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Commento alla Parola: 26.7.2021 – 31.7.2021

Lunedì 26: 2Sam 5,1-12; Sal 88 (89); Lc 11,1-4
«Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi
discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha
insegnato ai suoi discepoli”» (Lc 11, 1)
Pregare è difficile: o si riduce a ripetere delle preghiere o è una delle cose più
faticose, perché ti chiede di lasciare tutto fuori di te per abbandonarti
completamente nelle braccia del Padre. Quando si è innamorati è facile
guardarsi e non accorgersi del tempo che passa, ma poi le cose cambiano, si
continua a volersi bene, ma ci sono altre pressioni. La stessa cosa è con la
preghiera, abbiamo avuto dei momenti nella vita in cui era possibile
raggiungere momenti di estasi, ma poi tutto torna alla normalità. E allora
bisogna affrontare la fatica di rimanere nonostante l’aridità e saper ripetere:
«Signore, insegnami a pregare!»

Martedì 27: 2Sam 6,1-15; Sal 131 (132); Lc 11,5-8
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami
tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da
offrirgli”» (Lc 11, 5-6)
Andare a chiedere un favore ad una persona che sta dormendo significa saperla
veramente amica, perché con un estraneo nessuno avrebbe il coraggio di farlo.
Vuol dire conoscerla e sapere di poter ottenere ciò che chiediamo. Ecco il
nostro atteggiamento con il Signore: lo sappiamo Padre, sappiamo che se quello
che chiediamo è per il nostro bene, alla fine ce lo concederà. E Gesù ci insegna
ad essere insistenti, a non mollare fino alla fine, se è qualcosa per cui vale
veramente la pena lottare.

Mercoledì 28: 2Sam 11,2-17.26-27; 12,13-14; Sal 50 (51); Lc 11,9-13
«Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
(Lc 11, 13)
Come nella parabola dell’amico importuno, Gesù ci insegna a perseverare nella preghiera, a non arrenderci, a non considerarci mai sconfitti. Il Padre ci lascia lottare con i nostri desideri, perché con il passare del tempo capiamo quali sono le cose veramente essenziali per cui pregare. Così la preghiera diventa perseverante, tenace e ci stringe sempre di più a Gesù. A volte però facciamo fatica a riconoscere ciò che veramente vale, ecco perché con la preghiera ci viene donato lo Spirito Santo: Lui saprà illuminarci.

Giovedì 29: 2Sam 18,24 – 19,9b; Sal 88 (89); Lc 11,14-20
Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
(Lc 11, 20)
Gesù scaccia i demoni non certo perché la forza gli viene da satana, ma lo fa con
un potere che è superiore al male assoluto e gli viene da Dio. Ogni intervento
contro il male è segno del regno di Dio; è Dio che difende il proprio popolo dalle
forze che vorrebbero distruggere ogni vita. Nella storia umana si ripete la stessa
situazione raccontata dall’evangelista: allo stupore della folla di fronte
all’intervento prodigioso di Gesù che guarisce il povero muto, c’è chi insinua che
lo abbia fatto per proprio tornaconto e per rispondere ad un potere malevolo.
Le testimonianze di bene sembrano più difficili da interpretare che non quelle di
male.

Venerdì 30: 1Re 1,41b-53; Sal 131 (132); Lc 11,21-26
«Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando
sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”.
Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori
di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo
diventa peggiore della prima» (Lc 11, 24-26)
Non si può mai abbassare la guardia, sentirsi arrivati. Occorre vigilare, non
lasciarsi andare per inerzia, perché la vita di fede è come l’amore, che va curato
e rinnovato continuamente, altrimenti lascia il posto all’abitudine e all’apatia.
Non è un evento improvviso, richiede tempo, ma logora poco alla volta e alla
fine ci si ritrova svuotati e un po’ smarriti. Si comincia allora a vivere dei riti,
delle tradizioni, ma non la vita di Gesù in noi. Quella infatti è continua
giovinezza, entusiasmo, passione, tutte cose possibili a qualunque età.

Sabato 31: Nm 22,41 – 23,10; Sal 97 (98); Gal 3,13-14; Mt 15,21-28
«Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”» (Mt 15, 26-27)
Penso che solo una donna poteva rispondere così. Un uomo probabilmente si sarebbe offeso, avrebbe rinunciato, arrendendosi; ma lei lottava per la figlia e sapeva bene dove voleva arrivare. Quando ciò che vogliamo raggiungere è per una giusta causa occorre essere pronti a superare orgoglio e imbarazzi. Ci accorgeremo che gli altri restano disarmati di fronte a un simile atteggiamento. Si direbbe che anche Gesù non resiste. Lo si era già visto con Maria alle nozze di Cana: davanti a una fede grande Gesù non oppone più resistenza.

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