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Commento alla Parola: 7.11.2022 – 12.11.2022

Lunedì 7: Ap 20,1-10; Sal 148; Mt 24,42-44
«Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Mt 24, 44)
Nella nostra vita il Signore viene più volte, non solo nell’ultima ora. Spesso però non ce lo aspettiamo, non siamo pronti a vederLo nella nostra quotidianità, attendiamo sempre qualcosa di clamoroso, pensando che sia quello il luogo della sua autentica manifestazione. Invece è proprio nella vita di tutti i giorni che Egli passa, in mezzo alle nostre fatiche, distrazioni, stanchezze. E noi rischiamo di non accorgercene, perché siamo distolti da mille faccende, pensieri e ansie, perché siamo tanto spesso troppo preoccupati da tutto ciò che non è Lui.

Martedì 8: Ap 21,9-14; Sal 44 (45); Mt 24,45-51
«Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni» (Mt 24, 45-47)
Gesù ci chiede di essere questi servi fidati e prudenti, che sanno che nulla è loro, ma tutto è stato loro affidato. Se saremo consapevoli di ciò, ci sentiremo responsabili degli altri e non ci chiederemo se tocchi a noi servire. Non aspetteremo che sia un altro a fare il primo passo, perché siamo coscienti di essere solo uno strumento nelle mani di Dio e pertanto ci lasceremo “usare” da Lui come meglio crede. Così tutto diventa più semplice, perché non ci aspetteremo nulla in cambio e ciò che comunque arriverà sarà una bella sorpresa.

Mercoledì 9: 1Re 8,22-23.27-30; Sal 94 (95); 1Cor 3,9-17; Gv 4,19-24
«Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23)
Adorare il Padre in spirito e verità è un atteggiamento che ci orienta ad una preghiera che non si allontana mai dalla comunione tra noi, che ci unisce sempre di più in un’unica realtà. Infatti Gesù ci ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6), lo Spirito Santo ci dona l’Amore. Insieme al Figlio e allo Spirito Santo adoriamo il Padre. Lo Spirito e la Verità ci fanno vivere nella vita stessa di Dio: la Trinità. Perciò, come le tre Persone sono unite dall’Amore, anch’io per pregare non posso essere solo, ma unito spiritualmente a tutta la Chiesa.

Giovedì 10: Ap 22,1-5; Sal 45 (46); Mt 25,14-30
«Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 21)
Tutti noi dal Signore riceviamo molto, ad ogni istante: a cominciare dalla vita, per proseguire con l’Amore, il perdono. Però spesso non ce ne accorgiamo neppure. Occorre fermarsi, guardare indietro e scoprire quanto ci è stato dato, con gratuità e con una benevolenza infinite. In quel momento capiamo che tutto quel bene non può fermarsi lì, ma va fatto fruttare, donato e moltiplicato. È dalla consapevolezza di quanto abbiamo ricevuto che capiamo di poter vivere solo facendo ciò che Lui ci chiede.

Venerdì 11: Sir 50,1a-b(cfr.); 44,16a.17ab.19b-20a. 21a.21d.23a-c; ,3b.12a.7.15e- 16c; Sal 83 (84): 1Tm 3,16 – 4,8; Mt 25,31-40 oppure Lc 6,29b-38
Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita piacque al Signore. Fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione. (Sir 50, 1a-b)
Martino visse pienamente l’amore per il Signore, prodigandosi perché il suo ministero di vescovo fosse lo strumento per rendere presente il vangelo, facendo sì che la carità nei confronti dei poveri consentisse a tutti l’incontro con il Signore. È come se le parole del libro del Siracide lo descrivessero, in quanto egli visse pienamente il compito del sacerdote, quello di favorire l’incontro delle persone con Dio. La sua memoria è occasione per pregare perché anche oggi quello sia l’obiettivo dell’esistenza di ogni cristiano.

Sabato 12: Dt 31, 9-18; Sal 28 (29); Rm 3, 19-26; Mc 13, 5a. 33-37
Il Signore disse a Mosè: «Ecco, tu stai per addormentarti con i tuoi padri. Questo popolo si alzerà e si leverà per prostituirsi con dèi stranieri nella terra dove sta per entrare. Mi abbandonerà e infrangerà l’alleanza che io ho stabilito con lui». (Dt 31,16)
La conclusione della vita di Mosè non coincide con la missione che ha caratterizzato tutta la sua esistenza, quella di condurre il popolo nella terra promessa: il popolo ci arriverà, ma senza di lui. Inoltre, il signore non gli comunica solo un messaggio di speranza, ma descrive quella che sarà la realtà, ovvero che il popolo non sarà in grado di custodire la legge, neppure nella terra che gli è donata. Così la storia di Mosè pare incompiuta, si conclude senza aver dato un frutto duraturo. Quella narrazione è di monito per tutti, proprio nel momento in cui si conclude un anno liturgico: non si può essere mai certi della stabilità dei propri proponimenti, né si può dare per scontato il dono ricevuto se non lo si alimenta quotidianamente. Un ciclo liturgico che si conclude porta a fare bilanci e a riconoscere che essi non sono conclusivi, ma spingono a rinnovare l’alleanza con il Signore e a cercare nuova vita nell’anno che sta per aprirsi.

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