Lunedì 19: 1Sam 1,9-20; Sal 115 (116); Lc 10,8-12
«Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di
Dio”» (Lc 10, 8-9)
I discepoli in missione devono anzitutto aprire gli occhi. Vedere
quello che capita davanti a loro. Trovano accoglienza, cibo, malati da guarire,
parole semplici di sapienza che fioriscono sulle loro labbra. A dispetto delle
apparenze, si sentono spettatori più che protagonisti. È un vedere germogliare il
Regno davanti a loro. Certo, si tratta di cose piccole, non certo roboanti, che
quindi potrebbero passare inosservate. Ma se gli occhi sono aperti rimane nel
cuore uno stupore, un incanto di fronte a queste realtà che poco a poco prendono
forma. Forse anche noi, più che disperare della situazione che viviamo, dovremmo
purificare lo sguardo per vedere Dio che è sempre all’opera.
Martedì 20: 1Sam 9,15 – 10,1; Sal 19 (20); Lc 10,13-16
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero
avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e
cosparse di cenere, si sarebbero convertite» (Lc 10, 13)
Quanto ci sentiamo responsabili dei doni che riceviamo? Tanto spesso ci manca il
tempo di accorgerci quanto siamo colmati di regali, presi come siamo a
rincorrere le urgenze, a recuperare i ritardi, a soddisfare la lunga lista delle cose
da fare che fa così fatica ad assottigliarsi… Fermarsi per riconsiderare quanto è
avvenuto è un esercizio spirituale fondamentale nel nostro tempo. Se ci
accorgiamo di quanto siamo amati, il cuore si dilata naturalmente alla fiducia, alla
gratitudine, al sorriso. Altrimenti anche attorno a noi e in noi, come a Corazìn e a
Betsaida, piovono grazie su grazie e tutto ci sembra normale.
Mercoledì 21: 1Sam 18,1-9; Sal 56 (57), Lc 10,17-24
«Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi
piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10, 20)
I discepoli tornano stupefatti dalla missione: hanno visto che le parole di Gesù si
realizzano tutte, per davvero, anche il male è sgominato, hanno la sensazione di
essere in certo modo onnipotenti, invincibili, invulnerabili. Questa impressione di
avere poteri superiori è però un po’ rischiosa, perché illude che sia con questi
mezzi che si guarisce e si salva il mondo. Gesù perciò interviene e corregge i suoi.
La vera gioia, la grande ricchezza della vita è, come per Lui, essere figli del Padre
e vivere come tali, lasciando esprimere al massimo in noi quell’amore che Lui ci
insegna e ci mostra.
Giovedì 22: Ct 3,2-5; 8,6-7; Sal 62 (63); Rm 7,1-6; Gv 20,1.11-18
Essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio
Signore e non so dove l’hanno posto”» (Gv 20, 13)
Le lacrime di Maria Maddalena al sepolcro danno voce al suo dolore. La perdita
di Gesù le ha lasciato un vuoto incolmabile. Poter accarezzare con gli unguenti il
Suo corpo, pur senza vita, le sembra il massimo a cui potrebbe aspirare. La
sparizione del cadavere aggiunge dolore a dolore, le viene tolta quella piccola
consolazione che ancora le rimaneva. Certo non immaginava quello che stava per
capitare. Tanto spesso quello che accade è l’unica delle ipotesi che non avevamo
previsto. Questo ci insegna a non voler preordinare troppo l’esistenza, la realtà
dell’amore di Dio supera qualunque immaginazione.
Venerdì 23: Gdt 8,2-8; Sal 10 (11), 1Tm 5,3-10; Mt 5,13-16
«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un
monte» (Mt 5, 14)
Gesù ha molta fiducia nella testimonianza luminosa delle persone semplici che
sono accanto a Lui. È convinto che tutti li vedono, anche se non sono famosi e le
persone di cui tutti parlano sono altre. Chi opera il bene non lascia il mondo
come prima. Anche se continuiamo a pensare che alla fine il male avrà il
sopravvento, in realtà l’amore continua ad alimentare la vita degli uomini e delle
donne ad ogni latitudine, esercita sempre un fascino segreto nei più, rimane un
esempio che non si può cancellare. Le energie positive sono inestirpabili,
spingono il mondo in avanti, sono la presenza del Risorto nella storia.
Sabato 24: Nm 14,1-24; Sal 96 (97); Eb 3,12-19, Mt 13,54-58
«Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è
disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”» (Mt 13, 57)
Gesù è tornato nella sua comunità, tutti lo conoscono e dovrebbe trovarsi a casa,
invece è proprio lì che incontra le maggiori ostilità. Quante volte succede anche
nelle nostre comunità! Le incomprensioni ci allontanano, ad un certo punto non
sappiamo più neppure perché, ma il nostro orgoglio è stato talmente ferito che
non cerchiamo più di capire. Basterebbe tentare di parlarsi, di guardarsi negli
occhi con amore senza recriminare, pronti a perdere tutto, perché è allora che si
vince. Insieme.