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Commento alla Parola 12.02.2024 – 17.02.2024

lunedì 12: Qo 1, 16 – 2, 11; Sal 24 (25); Mc 12, 13-17
«Insegnami i tuoi sentieri», invoca il salmista nel Salmo 24, chiedendo di poter camminare sulla strada che Dio indica, perché è la strada più certa, è la strada più sicura.
Abbiamo bisogno di imparare questa strada, perché dice ancora il salmista tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà. La strada che ci indica il Signore è la strada in cui scopriamo questo amore grande di Dio nei nostri confronti e impariamo ad amare, ma non solo: ci accorgiamo anche che Dio è fedele sempre e che non dimentica le sue promesse. Allora camminare su questi sentieri dà davvero speranza, forza e gioia. Chiediamo anche noi: Signore, insegnami i tuoi sentieri, affinché io, sulle tue vie, posso sempre camminare.

martedì 13: Qo 3, 10-17; Sal 5; Mc 12, 18-27
Il Salmo 5 ci invita a un profondo esame di coscienza: «al mattino dice il
salmista ti espongo la mia richiesta e resto in attesa».
Forse non è così la nostra preghiera. Innanzitutto, spesso, non è al mattino e cioè non è la prima cosa, non è il pensiero di Dio il primo pensiero che ci raggiunge quando riprendiamo coscienza di noi stessi; ma Dio, spesso, viene lasciato per ultimo, all’ultimo posto, dopo tante altre cose che per noi sono più importanti.
Poi, non solo al mattino ti espongo la mia richiesta dice Il Salmo 5 ma, anche, resto in attesa. Ci ricorda che noi, troppo spesso, vogliamo tutto subito, non sappiamo attendere, e pretendiamo, che alle nostre richieste, Dio subito accorra, come un cagnolino quando schiocchi le dita. Invece, saper rimanere in attesa, sapendo che Dio ascolterà il nostro grido di dolore, ecco, è segno della fiducia.
Chiediamo di avere questa fede nella presenza di Dio nella nostra vita.

mercoledì 14: Is 52, 7-10; Sal 95 (96); 1Cor 9, 16-23; Mc 16, 15-20
“Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme”, proclama il
profeta Isaia mentre immagina che queste rovine possano rifiorire e la città
possa essere ricostruita. Però Isaia immagina tutto questo quando le rovine ci sono ancora, quando non si vedono all’orizzonte segni che fanno capire che finalmente il popolo sarà liberato, che potrà ritornare nella sua terra, che Gerusalemme potrà essere riedificata. È questa la speranza del credente, colui che sa vedere in un cumulo di rovine una costruzione già compiuta. È la speranza con cui Dio ci guarda: nelle rovine del nostro male, vede già segni di bene e vede già questi fiorire, è la speranza con cui ci viene chiesto di guardare la nostra vita, il mondo e la vita degli altri e cioè di vedere là dove sembra esserci solo desolazione, ma vedere un fiore che già sta germinando. Chiediamo di avere questa speranza.

giovedì 15: Qo 8, 16 – 9, 1a; Sal 48 (49); Mc 13, 9b-13
Parole bellissime quelle del Salmo 48: «Non temere se un uomo arricchisce,
quando muore, infatti, con sé non porta nulla.». Forse abbiamo bisogno di
ricordarci che tutte le cose del mondo, tutte quelle ricchezze e quei beni che
inseguiamo disperatamente nella nostra vita, in realtà non verranno portati nella vita del cielo. Forse dovremmo pensare alle cose vere e importanti, a quelle che sono stabili, che rimangono per sempre e, penso, che sia l’affetto che abbiamo, quanto il nostro cuore è stato capace di accogliere l’altro: questo è l’unica cosa che rimane per sempre sulla terra e nel cielo.
Questo stolto, che arricchisce, benediceva sé stesso dicendo: “Ecco, la mia vita sta andando bene”, dice il salmo. Forse rischiamo di fare così. Il crogiolarsi e il pavoneggiarsi di soddisfazioni che abbiamo nella vita, ma che ci accorgeremo che non valgono nulla. Aver teso la mano di più verso chi era in difficoltà, forse, dà senso vero e pieno alla nostra esistenza.

venerdì 16: Qo 12, 1-8. 13-14; Sal 18 (19); Mc 13, 28-31
“Il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi”, è la considerazione che ci propone il Salmo 18 invitandoci a una riflessione molto, molto grande: il comando del Signore dà luce ai nostri occhi. Significa “permette al nostro sguardo di guardare più in profondità la realtà” perché noi spesso ci inganniamo e scambiamo il bene col male e prendiamo le cose meno importanti facendole diventare più importanti. Il comando del Signore invece illumina gli occhi, ti permette di discernere, di vedere il vero valore delle cose, di comprendere che cosa è importante, che cosa valga la pena di inseguire nella propria vita, che cosa invece forse può essere lasciato per strada perché non è prezioso.
Chiediamo che i nostri occhi vengano illuminati da un Dio che ci indica la strada per vivere felici e in pienezza.

sabato 17: Es 30, 34-38; Sal 96 (97); 2Cor 2, 14-16a; Lc 1, 5-17
«Una luce è spuntata per il giusto»: meravigliosa questa espressione che ci regala il Salmo 96 perché ci ricorda che, per chi è giusto, spunta una luce, la sua vita non è più nelle tenebre, non si sente più smarrita in un luogo di buio. Ma la vita del giusto è segnata dalla luce e, lo scegliere il bene, ti aiuta a illuminare non solo i tuoi passi della vita, ma il tuo sguardo, il tuo cuore. Il giusto diventa luminoso non perché lui abbia dentro una luce, ma perché riflette quella grande, meravigliosa luce che è la luce di Dio.
Il mondo è spesso tenebre. Ha bisogno di questa luce e ha bisogno che il cuore di tanti si apra al bene in modo che possano, anche loro, essere segni di questa luce, riflettendone e dando un po’ di chiarore a chi giace nelle tenebre..

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