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Commento alla Parola 11.12.2023 – 16.12.2023

lunedì 11: Ez 36, 16.22a.29-38; Sal 105 (106); Os 6,1-6; Mt 21,33-46
«I contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero» (Mt 21, 35-39)
Gesù è ben consapevole di essere stato inviato in un mondo violento, sa che la sua missione rimane sempre esposta al rifiuto, fino al rischio dell’eliminazione fisica. E non ha timore di denunciarlo, apertamente, rileggendo davanti a tutti con una parabola la storia della salvezza che culmina in Lui. Con Lui finisce una storia, ma non la storia: il tempo che Gesù inaugura comprende e salva tutta la storia passata, ma si spalanca adesso verso ogni confine e abbraccia ogni epoca futura. La si può ostacolare in mille modi, ma nulla potrà mai fermare l’Opera di Dio.

martedì 12: Ez 37,1-14; Sal 88 (89); Os 11,1-4; Mt 22,15-22
«Gesù domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”» (Mt 22, 20-21)
La moneta porta l’immagine di Cesare, quindi appartiene a Cesare, occorre renderla a lui. E chi porta impressa in sé l’immagine di Dio, se non l’uomo («Facciamo l’uomo a nostra immagine» Gn 1, 26)? Quindi noi apparteniamo al Signore e occorre che la nostra vita lo esprima il più possibile. Ne abbiamo il DNA soprattutto dal giorno del Battesimo, in cui siamo divenuti figli suoi, come Gesù. Vivere da figli è quindi l’ideale a cui tendere, non dimenticando che ogni genitore sogna sempre di avere i figli accanto a sé e ancor più di vedere che tra loro si vogliono bene.

mercoledì 13: Ez 37,15-22°; Sal 88 (89); 2) Os 11,7-11; Mt 22,23-33
«Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» (Mt 22, 30)
Gesù è solitamente molto parco nel raccontare qualcosa di preciso sulla vita che verrà. Questa Sua affermazione però allude a qualcosa di nuovo, sembra indicare una relazionalità futura davvero aperta, senza rapporti riservati ed esclusivi, una fraternità universale pienamente vissuta, in cui tutti i legami che si sono costruiti con vero amore ed amicizia sulla terra rimarranno vivissimi e continueranno a crescere e se ne creeranno di nuovi. E chissà come passeremo di Cielo in Cielo, visto che ogni persona splenderà in tutta la sua bellezza di Parola di Dio perfettamente espressa, in un amore reciproco sempre nuovo!

giovedì 14: Ez 39,21-29; Sal 104 (105); Os 12,3-11; Mt 23,1-12
«Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli» (Mt 23, 8)
È una delle Parole più urgenti da vivere, per rendere belli e felici i rapporti tra noi, eppure è una delle più difficili. È naturale infatti stabilire delle gerarchie, dei ruoli, affidare delle responsabilità, ne abbiamo sempre bisogno per strutturare e ordinare ogni espressione della vita sociale e quindi anche ecclesiale. Ma c’è una priorità per noi: prima la fraternità, poi i ruoli. E i ruoli sono interamente a servizio della fraternità, dell’amore. A volte però ci sono modi di esercitare la responsabilità di governo anche da parte di persone sante che sono sbagliati, che non riescono davvero ad ascoltare, ma schiacciano, voci che non hanno il timbro dell’unico Maestro.

venerdì 15 Ez 40,1-4; 43,1-9; Sal 28 (29); Os 14,2-10; Mt 23,13-26
«Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23, 24)
Sembra una frase ad effetto, ma quanto è vera! A volte stabiliamo dei criteri di giudizio opinabili, strabici, che non nascono con il Vangelo in mano. Ti senti in grave colpa per non aver fatto il segno della croce l’altra sera prima di dormire e intanto non rivolgi la parola a un tuo parente da trent’anni per questioni di eredità. Non riesci a perdonarti di aver lasciato anni fa il gatto nel bosco e leggi un po’ annoiato delle migliaia di migranti morti nel Mediterraneo in questi anni. Lo Spirito santo ci doni la sua Sapienza e ci insegni ogni giorno a valutare le nostre azioni con gli occhi di Dio.

sabato 16 Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88 (89); Rm 4, 13.16-18; Mt 1,18b-24
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1, 20-21)
Giuseppe ha passato notti e giorni pieni di pensieri contrapposti, di ipotesi, di congetture, ore segnate dall’agitazione, dai dubbi, dal non sapere che pesci pigliare. Ma quando finalmente arriva l’angelo tutto cambia. Perché l’unica parola capace di portare pace nel cuore è quella che viene da Dio. Quando la ascoltiamo tutto diventa chiaro, la strada si apre e i dubbi svaniscono. Rimane certamente la fatica di entrare in un progetto che non è nostro, ma proprio perché a poco a poco si va svelando, trovi un passo dopo l’altro la conferma della bontà della scelta fatta, del sì detto.

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