mc 12,13-17
«Vennero e gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?”. Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: “Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo”» (Mc 12, 14-15)
Gesù è la verità e chiede anche a noi di essere veri, di non avere mezze misure, di chiamare le cose con il loro nome. Spesso facciamo passare l’ipocrisia come diplomazia. Usare l’adulazione per raggiungere i propri scopi non va al passo con la verità. A lungo andare poi non porta neppure i frutti sperati, perché una persona intelligente capisce quando i complimenti sono eccessivi e si mette in guardia. Occorre avere il coraggio di dire la verità a qualunque costo, continuando ad amare la persona con cui parliamo. Al primo momento ci possiamo trovare davanti a un muro, possiamo subire anche delle conseguenze. Ma poi, con calma e con il tempo, nessuno resiste davanti al coraggio di chi sa dire quello che pensa senza portare mai rancore, senza voler ottenere nulla, desiderando solo il bene di chi ha di fronte.

Martedì 1.3: Qo 3,10-17; Sal 5; Mc 12,18-27
«Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?» (Mc 12, 24)
I sadducei obiettano sulla risurrezione e cercano di intrappolare Gesù. Ma lui è venuto proprio per rivelare questo spalancarsi infinito della vita dell’uomo, trattato da figlio di Dio come Gesù. Gesù conosce bene la potenza dell’amore di Dio e si accorge che invece i suoi interlocutori non ne sanno nulla e credono in un Dio ridimensionato sui loro ragionamenti. Dio invece non ha confini, stupisce, risolleva, inventa, a volte disorienta, perché non ragiona per nulla come noi. Ogni volta che ci fidiamo non ci lascia mai delusi.

Mercoledì 2: Qo 8,5b-14; Sal 89 (90); Mc 12,38-44
«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12, 43-44)
A Gesù non interessa il “quanto”. Cerca il “tutto” da noi, poco o tanto che sia. Non sarà certo la nostra capacità a salvare il mondo: i doni che abbiamo, fossero anche tanti, ce li ha dati Lui e avrebbe potuto darli a chiunque altro. Se gli diamo tutto, Lui può servirsi davvero di noi, passare anche attraverso le nostre debolezze e arrivare molto lontano. Non è il caso di perdere tempo a calcolare quanto frutto abbiamo prodotto: nessuno lo immagina, lo scopriremo solo alla fine dei tempi. E ne rimarremo sorpresi e increduli.

Giovedì 3: Qo 8,16 – 9,1a; Sal 48 (49); Mc 13,9b-13
«Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro» (Mc 13, 9)
Dove noi vediamo solo violenza e giustizia, Gesù vede soprattutto opportunità e fecondità per il Vangelo. Quel “Venga il tuo Regno” che ci ha insegnato a chiedere nella preghiera, Lui stesso ce l’ha sempre nel cuore e negli occhi. Sa che il Vangelo correrà molto lontano, dappertutto e gli ostacoli diverranno nuove opportunità. Ogni volta che tutto sembrerà perduto, sarà soltanto la gestazione di una svolta, si accenderanno sempre possibilità impensate, perché questa corsa è inarrestabile. È la corsa vincente, anche se non sarà mai una corsa tranquilla.

Venerdì 4: Qo 12,1-8.13-14; Sal 18 (19); Mc 13,28-31
«Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina» (Mc 13, 28)
Ci sono cose che è facile prevedere. Dai segni ci si accorge quello che sta per capitare. Lo capiscono i ragazzi a scuola quando vedono il prof che si innervosisce: si avvicinano compiti e note. Lo capiscono le mamme guardando negli occhi i figli adolescenti: hanno preso una cotta o hanno fatto qualche disastro. Lo capiscono i malati quando nelle notti insonni cominciano a fare due più due e intuiscono che l’incontro con il Signore è vicino, anche se attorno tutti dicono che il male passerà. Dio è imprevedibile, ma con il tempo si impara a riconoscere i segni del suo passaggio.

Sabato 5: Es 30,34-38; Sal 96 (97); 2Cor 2,14-16°; Lc 1,5-17
«Giovanni ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1, 16-17)
Stupisce che in questa profezia dell’angelo la missione del Battista consista nel ricondurre i cuori dei padri verso i figli. D’istinto siamo portati a credere che molto più spesso siano i cuori dei figli a dover prestare orecchio alle parole dei propri padri. In realtà non è raro che le fatiche dell’educazione logorino a lungo andare la pazienza dei padri, che nascano atteggiamenti di disinteresse verso i figli o che si cerchino altrove relazioni più immediatamente gratificanti. Inoltre non è facile ascoltare la profezia che i ragazzi e i giovani portano con sé. Solo la conversione all’amore colma ogni distanza e crea legami meravigliosi tra le generazioni

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