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Commento alla Parola: 28.03.2022 – 03.04.2022

Lunedì 28: Gen 25,19-26; Sal 118 (119); Pr 22,17-19.22-25; Mt 7,1-5
«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio» (Mt 7, 3)
Succede, e non di rado, di trovarsi impigliati in sentimenti sbagliati, in comportamenti inaccettabili, eppure di avere ancora l’energia per guardare con occhio critico e irritato il fratello che sbaglia. Sembra che l’esperienza della nostra fragilità non ci insegni nulla. Forse è un istinto di autodifesa, che andrebbe però smascherato. Certamente la misericordia non si improvvisa: chiede un allenamento quotidiano, esige di essere messa in pratica a prescindere, per partito preso. Perché condannare raramente costruisce, mentre riabilitare, anche solo con uno sguardo, apre sempre un futuro di fiducia e di speranza.

Martedì 29: Gen 25,27-34; Sal 118 (119); Pr 23,29-32; Mt 7,6-12
«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7, 7-8)
Le promesse di Gesù sono precise e ripetute: la preghiera è sempre ascoltata. Ma il suo obiettivo non può limitarsi a volere delle cose, a modificare situazioni scomode o anche dolorose. Se chiedendo riceviamo è soprattutto per conoscere meglio il Donatore, per riscoprirlo ancora una volta al nostro fianco, per ribadire la nostra decisione di camminare con Lui. Senza preghiera la vita scorre ugualmente, tra gioie e dolori, ma Dio intanto è sparito dall’orizzonte e prima ancora dal cuore e tutto perde senso. La preghiera invece riallaccia ogni volta la relazione con Dio, la rinforza, infonde nuovo coraggio e speranza al nostro cammino.

Mercoledì 30: Gen 32,23-33; Sal 118 (119); Pr 24,3-6; Mt 7,13-20
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!» (Mt 7, 15)
È facile camuffarsi, mettere maschere, per difenderci e garantirci il più possibile una buona opinione presso gli altri, occultare con cura le nostre fragilità, mostrarsi il più possibile all’altezza della situazione. Ma c’è una prova che non possiamo alterare: il frutto. Non intendo la quantità di successi, di apprezzamenti o di gratificazioni, ma quel passare tra le persone che lascia il segno, involontariamente, essendo semplicemente se stessi. A volte il segno è umile, modesto, ma si fa strada, penetra nei cuori, suscita negli altri nuove ripartenze. Sembra di non fare nulla di speciale, ma il Vangelo è proprio così: semplice e vero.

Giovedì 31: Gen 35,9-20.22b-26; Sal 118 (119); Pr 25,1; 27,9-11°; Mt 7,21-29
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Mt 7, 24-25)
Forse è proprio nella prova che scopriamo la statura di una persona. Nella vita ordinaria è fin troppo naturale lasciarsi attrarre e stupire da ciò che è appariscente, ma i successi dicono ancora poco di una persona. Ne vediamo solo l’esteriorità, non le radici. Il tempo della difficoltà invece è spietato, scopre le carte: se mancano i fondamentali tutto naufraga; mentre, se si è davvero aggrappati a ciò che non passa, non soltanto si riesce a resistere, ma diventa proprio quello il tempo della manifestazione autentica. Scopriamo così tesori nascosti, nascono esperienze nuove, che uniscono e trascinano dietro di sé, persone che prima non apparivano diventano luci potenti per molti. Vivere la Parola è la strada.

Venerdì 1.4: Dt 27,1a.2a; 28,1-11°; 2Re 4,8-38°; Es 33,11-23; 1Sam 7,3-9;
Nella VI Stazione Gesù incontra la Veronica.
È un racconto tradizionale non supportato dalle Scritture, ma è molto bella l’immagine. Sappiamo bene che Veronica asciugando il volto di Gesù segnato dal sudore e dal sangue, riceve su questo fazzoletto l’immagine del volto di Gesù. Ci viene detto da questa Stazione che il bene che facciamo rimane, lascia il segno nella nostra vita e nella vita degli altri. Tante volte ci sembra che il bene scompaia travolto dal male e invece Dio continua a ricordarci che è il contrario: è il male che scompare sommerso dal bene. Quindi se riscontriamo del male intorno a noi, nella nostra vita, siamo chiamati a fare il bene.
Questi gesti d’affetto, come quello della Veronica, possono davvero trasformare l’esistenza nostra e degli altri.

Sabato 2: Gl 3,1-5; Sal 88 (89); Rm 8,12-17b; Mt 19,13-15
“Toglierò dal loro petto il cuore di pietra” (Ez 11, 19b)
Quaresima è lavorio di cuore. Operazione di cardiochirurgia.
Il cuore, sede della volontà e del pensiero, ha bisogno di costante revisione.
La pietra deve lasciare spazio alla carne: una Passione r-Esistente.
“La vera bellezza, dopotutto, consiste nella purezza del cuore”
(Mahatma Gandhi).
Dobbiamo permettere il cambio d’organo per sentire meglio e più volentieri.
Questa è vera e perenne conversione.

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