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Commento alla Parola 02.01.2023 – 07.10.2023

lunedì 2: Gd 1,1-8; Sal 138 (139); Lc 20,9-19
«Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo? Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato» (Lc 20, 14-18)
Dire agli scribi e ai capi del popolo che non sarebbero stati eredi delle promesse fatte da Dio ad Abramo era una pugnalata terribile. Anzitutto snidava quel loro rancore che andavano covando da tempo nei confronti di Gesù e portava allo scoperto la loro volontà di ucciderlo. Inoltre era un pungerli nel vivo della loro certezza di essere perfetti, di essere sicuramente salvati, insidiava la loro illusione di essere sempre nel giusto. Quando qualcuno fa vacillare le nostre sicurezze reagiamo d’istinto con forza, occorre molta umiltà per accogliere anche solo in parte le critiche radicali che ci vengono rivolte.

martedì 3: Gd 1,17-25; Sal 124 (125); Lc 20,20-26
«Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». (Lc 20, 25)
Le tasse da pagare a Cesare erano molto gravose, in più i pubblicani che le riscuotevano se ne approfittavano vessando i poveri. Un tema scottante e doloroso. Gesù replica con chiarezza, in modo per tutti esigente, mostrando che in tutte le cose il discepolo è radicale, massimalista. E così mette a tacere i suoi avversari. Forse non sarà sempre possibile a noi, magari non ce la faremo, però sarebbe davvero bello riuscire a replicare alle obiezioni in modo non evasivo, né generico, ma con una verità che aiuta a crescere, che indica obiettivi alti che provocano e mettono in cammino.

mercoledì 4: Sof 2,3a-d; 3,12-13a.16a-b.17a-b.20a-c; Sal 56 (57); Gal 6,14-18; Mt 11,25-30
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25)
Quali sono questi segreti di Dio che solo i piccoli comprendono? Se lo domandassimo a loro forse farebbero fatica a rispondere. Proprio perché sono piccoli. A loro sembra di avere una vita così normale: avere un rapporto familiare con Dio, in ogni istante; dedicarsi a quello che il Signore chiede loro nella condizione in cui sono, cercando di farlo bene; amare, perdonare,
ricominciare; gustare le cose belle e semplici della vita, scoprire una letizia e una gioia di vivere che sostiene anche nei tempi difficili; accorgersi che con il tempo cresce in loro la Sapienza, una comprensione vera della vita, di ciò che vale e di ciò che passa. Spesso i piccoli sono persone che parlano poco e insegnano con la vita.

giovedì 5: Fm 1,8-25; Sal 111 (112); Lc 20,41-44
«Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, se Davide stesso nel libro
dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché
io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi?”» (Lc 20, 41-43)
Gesù ama dire solo indirettamente chi Lui è. Apertamente lo rivelerà a tutti il giorno del suo processo. Intanto però pone domande, prendendo anche in mano la Scrittura. Interroga quindi il testo sacro, vuol farlo parlare: perché contiene infinitamente di più di quanto si è compreso. E ci insegna quindi a fare altrettanto. Ben sapendo che solo gli indifferenti e le persone poco coinvolte
non fanno domande. Chi invece ha nel cuore una passione vuole capire, vuole sapere, chiede, non si accontenta. E le domande aumentano l’interesse e soprattutto creano legami che si stringono sempre di più.

venerdì 6: 1Tm 1,1-11; Sal 93 (94); Lc 20,45-47
«Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi
nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» (Lc 20, 46)
Gesù rifugge dall’esteriorità, dall’ostentazione, ne è davvero allergico. Non la sopporta perché il Padre è assolutamente indifferente all’appariscenza, ai nostri giudizi superficiali e si occupa del cuore. Certo, la nostra interiorità ha degli angoli un po’ bui e maleodoranti, Lui che la vede così bene non penso che ci sguazzi molto volentieri. Ma Lui continua a cercare le energie sopite, le fibre positive e promettenti, continua a gettare semi di una nuova rinascita e di nuove primavere. La religione o è religione anzitutto del cuore o non è. L’esteriorità e la ricerca di onorificenze che coprono la grettezza d’animo è la sua negazione.

sabato 7: At 1,12-14; Sal cfr. Gdt 13,18-20; Gal 4,4-7; Lc 1,26b-38
È una storia antica, che non smette di ripetersi miliardi di volte, in modi sempre nuovi. Dio fa balenare davanti agli occhi una realtà immensa, splendida, che conquista il cuore. L’angelo infatti parla a Maria con un tono che sembra raccontare qualcosa che si realizzerà senz’altro, perché è nel volere di Dio. Maria pone domande che non sono obiezioni, ma un cercare di capire quale sia il suo posto, il suo compito. Quello che è splendido in Maria è che quel progetto annunciato lei lo abbraccia, lo fa suo, “ci sta dentro” fino in fondo, se ne lascia riempire la vita, anche se all’inizio le sarà sembrato tutto così strano e inverosimile. Ma un passo dopo l’altro tutto si andrà progressivamente comprendendo.

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