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Commento alla Parola 03.12.2023 – 09.12.2023

lunedì 4: Ez 16,1-15.23-25.35.38; Sal 134 (135); Sof 3,14-20; Mt 19,16-22
«Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”». (Mt 19, 21) L’invito di Gesù “se tu vuoi essere perfetto” dovrebbe perforare lo spirito. Tocca un ambito della personalità e delle relazioni che muta il vivere. Quanto consideriamo i nostri beni, soprattutto quelli guadagnati da noi stessi, con la nostra fatica e il nostro impegno, fanno parte integrante del vivere nel mondo. Doversi spogliare di tutto, dalla casa agli oggetti, dai ricordi agli abiti, significa rendere la persona vulnerabile, spoglia, nuda ma leggera. Consegnare tutto il proprio possesso a chi lo vuol comperare, ne sradica il possesso affettivo; consegnare il ricavato a chi non ha nulla, pone, per il futuro, sullo stesso piano del povero cui si è prestato soccorso. Nulla di più difficile, con un riscontro però: i beni eterni, incorruttibili…se tu vuoi.

martedì 5: Ez 16,1.44-47.57b-63; Sal 79 (80); Os 1,6-2,2; Mt 19,23 30 «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19, 29)
Lasciare. È così innaturale! Perché abbandonare le bellezze della vita: gli affetti più cari, le relazioni che costituiscono il tuo mondo, i beni faticosamente ottenuti, le opere che hai visto nascere o crescere anche tra tante difficoltà? Il Signore promette il centuplo a chi lascia. Con il passare degli anni, avendone fatto esperienza, sai che è così, che sarà sempre così. Ma mentre lasci, quel distacco lo senti tanto. Sempre. Perché è un morire. La risurrezione c’è, e ti sorprende ogni volta, ma occorre camminare avanti per sperimentarla.

mercoledì 6: Ez 18,1-9; Sal 78 (79); Os 2,16-19; Mt 21,10-17
«Rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”. Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: “Osanna al figlio di Davide!”, si sdegnarono» (Mt 21, 12-15)
Quel giorno nel tempio succede di tutto: il gesto profetico di Gesù che butta per aria tutto, la gente che si spaventa, la Sua dolcezza e la Sua calma nel guarire ciechi e storpi, i capi che si infuriano contro di Lui, mentre i bambini sono felici e cantano pieni di gioia. Dove arriva Gesù si sparigliano le carte, viene in evidenza quello che davvero abbiamo nel cuore, nascono le reazioni più diverse, c’è chi fa festa e c’è chi combatte. È la stessa cosa che avviene dentro di noi quando entra davvero una Sua Parola: crea sconquasso, inquietudine, per condurci ad una pace nuova, vera.

giovedì 7: Sir 50,1a-b(cfr.);44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45,3b.12a.7.15e-16c; Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 10,11-16
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore» (Gv 10, 14-15)
Il buon pastore non passa la vita solo ad amare, a dare la propria vita, ma suscita anche la reciprocità. Questa è la vera perfezione dell’Amore. C’è un ritorno, un riconoscimento da parte delle pecore, un affetto che va e che viene. Tutto questo richiama la dinamica trinitaria: in Dio infatti l’Amore scorre incessantemente tra le tre Persone. Ciascuna non smette mai di amare l’Altra. Ognuno ama ed è amato. Il pastore con il Suo amore accende i cuori, se qualcuno “prende fuoco” lo si vede proprio da come reagisce e prova a restituire. E tutto diventa diverso.

venerdì 8: Gen 3,9a-b.11b.12-15.20; Sal 97 (98); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28 «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1, 28)
La grazia di Dio non si vede, non si tocca, è impalpabile come Dio. Occorre che ci venga rivelata, altrimenti potremmo non accorgercene. Maria viene a conoscerla dall’angelo e ne rimarrà stupita: pensava di essere una persona come le altre, certo diversa, ma perché siamo tutti diversi. Della grazia di Dio però se ne vedono i frutti: quelli sì sono concreti, palpabili e visibili, suscitano stupore o contrarietà, ma non passano inosservati, cambiano il mondo. La grazia di Dio che riempiva Maria è anche nostra, è la stessa, brilla in noi nella misura in cui la lasciamo agire senza opporre resistenza. In questo lei ne è un esempio meraviglioso e unico.

sabato 9: Ez 35,1a; 36,1a.8-15; Sal 147; Eb 9,11-22; Mt 21,28-32
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò». (Mt 21, 28-30)
Ci pare che fossero un po’ instabili i figli di quest’uomo. Indecisi e volubili, poco determinati. A volte mi sembra che ci assomiglino un po’, visto che le mille voci contrapposte e frastornanti che ogni giorno ci raggiungono, da un lato ci arricchiscono, ma dall’altro ci disorientano. Occorre però avere sempre chiaro in mente che non ogni via è buona, che il bene e il male non sono per nulla equivalenti, che lavorare nella vigna del Signore non è come non farlo. E quindi conviene amare, incoraggiare, tenere vicino, prendere spunto da chi migliora il mondo con il servizio umile e nascosto, con la tenacia e la determinazione di chi vuole lasciarsi guidare solo da Dio.

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