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Commento alla Parola 15.5.2023 – 20.5.2023

lunedì 15: At 19,1b-10 Sal 67 (68); Gv 13,31-36
«Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 33-34)
Gesù ripete ai suoi che il suo congedo è imminente e subito consegna la raccomandazione che più gli sta a cuore. Sono parole che hanno il sapore del testamento, quelle che si imprimono nella memoria del cuore e che non si dimenticano più. Il comandamento nuovo quindi è più un segreto che un ordine, è un augurio, un traguardo da avere sempre di fronte agli occhi, verso cui non smettere di tendere. Infatti non lo si raggiunge mai fino a possederlo, è un sì all’amore da continuare a rinnovare ad ogni istante, fino a farlo diventare un modo di essere, quasi un atteggiamento istintivo e naturale di fronte ad ogni fratello o sorella che incontriamo.

martedì 16: At 19,21 – 20,1b Sal 148 Gv 14,1-6
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14, 1)
A volte si riduce la “fede in Dio” a qualcosa di razionale, ad un’idea della quale siamo convinti e che quindi difendiamo perché fa parte di noi. Per Gesù la fede nel Padre non è anzitutto un modo di pensare, è un modo di essere, un “vivere con” il Padre, un affondare le proprie radici in Lui. Diventa quindi un fidarsi, un confidarsi, è intessere un dialogo costante, un riportare a Lui tutta la vita, con i pensieri, i dubbi, i desideri, le sconfitte e le vittorie che la compongono. Quanto più è grande la percezione della vicinanza amorevole del Padre, più i nostri turbamenti possono guarire, lasciando spazio ad un senso di sicurezza, perché Lui non ci abbandona mai.

mercoledì 17: At 20,17-38 Sal 26 (27); Gv 14,7-14
«Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?» (Gv 14, 8-10)
Il desiderio di conoscere Dio è nel cuore dell’uomo. Gesù lo abbiamo conosciuto, ma il Padre nessuno lo ha mai visto (Giovanni 1,18), di Lui potremmo avere solo una vaga idea. Ma la certezza che chi vede il Figlio vede anche il Padre ci allarga definitivamente il cuore. Vuol dire che anche il Padre ha le stesse caratteristiche di Gesù: la stessa misericordia, la stessa cura per le Sue creature. Non è Qualcuno che ci fa paura, ma Uno che ci ama. Infatti la miglior definizione di Dio è: Amore.

giovedì 18: At 1,6-13a Sal 46 (47); Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53
«Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio» (Lc 24, 50-53)
Queste parole concludono il Vangelo di Luca e ci regalano un’icona conclusiva di trasfigurazione. I discepoli infatti, lungi dall’essere tristi per la dipartita del Risorto, sono colmi di gioia, sono avvolti da una Presenza che li trasforma, come se vivessero ormai definitivamente nel nuovo mondo in cui Gesù li ha portati. Il loro rimanere nel tempio esprime il desiderio di non uscire più da quell’incanto, pur dovendo rimanere dentro le vicende terrene che presto si faranno per loro molto tempestose. Quella presenza del Risorto che li ha colmati di stupore e di gioia non è svanita: Lui è davvero con loro fino alla fine del mondo.

venerdì 19: Ct 2,17 – 3,1b.2; Sal 12 (13); 2Cor 4,18 – 5,9; Gv 14,27-31a
«Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me» (Gv 14, 28)
Difficile capire questa frase: come fanno gli apostoli ad essere felici di non avere più Gesù visibilmente con loro? C’è forse un dono ancora più grande che potrebbero ricevere dal Padre? Gesù sembra dire di sì. Sa che la Sua presenza presso il Padre lo renderà ancora più potente di quanto Lui non fosse qui sulla terra. In effetti la Risurrezione inaugurerà una stagione incredibile nella vita degli amici di Gesù. Si ritroveranno trasformati, resi quasi irriconoscibili rispetto a prima, per la fede, la testimonianza dell’amore reciproco, la fortezza, lo slancio nel diffondere il Vangelo fin nei luoghi più remoti. Così e in mille altri modi si manifesterà la potenza dello Spirito nella Chiesa.

sabato 20: Ct 5,9-14.15c-d.16c-d;Sal 18 (19);1Cor 15,53-58; Gv 15,1-8
«In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli» (Gv 15, 8)
Portare molto frutto: ma di quale frutto parla Gesù? Certamente le esistenze di uomini e donne trasformate dal Vangelo, la vita nuova generata dall’amore reciproco, comunità che attirano e sviluppano le energie migliori della società, quella creatività e genialità che inaugurano nuove esperienze a servizio delle fasce più povere e bisognose dell’umanità. E potremmo proseguire all’infinito. Ma non sempre il frutto è visibile, quantificabile. C’è una crescita del Regno di Dio sulla terra che rimane segreta, conosciuta solo dal Padre, c’è uno spendersi generosissimo che appare sterile e che darà frutto a suo tempo. È quindi un frutto incalcolabile, che contempleremo solo lassù.

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