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Commento alla Parola 04.03.2024 – 09.03.2024

lunedì 4: Gen 17,9-16; Sal 118 (119); Pr 8,12-21; Mt 6,7-15
«Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo
nome» (Mt 6, 9)
Doveva proprio insegnarcelo Gesù a pregare così, da soli non ci saremmo
arrivati. Chiedere come prima cosa che il nome di Dio sia santificato non penso sia nell’istinto religioso di molti. Però è la naturale conseguenza di chi scopre di essere amato sconfinatamente da un creatore che ha riempito il mondo di straordinaria bellezza, che si prende cura di me e di ciascuno come se fosse l’unico sulla terra, che rischia di essere ignorato o almeno sopravanzato, negli interessi di tanti, da realtà infinitamente più piccole. “Che tutta l’umanità sappia che Dio c’è ed è davvero così!”.

martedì 5: Gen 19,12-29; Sal 118 (119); Pr 8,32-36; Mt 6,16-18
«Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto» (Mt 6, 17-18)
Fare qualcosa per Dio, solo per Dio, educandoci ad avere almeno qualche
segreto con Lui è un modo per stringere una relazione intensa, personale, che si nutre di una specie di complicità. È una difesa contro quel narcisismo a volte spontaneo e oggi molto sollecitato che ci vorrebbe sempre al centro
dell’attenzione e che è molto logorante, anche per chi non ci riesce. Questi
segreti con Dio sono gli amici della pace, ci aiutano ad accumulare nella nostra interiorità il vero tesoro, nutrono le nostre energie di amore, di dedizione, danno spazio al Risorto che è in noi.

mercoledì 6: Gen 21,7-21; Sal 118 (119); Pr 10,28-32; Mt 6,19-24
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6, 24-25)
Ci puoi riuscire solo per gioco o solo per un po’. Ma ad un certo punto neanche Arlecchino può continuare a servire due padroni. Soprattutto poi se i due padroni sono molto gelosi e ti chiedono tutto. Dio e il denaro, nelle loro richieste, sono davvero molto esigenti e hanno logiche opposte: il denaro insegna la cultura dell’avere, Dio quella del dare e quindi sono assolutamente incompatibili. Ma mentre la prima è logorante, riempie di preoccupazioni, di smanie e non soddisfa mai, quella del dare dilata il cuore, moltiplica la gioia, crea fraternità e regala la pace.

giovedì 7: Gen 25,5-6.8-11; Sal 118 (119); Pr 12,17-22; Mt 6,25-34
«Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6, 31-33)
Occorre un fuoco dentro. Quando c’è quello c’è tutto. Il resto diventa
conseguenza. Parlo del fuoco per il Vangelo, per la giustizia dettata dall’amore e dalla fraternità universale: è questa che occorre coltivare, custodire, irrobustire per quanto dipende da noi e quindi soprattutto chiedere allo Spirito santo che ce ne riempia il cuore. Allora sì che tutte le altre cose finiscono naturalmente, quasi automaticamente, sullo sfondo, perdono di interesse. E la vita si riempie di passione per ciò che vale, per ciò che resta, per ciò che trasforma il mondo e lo rende poco a poco Paradiso.

venerdì 8: Nm 28,1.3a.16-25; Esd 6,19-22; Lv 22,17-21; Is 49,1-7
«Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell’uomo!”. E
subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente» (Mt 26, 74-75)
Pietro è preso dal terrore. Vede all’improvviso Gesù umiliato, oggetto di
scherno, in balìa delle persone più violente e ormai nelle mani dei suoi nemici: il mondo gli crolla addosso. In più c’è chi accusa anche lui e vede bene il rischio di essere catturato anche lui e di fare la stessa fine di Gesù. Sappiamo bene per esperienza cosa ci succede in casi simili: scatta ogni forma di autodifesa, un istinto irrazionale e invincibile di sopravvivenza, pronti a qualunque cosa pur di salvare la pelle. A meno che non ci siamo preparati, sapendo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, e abbiamo chiesto ogni forza a Dio.

sabato 9: Ez 36,16-17a.22-28; Sal 105 (106); 2Cor 6,14b–7,1; Mc 6,6b-13
«Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti
demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano» (Mc 6, 12-13)
I Dodici, inviati da Gesù dopo essere stati ben istruiti, sperimentano che la forza di Gesù è stata proprio trasmessa a loro. Sanno bene che è opera Sua in loro, perché prima non si sarebbero neppure sognati di scacciare i demòni e di guarire i malati. Prendono anche coscienza che la comunione con Lui è diventata più profonda e già partecipano della Sua stessa vita. Anche noi non dobbiamo sentirci da meno. La stessa missione è oggi affidata a quei discepoli che siamo noi: cambiano le modalità, ma l’incarico è lo stesso. E con l’amore e la Parola possiamo ancora liberare e guarire i cuori e le persone.

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