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Commento alla Parola 09.10.2023 – 14.10.2023

lunedì 9: 1Tm 1,12-17; Sal 138 (139); Lc 21,5-9
«Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”» (Lc 21, 5-6)
Parole che suonano molto amare. Immaginare il tempio di Gerusalemme raso al suolo, incendiato e interamente distrutto faceva male al cuore. Ma Gesù sa che il Suo Regno non poggia la sua sicurezza su costruzioni magnifiche, perché tutto sulla terra passa, è fragile e vulnerabile. Gesù educa perciò alla precarietà delle realizzazioni umane, a non lasciarsi atterrire di fronte ai rivolgimenti della storia, perché l’unica realtà che resta, l’avventura del Regno, è inarrestabile. Ed è questa che occorre tenere fissa davanti agli occhi. Sapendo che non ci sono mai epoche in cui lo Spirito santo è in difficoltà.

martedì 10: 1Tm 1,18 – 2,7; Sal 144 (145); Lc 21,10-19
«Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza» (Lc 21, 12-13)
I terremoti e i fatti terrificanti che Gesù preannuncia non riguardano solo il futuro del cosmo. Riguardano il presente della comunità. L’esperienza traumatica della persecuzione avrebbe potuto sconvolgere e schiantare la comunità fino a cancellarla. Gesù prepara e forgia i suoi ad affrontarla, non da super eroi, ma forti della fortezza di Dio. E guarda questi eventi da un’altra prospettiva: è l’occasione della testimonianza, dell’annuncio non più fatto a parole, ma con la vita interamente donata. In ogni tempo la nostra vita può e deve avere il sapore del Vangelo, nella persecuzione si raggiunge il massimo dell’efficacia.

mercoledì 11: 1Tm 2,8-15; Sal 144 (145); Lc 21,20-24
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città» (Lc 21, 20-21)
C’è un tempo per dimorare e un tempo per scappare, potremmo dire parafrasando il libro del Qoèlet. Quello che era un luogo desiderato e sicuro diventa all’improvviso pericoloso, da abbandonare in fretta. Questo ci insegna a non legarci a nulla se non a Dio e alla sua volontà. A volte ci sono abitudini e frequentazioni buone e sane che per ragioni impreviste, magari senza nostra colpa, diventano rischiose, da evitare. In questi casi è decisiva la prontezza nel tagliare, proprio perché c’è un bene molto più grande da custodire. Lo Spirito santo ci doni sempre la luce e il coraggio per decidere nel modo giusto.

giovedì 12: 1Tm 3,1-13; Sal 65 (66); Lc 21,25-33
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino» (Lc 21, 29-31)
Occorre un occhio attento a cogliere i cambiamenti, per intuirne la direzione e prevedere, per quanto possibile, i successivi sviluppi. Il passare degli anni rende esperti a non assolutizzare mai le situazioni che si vivono, perché impariamo che tutto è in costante evoluzione. Allo stesso modo occorre guardare con attenzione la temperatura della nostra vita spirituale, la qualità del nostro rapporto con Dio e con i fratelli, per vedere quali sono i cambiamenti in atto, per cogliere le ispirazioni e i doni nuovi che Dio ci dà e comprendere quali sono le nuove decisioni da prendere e gli atteggiamenti da avere. Tutto questo fa parte di quel discernimento che non dobbiamo mai smettere di coltivare.

venerdì 13: 1Tm 3,14 – 4,5; Sal 47 (48); Lc 21,34-38
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso» (Lc 21, 34)
Il cuore si appesantisce ogni volta che allontaniamo il pensiero da ciò che il Signore vuole da noi e lo rivolgiamo su di noi. Allora ci lasciamo prendere dalle ansie per il futuro, dalla tristezza per il passato e non ci accorgiamo che solo nel presente possiamo realizzare ciò che il Signore ci chiede.

sabato 14: Es 40,1-16; Sal 95 (96); Eb 8,1-2; Gv 2,13-22
«Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi» (Gv 2, 13-15)
In una situazione di tale desolazione, in cui il luogo di Dio è ridotto a mercato, a centro di disonestà, non è sufficiente neanche un rimprovero severo. Gesù comprende che occorre fare piazza pulita e ricominciare daccapo, ribaltare tutto per mostrare la gravità di quanto avviene sotto gli occhi rassegnati di tutti, risvegliando con vigore chi ormai si è abituato all’ingiustizia. Certo, sono tante nel mondo le situazioni che invocano rivolgimenti completi, grandi scossoni. E noi dobbiamo difenderci da quella insensibilità che poco a poco diventa una corazza e che ci rende imperturbabili anche di fronte a sofferenze insopportabili.

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