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Commento alla Parola: 4.10.2021 – 9.10.2021

Lunedì 4: Sof 2,3a-d; 3,12-13a.16a-b.17a-b.20a-c; Sal 56 (57); Gal 6,14-18; Mt 11,25-30
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)
I piccoli sanno bene di non riuscire a cavarsela da soli. Si accorgono che le loro forze sono limitate e perciò quando hanno bisogno di aiuto lo cercano. Gesù è il luogo del ristoro per ogni cuore. Nell’ascolto di quanto ci dice, nel dialogo confidenziale con Lui, nella sosta a tu per tu con Lui i polmoni dell’anima ritrovano ossigeno. È un’oasi rigenerante, un rifugio sicuro, una presenza davvero amica. Da Lui ti senti capito, stimolato se necessario, ritemprato e poi rilanciato nella tua “mission”. Ogni volta che cerchiamo ristoro altrove riusciamo ad evadere per un po’, ma poi ci accorgiamo che la stanchezza e la pesantezza del cuore sono rimasti intatti.

Martedì 5: Gd 1,17-25; Sal 124 (125); Lc 20,20-26
«Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio» (Lc 20, 25)
C’è una macchinazione studiata nei dettagli per far cadere Gesù. Le provocazioni sono frequenti e sempre rivestite in modo ipocrita da un interesse, da una domanda, da un falso desiderio di capire. Gesù però ne approfitta per dilatare il suo insegnamento, per gettare luce sulle realtà quotidiane. Questa sua celebre frase di non smette ancora oggi di inquietare. Perché nei nostri doveri verso Dio e anche verso Cesare è frequente sentirsi in difetto. Spesso le nostre proteste o le nostre giustificazioni vorrebbero difenderci, ma intanto il Maestro interiore non ci lascia tranquilli, urge e ci spinge a conversioni molto concrete.

Mercoledì 6: Fm 1,1-7; Sal 91 (92); Lc 20,27-40
«Gesù rispose loro: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”» (Lc 20, 24-26)
Gesù, provocato sul tema della risurrezione, spalanca una finestra sulla vita futura. Ci rivela un mondo di relazioni aperto, non confinato in rapporti riservati e inaccessibili: una realtà dove la fraternità regna davvero sovrana, senza confini, perché Dio è proprio il Padre di tutti, dove l’indifferenza è sconosciuta, perché il valore e la stima di ciascuno sono ben visibili e ciascuno brilla di una luce di Dio tutta speciale e unica. Figli della risurrezione quindi, figli di una vita nuova, quella che nel cuore sogniamo tutti, quella che Gesù vorrebbe regalare a tutti già da quaggiù e che si realizza dove l’amore raggiunge la reciprocità.

Giovedì 7: Fm 1,8-25; Sal 111 (112); Lc 20,41-44
«Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi?» (Lc 20, 42-43)
Gesù, per alludere alla sua divinità durante una controversia con sadducei e scribi, cita questo primo versetto del Salmo 110. È un frase che rivela come il Padre abbia dato a Gesù il potere di sottomettere a sé tutte le cose, un dominio assoluto sulle potenze del male. Ciò non esenta Gesù dal dolore del male che ricadrà su di Lui, ma ne garantisce con certezza la vittoria finale. Perciò anche noi, suoi discepoli, non potremo pretendere di attraversare indenni le prove della vita, ma stretti a Gesù sappiamo di poter affrontare ogni cosa, sicuri di partecipare al suo trionfo alla fine della storia.

Venerdì 8: 1Tm 1,1-11; Sal 93 (94); Lc 20,45-47
«Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» (Lc 20, 46)
Gesù non sopporta l’ostentazione, la smania di apparire, di ricevere lodi e riconoscimenti, il gusto di primeggiare, di sentirsi sempre un gradino o più al di sopra degli altri. Il Padre suo e nostro è così diverso! Lui che si nasconde dentro le meraviglie del creato con il rischio di non essere riconosciuto e neppure visto, Lui che splende dove c’è un gesto d’amore gratuito segreto, Lui che regala vita con una prodigalità sconfinata a tutti e a tutto senza pretendere nessun contraccambio, Lui che dimora stabilmente nello strazio, nell’ingiustizia e nella violenza subita, per confortare, dare sollievo e rinnovare la speranza.

Sabato 9: Dt 16,1-8; Sal 98 (99); Eb 11,22-29; 3) Lc 22,7-16
«Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua» (Lc 22, 13)
Gesù dà ai discepoli indicazioni dettagliate sul luogo dove celebrare la Pasqua. Si direbbe che tutto sia già stato organizzato, previsto. La vita di Gesù infatti si concentra lì, nei giorni della Pasqua, dove ogni particolare, ogni parola avrà un significato eternamente nuovo. La preparazione dei discepoli è solo esteriore. Per quanto si possa addobbare la sala e scegliere i servizi migliori, ciò che avverrà sarà infinitamente più importante e sorprendente. È ciò che succede anche nelle nostre liturgie: la nostra parte è solo la cornice, chi domina e riempie tutta la scena è questo Suo amore sconfinato che si fa pane e vino per la fame di tutti.
o anche di soffocare. L’amore concreto ci salva.

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