lunedì 8: Sir 24,1-2.13-21; Sal 135 (136); Mc 1,1-8
«Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1, 3)
Non si può continuare a lasciare la casa in disordine, rimandare in eterno il momento in cui ci si dedica a se stessi, alle proprie cose, a ciò che siamo, accumulando problemi e ansie senza cercare di porre rimedio. Occorre fermare il tempo e accendere nel cuore l’attesa di Dio, dedicarsi a mettere ordine in noi stessi, a rimuovere ed eliminare ciò che è inutile, a trovare il giusto posto per ogni cosa. Ed evitare, per quanto riusciamo, di zigzagare qua e là rincorrendo ciò che toglie la pace. Sarebbe bello riuscire a guardare Gesù negli occhi e fissare lo sguardo su di Lui, ritrovando quell’amore, quella forza e quella fiducia che altrove non esistono.
martedì 9: Sir 42,22-25; 43,26b-32; Sal 32 (33); Mc 1,14-20
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15)
Il regno di Dio è una formula sintetica per esprimere l’appartenenza al mondo di Dio, l’ingresso in quella logica in cui non sono più gli uomini a manovrare il mondo, ma è Dio a dettar legge, l’entrare in quella esperienza in cui anche il più piccolo ha per sempre un valore immenso. Con l’arrivo di Gesù tutto questo è a portata di mano per chiunque. Un’opportunità che di lì a poco passa accanto a Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni: e loro non se la lasciano scappare, la prendono al volo, lasciando da parte tutto il resto, accettando il rischio e la sfida, avendo intuito di aver trovato il tesoro della vita.
mercoledì 10: Sir 43,9-18; Sal 103 (104); Mc 1,21-34
«La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc 1, 30-31)
La suocera di Pietro non dice una parola, gli altri agiscono per lei. Però appena guarita riprende in mano la situazione e incomincia a servire. Non occorrono tante parole o fatti clamorosi per seguire Gesù. Basta essere abituati a guardarsi intorno, a vedere i bisogni degli altri, prima ancora di ricevere richieste di aiuto. Servire non è l’obbedienza passiva dello schiavo che non può far altro, ma aspetta solo di essere liberato. Il servizio del cristiano è una scelta libera che si ripete in ogni attimo della vita, perché è la scelta di amare come ama Gesù.
giovedì 11: Sir 44,1.15-18; Sal 111 (112); Mc 1,35-45
«Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1, 35)
Potrebbe sembrare strano che Gesù avesse bisogno di pregare, visto che viveva in un dialogo ininterrotto con il Padre nello Spirito. Ma noi conosciamo bene la nostra umanità, di quanto le vicende della vita ci coinvolgano, soprattutto se cerchiamo di rimanere costantemente nella dinamica di donarci ai fratelli. Il vortice inarrestabile delle cose disorienta. C’è bisogno di un tempo di sosta, di lasciare sedimentare le emozioni, di mettersi alla presenza soltanto di Dio per rivedere insieme a Lui quanto sta avvenendo e per capire quali sono i prossimi passi da compiere.
venerdì 12: Sir 44,1.19a.22-23; Sal 104 (105); Mc 2,13-14.23-28
«Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: “Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”» (Mc 2, 23-24)
Gesù ha lottato molto e ha pagato di persona per restituire l’esperienza della fede in Dio alla sua autenticità. Attorno a sé vedeva che tutto era ridotto alla pura osservanza dei comandamenti, all’attuazione minuziosa delle regole fissate, come se il livello dell’esperienza di Dio fosse misurata solo da questo termometro esteriore. I farisei non tenevano in conto l’interiorità e quindi non si preoccupavano dell’ipocrisia. Per loro la religione era soltanto un prontuario di comportamenti corretti, che occorreva rispettare con precisione inflessibile. Ma così facendo Dio rimaneva fuori dalla porta. Ed è un rischio che corriamo anche noi.
sabato 13: Es 6,1-13; Sal 92 (93); Rm 9,1-5; Mt 5,17-19
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5, 17)
Gesù interviene per rispondere ad un’obiezione contenuta nelle accuse dei suoi oppositori: quella di voler cambiare la religione, di scavalcare le leggi dei padri che erano per sempre custodite e sigillate nella Torah. In realtà il suo è proprio lo sforzo di rispettare quelle leggi in modo più radicale, di riportarle al loro significato profondo. Obiettivo della legge infatti è alimentare l’unione con Dio, eliminare gli ostacoli che si frappongono tra noi e Lui, riportare l’Amore al centro della fede, perché Dio è Amore. Tutto ciò che non nasce dall’amore ci allontana da Lui.