Lunedì 25: Ap 4,1-11; Sal 98 (99); Lc 9,57-62
«Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”» (Lc 9, 62)
Il volgersi indietro nella Bibbia è sempre stigmatizzato. Per voltarsi occorre fermarsi e poi riguardare il passato, mentre la volontà del Signore è sempre un cammino verso il domani. Soprattutto con il passare degli anni è sempre più difficile guardare il futuro e spesso anche il presente sembra troppo diverso da ciò che vorremmo. Ecco allora salire una nostalgia del passato, delle tradizioni, dei valori visti come sicurezze che non esistono più. È invece proprio quello il momento di buttarsi nella mischia, di portare ottimismo e fiducia a generazioni che ne hanno tanto bisogno. È il compito che ci è affidato, testimoniare la gioia che una vita di sequela ci dà, senza preoccuparci di giudicare troppo ciò che ci circonda.
Martedì 26: Ap 5,1-14; Sal 97 (98); Mc 10,17-22
«Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni» (Mc 10, 21-22)
Gesù dà una prova del Suo amore, chiede tutto l’amore dell’altro per sé. Perché l’amore sia autentico occorre che nulla e nessuno sia prima di Lui. Spesso anche noi ci spaventiamo come il giovane ricco, pensiamo ci venga tolto tutto e non abbiamo il coraggio di fare il salto. In realtà se ci fidiamo dell’Amore del Signore scopriamo che nulla ci viene tolto, ma solo trasfigurato, tutto passa in secondo piano, non lo vediamo più brillare come prima perché siamo abbagliati dalla Sua luce. Scopriamo però cosa sia la libertà, quella vera, quella che non si spaventa davanti a nulla, perché consapevole che con il Signore siamo capaci di qualunque cosa.
Mercoledì 27: Ap 6,1-11; Sal 149; Mt 19,9-12
«Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”» (Mt 19, 9-10)
Quella di Gesù è una nuova visione del matrimonio, non più come un contratto in cui il marito ha ogni diritto, ma come unione profonda tra due persone. Uno degli aspetti rivoluzionari rispetto al pensiero del tempo è la Sua concezione della donna, una persona da rispettare ed amare e non da assoggettare. Noi pensiamo che in alcune parti del mondo questo sia ancora un obiettivo lontano, ma spesso ci accorgiamo che anche in casa nostra è ancora un valore da conquistare appieno.
Giovedì 28: At 1,12-14; Sal 18 (19); Ef 2,19-22; Gv 14,19-26
«Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi» (Gv 14, 19-20)
Gesù sta per salire al Padre e non sarà più visibile fisicamente. Promette però di continuare a vivere con il Padre in ognuno di noi. Ecco la vita eterna: avere in noi tanto piccoli e finiti, l’infinito, l’eterno. È qualcosa di paradossale, al di là di ciò che saremmo in grado di pensare e capire. Eppure lo Spirito ci aiuta a percepire questa realtà come tangibile. È possibile sentire in noi la presenza del Signore e la Sua voce, ma occorre abituarsi ad ascoltare.
Venerdì 29: Ap 8,1-6; Sal 94 (95); Mt 10,40-42
«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10, 42)
Tutti siamo assetati, tutti abbiamo bisogno di acqua fresca. Spesso scopriamo che non dobbiamo fare grandi cose per risollevare gli animi di chi è veramente stanco. A volte basta una telefonata, una mail, un messaggio per dire: “Sono vicino a te in questo momento, non sei solo”. In alcune conversazioni che tendono al basso, al pettegolezzo, portare un respiro più ampio, fa scorrere un po’ di quest’acqua. Sono sempre cose piccole che non appaiono però ristorano, danno un po’ di forza per continuare il cammino agli altri e a noi la gioia di poter costruire anche senza grandi imprese..
Sabato 30: Is 56, 3-7; Sal 23 (24), 1-6; Ef 2, 11-22; Lc 14, 15b; Lc 14, 1a. 15-24
«Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi» (Lc 14, 16-18)
Sembra assurdo, eppure è un esperienza talmente ordinaria da non suscitare più stupore. All’invito più ambito e prezioso della vita vengono facilmente anteposte mille cose più o meno importanti. Come se ciò che è essenziale si potesse posticipare senza problemi. Siamo sempre persuasi che le nostre urgenze siamo indilazionabili, eppure ci accorgiamo ogni giorno che l’invito di Dio potrebbe sempre trovare spazio e che tanto spesso il tempo che gli abbiamo sottratto l’abbiamo impiegato in modo banale. Però, nonostante le mille occasioni sciupate, è sempre possibile rimettersi in pista e ricominciare.