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Commento alla Parola 04.09.2023 – 09.09.2023

lunedì 4: 1Gv 1,1-4; Sal 144 (145); Lc 15,8-10
«Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 15, 10)
La donna che ha deciso di trovare la moneta perduta ha fermato la giornata, ha interrotto ogni altra attività per dedicare tutte le energie unicamente a quella ricerca. Sembra un dispendio eccessivo di risorse per una sola moneta, o, per dirla con la parabola, per una sola persona: se dovessimo fare così con ciascuno non si finisce più… Per noi, malati di numeri, è una vera conversione: uno è molto più che sufficiente perché gli angeli del Paradiso organizzino una festa! Anche perché, lo sappiamo, una persona che incontrando Gesù cambia testa e cambia modo di pensare e di vivere è davvero uno splendido miracolo.

martedì 5: 1Gv 1,5 – 2,2; Sal 102 (103); Lc 16,1-8
«Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”» (Lc 16, 5-6)
Intraprendente e spregiudicato, questo amministratore sa trovare sempre il modo di stare a galla: dopo aver derubato il suo padrone, adesso gli procura nuovi ammanchi perché i debitori possano guardarlo con simpatia e riconoscenza, dandogli una mano in tempi che si preannunciano per lui difficili. Un bel furfante, insomma. Ma Gesù ci spiazza, dicendo: Imparate da lui! Certo, non a rubare, ma a farsi furbi nelle cose di Dio. No quindi all’ineluttabile: occorre trovare stratagemmi per venire fuori da situazioni scomode. E la strada è sempre quella della cura per i fratelli, specie i più bisognosi.

mercoledì 6: 1Gv 2,3-11; Sal 132 (133); Lc 16,9-15
«Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16, 13)
Nella vita è difficile non scendere a compromessi. Spesso ci raccontiamo che dobbiamo attualizzare il messaggio evangelico e cerchiamo di edulcorare le parole di Gesù. Vogliamo salvare tutto senza rinunciare a nulla. Il Vangelo ci richiama ad una radicalità che facciamo fatica ad accettare, ci chiede di tagliare con troppe abitudini. Eppure solo quando facciamo delle scelte sincere fino in fondo, ci sentiamo veramente liberi.

giovedì 7: 1Gv 2,12-17; Sal 35 (36); Lc 16,16-18
«La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi» (Lc 16, 16)
La musica è cambiata. Tutto quello che il pio israelita doveva compiere è diventato una regola del passato, superata. Con Gesù si inaugura un tempo nuovo. Non sono più le cose che facciamo noi a salvarci, non si tratta più di accumulare meriti, o dei “punti Paradiso”, ma c’è questa convocazione universale alla quale tutti siamo invitati. Si richiede soltanto l’umiltà di accettare questo dono gratuito, di spalancare le mani per accoglierlo. Paura di non farcela, indegnità, inadeguatezza, vergogna, sono parole cancellate dal vocabolario della salvezza. Da parte di Dio solo la gioia di rendere felici i suoi figli.

venerdì 8: Ct 6,9d-10; Sir 24,18-20; Sal 86 (87); Rm 8,3-11; Mt 1,1-16 o Mt 1,18-23
«Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1, 15-16)
La successione dei nomi di questa lunga genealogia, sfocia alla fine con l’arrivo di Gesù. Di Lui però non si dice che Giuseppe lo generò, ma viene usata una formulazione nuova, dicendo che è nato da Maria. Da un lato quindi Gesù giunge tra noi come uomo tra gli uomini, frutto di una dinastia di persone note e sconosciute, dall’altro si allude alla sua generazione divina. È il mistero dell’incarnazione, che inserisce noi umani nella natura divina e mostra un Dio, purissimo Amore, che non si scandalizza di mescolarsi con chi l’amore non sa neppure dove stia di casa. Decide di fare Suo tutto ciò che è umano, tranne il peccato.

sabato 9: Dt 11,7-15; Sal 94 (95); Fil 2,12-18; Mt 19,27-28
«Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”» (Mt 19, 27)
Pietro non se la sente di giocare la sua vita al buio. Chiede rassicurazioni, conferme, qualche sicurezza. E Gesù ci sta: gli spalanca un futuro eterno formidabile, ma non gli dona garanzie assolute per quaggiù. Gli fa capire bene che il destino del Figlio dell’uomo sarà anche il suo e che quindi sulla terra non avrà privilegi o tutele particolari: ci sono rischi e incognite, meraviglie incantevoli e sorprese sgradite, croci e delizie. Con una sicurezza inscalfibile: a conti fatti vedremo che ne valeva infinitamente la pena e che la vita quaggiù ha avuto un’intensità e una bellezza invidiabili.

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