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Commento alla Parola 16.10.2023 – 21.10.2023

lunedì 16: Ap 1,1-8; Sal 96 (97); Gv 1,40-51
«Andrea incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1, 41-42)
Dopo il tardo pomeriggio passato con Gesù, Andrea non ha dubbi sull’identità di quest’uomo. Per lui è il Messia: una parola che evocava ogni speranza, ogni desiderio che potesse abitare nel cuore di un israelita. E quindi non esita a coinvolgere il fratello Pietro, perché anche lui possa fare al più presto questa scoperta e rendersene conto di persona. Certo, in Andrea arde il fuoco del neofita, l’incanto del primo incontro, che ha una grazia tutta speciale. La grazia da chiedere è proprio che con il passare degli anni quel fuoco non si spenga mai in noi e ci diventi sempre più chiaro che ogni uomo ha bisogno di incontrare Gesù.

martedì 17: Ap 1,10; 2,1-7; Sal 7; Mc 3,13-19
«Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui» (Mc 3, 13)
La chiamata di Gesù non è anzitutto funzionale alla missione. La Chiesa non è un’azienda di cacciatore di teste focalizzati nella ricerca di profili eccellenti. Ciò che si chiede a coloro che vengono scelti, con tutti i loro limiti e miserie, è anzitutto lo stare con Gesù, l’aver Lui come punto di riferimento, che coinvolge tutte le energie della persona. C’è quindi una comunione che precede la missione, con un’analogia non debole a quanto avviene nel Matrimonio in cui la relazione tra i coniugi è e resta sempre il fulcro vitale della famiglia, anche negli anni in cui sono i figli ad assorbire quasi tutte le energie.

mercoledì 18: At 1,1-8; Sal 88 (89); Col 4,10-16.18; Lc 10,1-9
«Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10, 1)
I settantadue sono i missionari che il Signore manda avanti a sé per annunciare la sua venuta e dissodare il terreno perché possa accogliere la sua parola. Non sono gli apostoli, non saranno presenti all’ultima cena, sono coloro che Gesù mette vicino agli apostoli per essere loro di aiuto. Ecco il ruolo di tutti i laici che si sentono chiamati ad una azione diretta nella vita pastorale.

giovedì 19: Ap 1,10; 3,1-6Sal 16 (17); Lc 10,1b-12
«Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada» (Lc 10, 4)
Questo partire sprovvisto di mezzi ci lascia perplessi, ci sembra un atteggiamento incosciente, irresponsabile. In realtà è un’indicazione avveduta e consapevole che nasce dalla fede: il discepolo confida nel Signore, è Lui a progettare e ad accompagnare il suo cammino e così potrà fare esperienza concreta di questa Provvidenza. Allo stesso modo il non salutare non è segno di scontrosità o di superiorità, è concentrarsi sull’obiettivo, puntando al luogo della missione senza lasciarsi distogliere, senza divagare. Sono atteggiamenti radicali, che dichiarano senza parole che per il discepolo Dio è davvero l’unico bene.

venerdì 20: Ap 1,10; 3,14-22; Sal 14 (15); Lc 8,1-3
«Egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità» (Lc 8, 1-2)
Il Vangelo di Luca ci regala questa icona speciale: Gesù predicatore itinerante accompagnato da uomini e donne. È un’immagine che ai nostri giorni acquista un significato nuovo, per la richiesta sempre più pressante dentro le comunità che venga valorizzato quello che San Giovanni Paolo II definiva il genio femminile. È una ricchezza di cui la Chiesa non vuole e non deve privarsi, anche nei luoghi in cui si esercita il consiglio e il discernimento e che viene invocata anche negli ambiti della guida e del governo, perché quando Dio creò l’uomo «maschio e femmina li creò» (Gn 1, 26).

sabato 21: Dt 18,9-14; Sal 96 (97); Rm 1,28-32; Lc 5,1-11
«Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare» (Lc 5, 4-7)
Quante volte succede anche a noi di avercela messa tutta e di arrivare a fine giornata senza nulla di fatto. Questo dovrebbe insegnarci che è inutile girare a vuoto, possiamo impegnarci finché vogliamo, ma se non fa parte del progetto del Signore, tutto il nostro agitarci non serve. Occorre perciò fermarsi, pregare e tentare di capire che cosa ci sia veramente chiesto. Tutto il resto è inutile.

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