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Commento alla Parola 23.10.2023 – 28.10.2023

lunedì 23: Ap 4,1-11; Sal 98 (99); Lc 9,57-62
«A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Gli replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”» (Lc 9, 59-62)
A volte per prendere tempo rispetto alle proposte che Gesù ci fa, troviamo delle scuse credibili che possono convincere soprattutto noi stessi. Ma ci troviamo sempre spiazzati rispetto alla radicalità della richiesta. Vorremmo scendere a compromessi ragionevoli, ma non è possibile: è sempre un prendere o lasciare senza guardare indietro. Dietro ad ogni scelta c’è sempre una richiesta di conversione.

martedì 24: Ap 5,1-14; Sal 97 (98); Mc 10,17-22
«Quel tale allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”» (Mc 10, 20-21)
Anche noi a volte ci sentiamo a posto con la coscienza, eppure percepiamo che qualcosa ancora manca. Poi la vita ci fa capire che non siamo sufficientemente distaccati dalle nostre cose, dalle posizioni raggiunte. Subentra una lotta interiore, ci fa soffrire perché è difficile non rimanere ancorati alle proprie cose, ai piccoli poteri. Ma il Signore ci chiede di lasciare tutto e seguirlo, solo così saremo veramente liberi.

mercoledì 25: Ap 6,1-11; Sal 149; Mt 19,9-12
«Vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19, 12)
Gesù indica una strada del tutto nuova per il suo tempo, quella della verginità per il Regno dei cieli. Un modo di vivere che in ogni epoca suscita perplessità, incomprensioni e critiche a volte anche violente, ma che in ultima analisi è semplicemente il Suo modo di stare qui sulla terra: pronto a donarsi a tutti per amore, senza legarsi a nessuno, con la libertà più grande possibile di fronte alla volontà del Padre, sperimentando e costruendo quella fraternità universale che è il fine ultimo della Sua missione sulla terra, che è lo splendido sogno di Dio sull’umanità.

giovedì 26: Ap 6,12 – 7,3; Sal 67 (68); Mt 19,27-29
«Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19, 29)
Più lasci e più ricevi, più perdi e più ritrovi. Occorre svuotarsi per lasciarsi riempire. Un dinamismo al quale non ci si abitua, che ad ogni età è sempre da accettare: perché è bello, anche bellissimo quello che ci vien chiesto di lasciare, a volte può essere addirittura un’opera di Dio, alla quale ci si è dedicati con totale generosità, spendendosi fino a consumarsi, oppure sono relazioni che hanno cambiato il mondo in noi e attorno a noi. Ma neppure le opere di Dio sono Dio e il nostro cuore è costantemente chiamato a non avere altro Dio all’infuori di Lui.

venerdì 27: Ap 8,1-6; Sal 94 (95): 2); Mt 10,40-42
«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10, 42)
Spesso pensiamo che il Signore ci chieda grandi cose, sacrifici eccezionali. In realtà ci chiede solo di amare anche nelle piccole cose. Sono le attenzioni di ogni giorno verso chi è sul nostro cammino, un sorriso, un saluto, un messaggio, una telefonata, un aiuto al momento opportuno. È l’amore nella quotidianità.

sabato 28: At 1,12-14; Sal 18 (19); Ef 2,19-22; Gv 14,19-26
«Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi» (Mt 14, 19-20)
Il discepolo di Gesù, pur vivendo come tutti, abita una realtà che per gli altri è invisibile. Vede il Risorto nelle pieghe della giornata, ne ascolta le parole, intreccia un rapporto con Dio che può crescere fino a divenire fortissimo, totalizzante. Può quindi raggiungere un’intimità con la Trinità semplice e profonda e sperimentarla come il centro vitale di ogni decisione e di ogni iniziativa, come il vero habitat in cui si muove, un po’ come avviene per un pesce che nuota nell’acqua. Nessuno sperimenta questo costantemente, senza interruzione, ma il perdono di Dio lo rende sempre nuovamente possibile.

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