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Commento alla Parola: 6.12.2021 – 11.12.2021

Lunedì 6: Ez 16,1-15.23-25.35.38; Sal 134 (135); Sof 3,14-20; Mt 19,16-22
«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19, 21)
Queste parole famose di Gesù hanno rattristato il giovane ricco e illuminato la vita di milioni si persone, rendendole felici. Sono parole che possiamo ripeterci ogni giorno, in tanti momenti della giornata. Essere cristiani infatti è proprio seguire Gesù. Sappiamo però che il nostro passo non è sempre così libero e spedito. E allora è opportuno domandarci: cosa mi trattiene? Di che cosa ho paura? Qual è il tesoro che mi tengo stretto per timore che qualcuno me lo rubi? Tante volte abbiamo lasciato tutto e abbiamo trovato la gioia e la pace. Eppure ogni volta è un morire, come la prima volta. Per poi risorgere.

Martedì 7: Sir 50,1a-b(cfr.); 44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45,3b.12a.7.15e-16c; Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 9,40a; 10,11-16
«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10, 11)
Il buon pastore dà tutto quello che ha, tutto quello che è. Non può risparmiarsi perché per lui le pecore sono tutto: non solo il lavoro che gli procura il sostentamento e la sopravvivenza, ma anche la compagnia, l’affetto, la cura. La vita sua e quella delle sue pecore è ormai strettamente legata, c’è una vera simbiosi tra loro. L’immagine è impressionante, al pensiero che Dio ci guardi e ci pensi così, con questa attenzione, che Lui viva per noi, anche quando noi (e non è raro) non viviamo per Lui: ci dona proprio tutto quello che ha, tutto quello che è.

Mercoledì 8: Gen 3,9a.11b-15.20; Sal 86 (87), Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28
«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine» (Lc 1, 26-27)
L’irruzione di Dio nella storia di Maria cambia la sua esistenza e anche quella dell’intera umanità. L’invio dell’angelo segna l’avvio di un’esperienza impensata: Dio che diventa uomo. È in certo modo l’inizio di una nuova creazione: con Gesù tutto l’universo conosce la sua origine e viene redento, portato in una nuova dimensione. E anche noi, facendo nostri la fede e il sì di Maria, entriamo in questo mondo nuovo, tutto docilità a Dio e imitazione del Suo amore. Questa realtà, che è il Regno di Dio sulla terra, lungo i secoli, vuole rinnovare e riscattare ciò che nel mondo è destinato a crollare e morire e donargli vita eterna.

Giovedì 9: Ez 18,1.23-32; Sal 15 (16); Os 2,20-25; Mt 21,18-22
«Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà» (Mt 21, 21)
Gesù chiede una fede tenace e ardita. Una fede che non si guarda indietro e attorno esitando, una fede che non fa del dubbio il segno della propria originalità, ma una fede che tutto crede, che scommette sulla potenza dell’amore di Dio per noi, una fede che ipoteca il futuro con la certezza che da ultimo ci regalerà sicuramente qualcosa di molto buono, perché Dio non potrà permettere il contrario. Una fede che chiede anche l’impossibile, sapendo che tutto è nostro, perché siamo figli di Dio. Questa è una fede che regala gioia e fiducia anche in questo cambiamento d’epoca.

Venerdì 10: Ez 35,1a; 36,1-7; Sal 30 (31); Os 3,4-5; Mt 21,23-27
«”Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta» (Mt 21, 25-26)
Questi capi dei sacerdoti e anziani del popolo cercano la risposta più opportuna, quella che fa al caso loro, ma non riescono a trovarne una conveniente. Perciò non rispondono. A loro non interessa la verità, ma solo fare uno sgambetto a Gesù e sono indispettiti per non esserci riusciti. Rimane però in noi una domanda: ma loro cosa pensano? Perché anche a tutti noi capita di discutere e di voler avere ragione, e quando perdiamo siamo arrabbiati di essere stati sopraffatti. Ma in realtà, dopo la sconfitta, siamo disposti a cercare una risposta vera e soddisfacente, anche a costo di cambiare idea?

Sabato 11: Ez 35,1a; 36,1a.8-15; Sal 147; Eb 9,11-22; Mt 21,28-32
«“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò» (Mt 21, 28-29)
Questa riottosità a vivere con immediatezza ciò che il Signore ci chiede sembra a volte inestirpabile. E forse non è su questo che occorre lavorare. L’allenamento consiste invece nel superarsi, nel non ascoltarsi, nel non indugiare nel fare altro, ma nel saltare fuori e immergersi nella nuova volontà di Dio senza troppi ragionamenti. Sappiamo infatti che la strada giusta è quella e ne abbiamo la prova ogni volta. E ci rimane nel cuore la pace e la sensazione profonda di aver fatto qualcosa di importante, di ben riuscito, anche quando si tratta di piccole cose.

 

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