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Commento alla Parola: 28.11.2022 – 3.12.2022

Lunedì 28: Ger 3,6a;5,15-19; Sal 101 (102); Zc 3,6.8-10; Mt 13,53-58
«Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi?”» (Mt 13, 54)
I nazareni rivedono Gesù e lo trovano trasformato. Faticano a riconoscerlo. Devono convincersi che sia proprio quell’uomo che hanno visto crescere sotto i loro occhi fin da quando era piccolo. Cercano di scoprire la cause di questo cambiamento, ma non trovano risposte. I conti non tornano. E tutti questi pensieri bloccano il loro cuore, rimangono prigionieri delle loro domande. Diventano incapaci di accogliere questa novità che hanno davanti a loro. Occorrerebbe riconoscere che Dio è all’opera in modo strabiliante, ma non hanno il coraggio di abbandonare i loro pensieri e di fidarsi di Gesù.

Martedì 29: Ger 3,6a;5,25-31; Sal 102 (103); Zc 6,9-15; Mt 15,1-9
«In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!”» (Mt 15, 1-2)
Far coincidere la fede in Dio con le mani lavate sembra un assurdo. Eppure quando si assolutizzano alcuni comportamenti e li si ritiene intoccabili è un rischio che si corre facilmente. Dio diventa così soltanto “una serie di cose da fare”, la religione diventa un prontuario di gesti da compiere. Manca un tu, una relazione, un amore che mi avvolge ad ogni istante e che suscita amore, una familiarità, una condivisione di vita, un sogno comune, una passione che spinge lontano: insomma manca tutto. Manca Dio. Eppure per i farisei non mancava nulla: perché Dio per loro era solo una cosa, un elenco di leggi.

Mercoledì 30: 1Re 19,19b-21; Sal 18 (19); Gal 1,8-12; Mt 4, 18-22
«Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mt 4, 18-20)
Basta così poco per capovolgere la propria vita? È sufficiente una frase detta mentre sono impegnato nel mio lavoro? Si lascia subito tutto senza darsi il tempo di riflettere? Questo breve episodio nella sua semplicità è davvero sconcertante. Forse anche Pietro e Andrea farebbero fatica a rispondere a queste domande. Oppure ci direbbero che è il mistero della chiamata. Che la loro decisione improvvisa ha stupito anche loro. Che c’è un invito che supera ogni cosa, che appare come l’unica strada sensata, che c’è una grande attrattiva che chiama, pur difficile da definire con precisione. Si saranno domandati anche loro più volte cosa sia realmente successo, ma i misteri dell’amore di Dio sono più grandi delle nostre parole.

Giovedì 1: Ger 7,1-11; Sal 106 (107); Zc 8,10-17; Mt 16,1-12
«Guardatevi invece dal lievito dei farisei e dei sadducei». (Mt 16,11)
Gesù stava compiendo molti miracoli, ma farisei e sadducei ne vogliono uno strepitoso, che provi la sua identità messianica. L’evangelista Matteo ribadisce altre richieste per segni spettacolari, all’inizio del suo ministero, con le tentazioni di Satana nel deserto (4,1-11), poi in 12,38 e anche in 27,42 là ai piedi della croce. Il segno che invece Gesù conferma è la sua predicazione unita al dono di sé, della sua passione morte e risurrezione. Il lievito dei farisei, ossia la loro dottrina, il modo di vivere il rapporto con Dio incentrato sull’obbedienza formale alla Legge e l’intendere l’opera del Messia in termini puramente terreni, politici e mondani, ostacola l’accoglienza e il riconoscimento di Cristo come Figlio di Dio. Ciò che Gesù compie è stato preannunciato dalle Scritture. Gesù mette in guardia i suoi discepoli da questa falsa interpretazione della Torah impedendo di fatto la fedeltà a lui.

Venerdì 2: Ger 7,1.21-28; Sal 84 (85); Zc 8,18-23; Mt 17,10-13
«Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». (Mt 17,12)
Questi versetti di Matteo sono successivi alla trasfigurazione del Signore. La persona di Gesù riassume e attua quanto la Legge (Mosè) e i profeti (Elia) hanno annunciato riguardo al Messia. Il suo precursore, Giovanni il battezzatore, è quell’Elia che deve ritornare prima dell’Unto di Dio, il cui compito era di annunciare il Messia ma anche di prefigurare la sua morte violenta. Gesù ne è consapevole e il Figlio diletto proclamato dalla voce di Dio sul Tabor è il servo sofferente di Javhè secondo la profezia di Isaia 53. È importante accostarci alla Scrittura non solo con lo scopo di capire con la testa l’annuncio che contiene, ma soprattutto con un cuore sveglio che ci permetta di com-prendere (= prendere dentro) nella nostra vita la venuta del Figlio di Dio che, incarnandosi, è venuto a mostrarci in prima persona come si vive da figli del Padre, obbedienti e fiduciosi, nonostante il rifiuto dell’umanità.

Sabato 3: Ger 9,22-23 Sal 84 (85); Eb 3,1-6; Mt 18,21-35
«Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». (Mt 18,35)
Il perdono è dovuto al fratello perché Dio nostro Padre perdona a noi in modo illimitato. Così deve essere tra fratelli e sorelle in Cristo. L’amore, la correzione, il perdono sono la modalità per vivere tra fratelli nella casa del Padre in cui Cristo, il Figlio unigenito, abita. La misericordia di Dio è l’annuncio fondamentale del regno che viene, regno che è la stessa persona di Cristo, da cui impariamo il modo di vivere, soprattutto verso chi ci è debitore. La Sapienza di Dio è la sua bontà, per noi ha un nome e un volto preciso, quello di Gesù che ci è di esempio nella sua fedeltà al Padre e nel suo donarsi a noi, suoi fratelli, fino alla morte e alla morte di croce. La buona notizia è questa: Gesù è morto per i nostri peccati, Gesù è risorto per la nostra giustificazione. Immersi in questo amore misericordioso dal quale riceviamo gratuitamente vita, a nostra volta lo ridoniamo ai fratelli di cuore.

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