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Commento alla Parola 06.11.2023 – 11.11.2023

lunedì 6: Ap 19,6-10; Sal 148; Mt 24,42-44
«Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Mt 24, 44)
L’unica cosa sicura è che sarà per tutti una sorpresa. Quindi è inutile perdere tempo in previsioni, in congetture, in calcoli di probabilità. Gesù ritornerà di sicuro, in un modo che nessuno sa e quando nessuno se l’immagina. Quindi occorre vivere senza dimenticarselo. Vuol dire che tutto va orientato verso Lui, occorre sceglierLo, tendere ad ogni istante verso la Sua volontà. Sarà bene di tanto in tanto o a fine giornata domandarsi: quanto ho contribuito oggi alla pace, alla fraternità universale, quanto ho vissuto e diffuso il comandamento nuovo dell’amore?

martedì 7: Ap 19,11-16; Sal 95 (96); Mt 24,45-51
«Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone a messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni» (Mt 24, 45-47)
È molto sano per la nostra vita interiore sorprenderci all’improvviso nel corso della giornata domandandoci: “Se il Signore arrivasse in questo istante, come mi troverebbe? Come reagirei?”. Sappiamo di san Luigi Gonzaga che interrogato mentre giocava su cosa avrebbe fatto se avesse saputo che il Signore sarebbe arrivato di lì a poco, rispose semplicemente: “Continuerei a giocare”; insegnandoci così che l’ideale massimo non è farsi trovare in chiesa a pregare, né essere addormentato nel proprio letto, ma essere nella volontà di Dio e, se coscienti, impegnati ad amare.

mercoledì 8: Ap 20,11-15; Sal 150; Mt 25,1-13
«Le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono» (Mt 25, 3-5)
La parabola delle dieci vergini raccomanda con forza la vigilanza. Non con la pretesa di non dormire mai, perché nella lunga attesa tutte le ragazze prendono sonno. Vigilanza è farsi trovare in ogni istante pronti, ben equipaggiati, avendo già messo in calcolo gli imprevisti, senza illudersi di poter risolvere tutti i problemi all’ultimo momento. Le distrazioni e la superficialità possono rivelarsi fatali. Infatti al momento finale conta soltanto quanto ci siamo spesi per Dio e per i fratelli, quanto la nostra vita è stata un dono d’amore gratuito e generoso verso chi ci stava accanto o ci era stato affidato.

giovedì 9: 1Re 8,22-23.27-30; Sal 94 (95); 1Cor 3,9-17; Gv 4,19-24
«Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano» (Gv 4, 23)
La vera adorazione non è legata a luoghi o a tradizioni fisse. È cosa del cuore, è il protendersi della nostra interiorità verso Dio, è il nostro segreto familiarizzare con Lui e questo può avvenire in ogni circostanza, dappertutto. Lo stile dell’adorare è diverso per ciascuno: dipende da come siamo fatti, dalle esperienze che abbiamo fatto ed è importante che ciascuno cerchi la strada che è più sua, sapendo che la verità dell’adorare non dipende da ciò che appare, ma rimane un affare tra noi e Dio, è tutto un mondo che non possiamo mai permetterci di giudicare.

venerdì 10: Ap 22,12-21; Sal 62 (63); Mt 25,31-46
«Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25, 34-35)
Sembrerebbe che sia molto facile entrare nel Regno: basta sfamare chi ha bisogno. Nel corso della vita noi dobbiamo impegnarci via via in un miliardo di cose, tra ambientarsi nel mondo, procurarsi il necessario per vivere, introduzione nel vivere sociale, studio, lavoro, soluzione dei problemi, cura di chi ci è affidato, ecc., per cui l’attenzione verso il bisognoso anche sconosciuto sembra perdersi nella folla immensa delle cose che facciamo. Ma quel gesto fatto o non fatto rivela cosa abbiamo nel cuore e nel giudizio di Dio non conta l’esteriorità delle nostre opere, ma l’interiorità, le intenzioni che le muovono.

sabato 11: Sir 50,1a-b(cfr.); 44,16a.17ab.19b-20a. 21a.21d.23a-c; 45,3b. 12a.
7.15e-16c; Sal 83 (84); 1Tm 3,16 – 4,8; Mt 25,31-40 o Lc 6,29b-38
Dio fece posare sul suo capo la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza; lo confermò nelle sue benedizioni. Lo glorificò davanti ai re. Sopra il turbante gli pose una corona d’oro. Stabilì con lui un’alleanza perenne e lo fece sacerdote per il popolo. (Sir 50)
La scelta del Signore non è casuale e non dipende neppure da una preferenza arbitraria. Le persone che appaiono benedette da lui sono state capaci di fare spazio nella propria vita, lasciando che questa si svuotasse da attenzioni e desideri inutili ed egoisti per aprirsi all’ascolto della parola che dà vita. Il libro del Siracide, parlando del sommo sacerdote, indica le caratteristiche di tutti coloro che hanno scelto di dedicare la totalmente la loro vita al Signore, in qualsiasi forma, a partire da qualunque condizione, in ogni epoca. Così è stato di Martino di Tours, così può essere per ciascuno oggi: persone che nel loro quotidiano sanno rendere presente il Signore per tutti, a partire dalla forma che danno alla propria vita.

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