Lunedì 23: Esd 7,27-28; 8,15-23; Sal 83 (84); Lc 13,10-17
«Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me
disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 13, 16)
Queste parole, lette in
riferimento agli apostoli e ai loro successori, orientano i nostri giudizi nei
momenti di incertezza o di confusione. Sappiamo che talora è difficile
perseverare in questa convinzione, perché si ha l’impressione di non essere
capiti o neppure ascoltati. Ma chi è rimasto fedele a queste parole, con docilità,
anche in modo eroico, ha raggiunto alte vette di santità, ha inaugurato nella
Chiesa nuove strade suggerite dallo Spirito, ha visto confermare e realizzare
quello che aveva intuito in un modo sorprendente e strabiliante. L’Onnipotente
sa, a Lui possiamo sempre aprire il cuore quando tutto ci sembra strano, e Lui
conduce solo così a compimento i suoi progetti.
Martedì 24: Ap 21,9b-14; Sal 144 (145); Ef 1,3-14; Gv 1,45-51
«Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret”. Natanaele gli disse: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”». (Gv 1, 45-46)
Filippo è convinto. Ha incontrato Gesù e ne è rimasto folgorato. Riconosce subito in Lui il compimento delle promesse di Dio, non ha esitazioni. È quindi capace di affrontare la diffidenza di Natanaele, senza lasciarsi scomporre. Non si mette a discutere con il suo amico, non argomenta, non giustifica le sue idee. Semplicemente invita a fare la stessa esperienza. La fede infatti non può poggiare sulle convinzioni di altri, né sulla capacità di affascinare con le parole. La fede, a 8 o a 80 anni, è sempre un rapporto personale con Gesù, una relazione speciale che si crea con lui, che persuade nel profondo.
Mercoledì 25: Esd 9,5-15; Sal 105 (106); Lc 13,34-35
«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono
stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una
chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13, 34)
Commuove l’amore di Gesù per Gerusalemme: è più forte di ogni rifiuto, di ogni
durezza di cuore. È quell’amore che abita da sempre nel cuore di Dio per questa
città nella quale ha deciso di abitare da tempi antichissimi, una predilezione
misteriosa che dura ancora oggi, che coinvolge e accomuna credenti di diverse
religioni, che suscita nei cuori di milioni di persone di fede un’attrattiva
fortissima, difficile da spiegare. E il progetto di Gesù è raccogliere tutti questi
suoi figli in una sola famiglia, figli sempre tentati di litigare e di dividersi, di
cedere al demone della violenza che esclude l’altro.
Giovedì 26: Esd 10,1-8; Sal 68 (69), Lc 14,1-6
«Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo» (Lc 14, 1)
Gli sguardi di tante persone sono catalizzati su Gesù. Per qualcuno è un’attrazione, un desiderio di conoscere, di entrare in quel mondo nuovo che Gesù inaugura: quindi un imparare, un lasciarsi cambiare e riplasmare, un libero lasciarsi invadere e trasformare da quella Luce. Per altri lo sguardo è ugualmente fisso su Gesù, ne scrutano ogni movimento, ogni parola, ma alla ricerca di accuse, di critiche, di occasioni per combatterlo e distruggerlo, per dimostrare che sbaglia e che le proprie tesi sono quelle giuste. Sono spinte interiori opposte, suscitate dallo spirito buono o da quello cattivo. Ma solo lo spirito buono porta alla pace e alla gioia.
Venerdì 27: Esd 10,9-17; Sal 118 (119); Lc 14,1a.7-11
«Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14, 11)
È uno stile, un atteggiamento che si coltiva e che poco a poco diventa
un’abitudine molto sana. È quel non voler mettersi al centro dell’attenzione, è
lo scendere dal palcoscenico e amare la penombra, è il rimanere dove nessuno
guarda, il prendersi cura della vita debole. All’apparenza sembra una vita a
metà, che si accontenta di gioie povere, che non ambisce a grandi entusiasmi.
Ma Gesù sa che solo lì si sperimentano quelle gioie semplici che sono le più
belle, quelle che alla fine sono le più grandi. E ad un certo punto ci si trova al
centro dell’attenzione senza averlo voluto, quando meno te lo aspetti, con
sorpresa, semplicità e vera umiltà.
Sabato 28: Dt 9,9-19; Sal 96 (97); 2Cor 3,7-11; Lc 9,1-6
«Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche”». (Lc 9, 3)
Sembra avventato e paradossale questo partire senza quei mezzi che a tutti sembrano necessari. Ma solo così ci si accorge con sorpresa che le sicurezze, le garanzie di risultati e di soddisfazioni non poggiano sulle certezze umane, perché il gusto saporoso della vita è anzitutto dono di Dio e si realizza negli incontri. Le relazioni vere e intense, l’accoglienza cordiale, il condividere sogni grandi, la semplicità e la disponibilità al servizio creano contesti sereni in cui si sta davvero bene. Lì ti accorgi che non sono i mezzi concreti a rendere felici, ma quei rapporti belli che nutrono gli affetti e cementano amicizie che resistono alle prove del tempo e della distanza.