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Commento alla Parola: 29.11.2021 – 04.12.2021

Lunedì 29: Ez 9,1-11; Sal 85 (86); Ml 3,13-18; Mt 13,53-58
«Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?”. Ed era per loro motivo di scandalo» (Mt 13, 54-57)
Quando si pensa di conoscere troppo bene una persona, diventa difficile capire chi sia realmente. Non ci si mette in ascolto, ci si scontra con l’idea che si ha di lei. Peggio ancora se ci si basa su ciò che si è sentito dire. Molti rapporti falliscono proprio per questo. Ogni volta che incontro qualcuno deve essere come se fosse la prima volta, solo così posso guardare chi mi sta di fronte con l’occhio di chi vuol capire per poter amare.

Martedì 30: 1Re 19,19b-21; Sal 18 (19); Gal 1,8-12; Mt 4,18-22
«Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono» (Mt 4, 22)
È la prima delle chiamate di Gesù, quella dei quattro pescatori, ad essa ne seguiranno altre. La cosa più sorprendente di tutte è la rapidità con cui chi viene chiamato decide di lasciare tutto ciò che ha, persino gli affetti più cari, e di incominciare una nuova vita di cui non conosce nulla. Nella vita di molti c’è questo spartiacque tra il prima e il dopo. È il momento in cui si dice: “Sì”, magari dopo aver lottato fino allo sfinimento. È un istante che non si dimentica più, perché è come se si nascesse una seconda volta.

Mercoledì 1: Ez 12,1-7; Sal 102 (103);Sof 1,1.14-18; Mt 15,10-20
Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo! (Mt 15, 10-11)
Ci occupiamo, giustamente, dei cibi di cui ci nutriamo, facciamo attenzione alle diete, alla varietà, all’integrità. Quando ci riusciamo, anche alla quantità. Nel mondo occidentale si moltiplicano vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani. Ci sono motivazioni etiche di rispetto per la vita animale, principi religiosi, attenzione per la salute e preoccupazione per l’ambiente. Gesù però pone l’accento e l’attenzione sul cuore, su ciò che lo nutre, sulle parole che ascoltiamo e che leggiamo, sulle riflessioni che facciamo, le decisioni che prendiamo, da ultimo, sulle parole che escono dalla nostra bocca. La bocca infatti parla dalla pienezza del cuore. Tutto questo è ancora più decisivo, condiziona più radicalmente la nostra vita, può cambiare il mondo attorno a noi.

Giovedì 2: Ez 12,8-16; Sal 88 (89); Sof 2,1-3; Mt 16,1-12
«Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei» (Mt 16, 6)
Lievito è una parola forte della Bibbia, basti pensare ai pani azzimi pasquali. È simbolo di vita, ma anche di contaminazione. Se la tentazione di seguire i lieviti sbagliati ha attraversato l’esperienza dei primi discepoli, è probabile che sia un fenomeno che può ripetersi (Luigino Bruni). È così facile lasciarsi sedurre dalle apparenze, da ciò che impressiona, dalla spettacolarità, dalla prosopopea, dalle idee urlate, dalla pubblicità. Gesù ha un altro stile, non grida, ma parla al cuore, fissa lo sguardo su ciò che è piccolo e trascurabile, ma che porta il segno della generosità, del dono di sé, del servizio. Uno stile che fa lievitare la civiltà dell’amore, la cultura del dare e dà spazio alla presenza di Dio in mezzo a noi.

Venerdì 3: Ez 13,1-10; Sal 5; Sof 3,9-13; Mt 17,10-13
«Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto» (Mt 17, 11-12)
È frequente vivere nell’attesa di un evento che modificherà la realtà, di un profeta che riordinerà le cose. Non è raro incontrare chi attende soluzioni dall’Alto che prima o poi dovrebbero accadere. Gesù però insegna che rimane sempre il problema di riconoscere i segni di Dio. A volte sono proprio sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo, anzi continuiamo a cercare altrove. Perché noi vorremmo in qualche modo essere esentati dalla fatica di aggiustare il mondo, speriamo sempre che qualcuno faccia per noi il lavoro sporco. E invece ci è chiesto ogni mattino di rimboccarci le maniche e fare nel modo migliore tutta la nostra parte.

Sabato 4: Ez 13,1.17-23; Sal 85 (86); Eb 9,1-10; Mt 18,21-35
«Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18, 32-33)
Le parabole di Gesù sul perdono ci appaiono molto esigenti. Vogliono spazzare via le nostre reticenze e cancellare tutti i torti subiti, senza attendere di essere in qualche modo rimborsati. Forse perché Dio è misericordia e i suoi figli hanno il compito di rappresentarLo sulla terra. È interessante che Gesù non pretenda mai che noi siamo senza peccato, mentre noi ci illudiamo un po’ di esserlo o di diventare così. Ci chiede invece comportamenti coraggiosi che facciano brillare l’amore. Perdonare è difficile, lo sappiamo bene per esperienza, troviamo mille ottime scuse per sottrarci, ma in questo Gesù non fa sconti.

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