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Commento alla Parola: 25.04.2022 – 30.04.2022

Lunedì 25: 1 Pt 5, 5b-14; Sal 88 (89); 2 Tm 4, 9-18; Lc 10, 1-9
«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada» (Lc 10, 3-4)
Gli agnelli, se sanno di essere in una regione infestata dai lupi, devono essere guardinghi, muoversi con attenzione, senza illudersi che il mondo sia tutto buono e gentile. Le sorprese in questo senso possono essere sempre dietro l’angolo. I discepoli devono essere così: circospetti, ma non timorosi, né spaventati. Tant’è che non devono portare nulla con sé, perché non saranno mai soli e sperimenteranno sempre tanta accoglienza e provvidenza, più di quella che immaginano, segno della presenza di Dio con loro. Per questo potranno rimanere miti e spensierati, fiduciosi ma non ingenui, sorridenti anche nelle vicende difficili.

Martedì 26: At 3,1-8; Sal 102 (103); Gv 1,43-51
«Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù”» (Gv 1, 43-45)
Gesù trova Filippo, Filippo dice a Natanaele che è stato lui ad aver trovato: chi ha ragione? L’iniziativa è stata di Gesù, ma è anche vero che sia Lui che Filippo sono in ricerca. Gesù cerca discepoli cui regalare la sua gioia, Filippo cerca una vita vera e con Gesù l’ha trovata. Occorre cercare in due: Gesù suscita la nostra ricerca, ma tocca anche a noi avere in cuore un sogno e cogliere al volo le occasioni propizie. A volte sono sotto gli occhi e non le vediamo. Basterebbe partire dal fratello che abbiamo accanto, farci prossimi con gratuità e ce ne accorgeremmo.

Mercoledì 27: At 4, 1-12; Sal 117 (118); Gv 3, 1-7
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8)
L’uomo (o la donna spirituale) è inafferrabile come il vento. Segue Dio e la sua vita getta luce, interroga. È una presenza viva di Dio, nonostante i suoi peccati e i suoi limiti, e lascia una traccia nei cuori. Lui stesso non se ne accorge e quando glielo si dice è il primo a rimanerne sorpreso e incredulo. Non è un alieno, vive gomito a gomito tra gli altri. Succede spesso che una persona si distanzi da Dio per mille ragioni, ma il ricordo di un incontro profondo, anche semplice, con una persona mossa dallo Spirito rimane indelebile e suscita nostalgie, ricordi luminosi. Dio ci parla e ci attira anche così.

Giovedì 28: At 4, 13-21; Sal 92 (93); Gv 3, 7b-15
«In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza» (Gv 3, 11)
C’è qualcosa di inoppugnabile, che è più forte delle discussioni, delle teorie e delle ideologie: è la testimonianza, l’esperienza personale. Per esempio, una vita illuminata e trasformata dal Vangelo la si può criticare, se ne possono prendere le distanze, ma non si può discutere, esce dagli schemi e dalle previsioni. Oggi spesso ci si difende, si cerca di neutralizzarla dicendo: “È la sua esperienza, è contento così”, come se la cosa fosse talmente personale da non riguardarmi. Ma, soprattutto quando è la testimonianza dell’amore a raggiungerci, lascia sempre un segno, è difficile non rimanerne toccati.

Venerdì 29: 1Gv 1,5-2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-13
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio» (Mt 25, 1-3)
Le vergini stolte, nel senso originario della parabola, sono quei discepoli che, ascoltando le parole di Gesù, non ne hanno capito il significato, non hanno capito che vanno tradotte nella vita e così rimangono fuori gioco. Se limitiamo l’ascolto della Parola ad un’avventura intellettuale o siamo in cerca di curiosità, di novità che stuzzichino l’intelligenza, neutralizziamo sul nascere la potenza del Vangelo e rimaniamo estranei all’esperienza di Dio. L’olio infatti sono le opere del Regno, compiere la volontà del Padre, vivere la giustizia, sbilanciarsi nell’amore ai fratelli: è così che si sperimenta la festa che lo Sposo regala a chi lo segue.

Sabato 30: At 5,12-16; Sal 47; 1Cor 12,12-20; Gv 3,31-36
«Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero» (Gv 3, 33)
Quanto più ci inoltriamo nella vita con Dio che Gesù ci ha spalancato, tanto più comprendiamo la verità e la bellezza di quanto Lui ci ha rivelato. La fede infatti cresce in noi con l’annuncio, ma si consolida soprattutto quando la viviamo: è mettendo in pratica la parola che costatiamo la verità, l’universalità e la bellezza del Vangelo. Ed è poi in Gesù crocifisso e abbandonato, Parola per eccellenza, che riassume in sé tutte le altre Parole, che ogni cosa, anche la più drammatica, trova un senso, una spiegazione.

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