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Commento alla Parola: 3.10.2022 – 9.10.2022

Lunedì 3: Gc 5,7-11; Sal 129 (130); Lc 20,9-19
Disse allora il padrone della vigna: «Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!». (Lc 20,13)
Mio Dio come sei buono! Ti sei incarnato! Tu, Dio, hai preso un corpo e un’anima umani e sei venuto ad abitare visibilmente in mezzo a noi, «conversando in mezzo agli uomini», vivendo con loro come uno di loro. E questo perché? Per bontà, per gli uomini, per salvarli e santificarli. Amore, agisci sia per amore sia con amore, amore infinito e divino. Non è sorprendente che gli effetti prodotti dalla tua natura che è l’infinito amore, siano pieni di un amore incomprensibile, infinitamente al di sopra dei nostri poveri cuori e dei nostri poveri spiriti? […] Tu sei amore, o mio Dio, ecco perché ci dai questa testimonianza d’amore, della quale nessuna anima può comprendere il mistero, come la tua incarnazione e la tua passione!

Martedì 4: Sof 2,3a-d; 3,12-13.16.17.20 ; Sal 56 (57); Gal 6,14-18; Mt 11,25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». (Mt 11,25)
Come sei buono, mio Dio, nell’avere fin dall’inizio nascosto queste cose ai saggi e ai prudenti secondo il mondo, affinché si umilino e si facciano piccoli per entrare nella verità, guadagnando così due beni insieme, la verità e l’umiltà… Come sei buono nell’aver fin dall’inizio rivelato queste cose ai piccoli, per mostrare che tutte le anime sono chiamate al cielo, per incoraggiare tutte le anime, per mostrare che il cammino del cielo è aperto a tutti, che nessuno ne è escluso, nessuno è incapace di percorrerlo. Più saremo umili, più Dio si rivelerà a noi: scendiamo e Dio ci alzerà donandoci la sola vera gloria che è «conoscere Dio e colui che ha mandato, Gesù Cristo».

Mercoledì 5: 2Tm 1,1-12; Sal 138 (139); Lc 20,27-40
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui. (Lc 20,38)
Quante generazioni si succedono! Queste generazioni innumerevoli, i cui corpi dormono nella polvere, non sono morte, vivono: vivono e vivranno per sempre… Il tempo che hanno passato sulla terra era solo il primo passo della loro vita: sono entrate nella vera esistenza, quella per la quale sono fatte; il giorno in cui Dio le ha liberate dal loro corpo: non sono morte, tutte queste generazioni. Siamo piuttosto noi che non viviamo, come i bambini appena nati sono senza vita accanto a uomini fatti, perché non godono ancora delle facoltà che appartengono alla loro natura. Tuttavia la nostra infanzia è grande. Non possiamo trovare bassa questa esistenza terrena che Dio ha reso bella, santa e sacra vivendo trentatré anni sulla terra…

Giovedì 6: 2Tm 1,13 – 2,7; Sal 77 (78); Lc 20,41-44 Allora egli disse loro:
«Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide?». (Lc 20,41)
«Mio Dio, chi sei tu e chi sono io?», era la preghiera di santa Teresa, l’invocazione di santa Colette. In due parole è racchiusa la doppia storia che deve costituire spesso, anzi abitualmente, il soggetto della nostra preghiera: la storia dei doni di Dio alla nostra anima e la storia della nostra ingratitudine… Ammiriamo le meraviglie della natura, belle e buone perché sono opera di Dio e ci conducono subito ad ammirare e lodare il loro autore: se la natura, l’uomo, la virtù, l’anima sono cose tanto belle, quale sarà la bellezza di Colui di cui queste meraviglie non sono che un pallido riflesso!… Ma non fermiamoci a queste bellezze create, esse sono indegne di noi: passiamo subito alla bellezza eterna!

Venerdì 7: At 1,12-14; Sal cfr. Gdt 13,18-20; Gal 4,4-7; Lc 1,26b-38a
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». (Lc 1,38a)
Leggiamo i santi Vangeli, amorevolmente, seduti ai piedi di Dio che ci parla di sé e ascoltando la sua Parola con un’attenzione e uno zelo che sono la misura del nostro amore: amorevolmente, ascoltandolo parlarci di sé, come Maria e Giuseppe facevano a Nàzaret, come Maddalena a Betania… Ciò ci mostra che dobbiamo cercare di comprendere questa beneamata Parola: colui che ama non si accontenta di ascoltare le parole dell’essere amato come una cara melodia; ci tiene a cogliere, a comprendere le più piccole parole; ci tiene tanto più quanto più ama, poiché tutto ciò che viene dall’essere amato ha tanto valore. Hanno tanto valore soprattutto le sue parole, che dicono della sua anima!

Sabato 8: Dt 16,13-17; Sal 98 (99); Rm 12,3-8; Gv 15,12-17
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. (Gv 15,12-13)
Gettatevi nella carità e significherà gettarvi tra le braccia di Dio… Più agirete nella carità verso tutti, più il vostro cuore si scalderà per i vostri cari che amate già molto… Perché abbiamo un solo cuore: più sarà caldo per tutti gli uomini, più sarà caldo per la vostra famiglia e caldo per Dio: se è freddo per i poveri, per gli sconosciuti, sarà meno caldo per i vostri, meno caldo per Dio… e la carità di un uomo da solo, per quanto dolce e benedetta sia, ha poco potere, mentre sostenuta, diretta, aiutata dai cuori di un’intera società, fa un grande bene: le sue forze crescono infinitamente.

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