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Commento alla Parola: 2.1.2023 – 7.1.2023

Lunedì 2: Dn 2,26-35; Sal 97 (98); Fil 1,1-11; Lc 2,28b-32
«Simeone accolse il bambino Gesù tra le braccia e benedisse Dio». (Lc 2,28b)
Simeone è un uomo guidato dallo Spirito, attende la consolazione d’Israele. Il termine consolazione è simile a consolatore, ovvero il paraclito, lo Spirito Santo che gli ha confermato che avrebbe visto la presenza della consolazione di Dio in mezzo al popolo, il Cristo del Signore. Nel tempio Simeone incontra il bambino Gesù che riconosce e prende tra le braccia, pronunciando un grande cantico di ringraziamento, il Nunc dimittis. In Gesù l’opera di salvezza è attuata dal Signore, che sarà luce di rivelazione per i popoli della terra, per tutti, non solo per gli Ebrei. Simeone riconosce in Gesù il Cristo, Salvatore e Signore! Questi tre modi di chiamare e identificare Gesù sono frutto della rivelazione della Pasqua. Come indica Giovanni nel suo Prologo (1,12): «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Accogliere Gesù, accoglierlo nel quotidiano, significa vivere come lui ci ha insegnato.

Martedì 3: Dn 2,36-47; Sal 97 (98); Col 1,1-7; Lc 2,36-38
«Anna si mise a parlare del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme». (Lc 2,38)
Simeone attende la consolazione d’Israele, la profetessa Anna e un gruppo di altre persone aspettavano la redenzione. Sono gli anawîm i poveri di Dio, i poveri in spirito, che aspettano l’intervento di Dio, senza contare sulle proprie forze. Per questo Anna loda il Signore come Signore, fa una preghiera di ringraziamento per aver iniziato questa opera di redenzione. Nel diritto familiare ebraico (Lev 25,47-49) la parola “redenzione” era usata per indicare il “riscatto” che il parente più prossimo pagava per riacquistare la libertà di un proprio congiunto che, caduto in miseria, era diventato schiavo dei suoi creditori. Quindi la redenzione era un atto di amore vero e proprio tra parenti. Dio, nel Figlio Gesù, si è fatto nostro parente più prossimo per riscattarci, salvandoci. Gesù è il Redentore atteso, già proclamato dallo stesso Zaccaria (Lc 1,68) e ora annunciato e lodato dalla profetessa Anna.

Mercoledì 4: Dn 7,9-14; Sal 97 (98); 2Ts 1,1-12; Lc 3,23-38
«Il Signore Gesù… figlio di Adamo, figlio di Dio». (Lc 3,38)
Rispetto alla genealogia del Vangelo secondo Matteo, quella di Luca arriva fino ad Adamo, fino a Dio. La sottolineatura è che Cristo non è venuto solo per gli Ebrei, è venuto per tutti gli uomini e che è il figlio di Dio, generato con l’azione dello Spirito Santo in Maria. Il Signore Gesù è il Salvatore del mondo, salva liberandoci dal peccato e dal male donandoci la vita nuova dello Spirito Santo, la libertà dei figli di Dio. Ma non è sufficiente riconoscere che Cristo è il Salvatore del mondo. Perché la mia fede personale sia viva e davvero “Cristo viva in me”, occorre credere che Cristo è il “mio” salvatore. Cristo è il dono del Padre “per me”. Già Lutero scriveva: «Credere che Cristo “è per me”, è ciò che fa vera la fede e la distingue da ogni altra fede che invece si limita ad ascoltare le cose accadute» (WA,39.I,p.45). San Paolo affermava la medesima cosa: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,2).

Giovedì 5: Tt 3,3-7; Sal 71 (72); Gv 1, 29a.30-34
«Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». (Gv 1,33)
Il battesimo di Gesù è un’immersione nello Spirito Santo, che scende e rimane in Cristo, per cui può portare la vita di Dio in modo stabile, duraturo. Battesimo significa “immersione”; Cristo non immerge nell’acqua ma nello Spirito di Dio, per questo può espiare i peccati. Gesù porta su di sé il peso della colpa dell’intera umanità, prende il posto dei peccatori, anticipando, in un certo senso, la morte di croce e la risurrezione. Lo può fare perché immerso nell’amore di Dio, che a sua volta, gratuitamente e per amore, riversa su di noi nel dono di sé stesso. «Nella liturgia e teologia orientale l’icona del battesimo di Gesù riproduce l’acqua come un sepolcro liquido, dalla forma di cavità oscura, che a sua volta è immagine dell’Ade, gli inferi, l’inferno; san Giovanni Crisostomo scrive: “L’immersione e l’emersione sono immagine della discesa agli inferi e della risurrezione”» (Benedetto XVI, Gesù di Nàzaret).

Venerdì 6: Is 60,1-6; Sal 71(72); Tt 2,11-3,2; Mt 2,1-12
«Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». (Mt 2,2)
Epifania significa “manifestazione”. Gesù si manifesta ai popoli rappresentati dai Magi come Salvatore del mondo. Si manifesta come Dio, attraverso dei simboli, oggi con la luce della stella, in seguito al battesimo con la voce dall’alto e la colomba, l’acqua mutata in vino a Cana, il pane moltiplicato e distribuito a migliaia di persone, fino alla più grande delle manifestazioni del Signore che è la Pasqua. Il Natale è per la Pasqua, è la vera festa cristiana: siamo redenti nel suo sangue, qui è la fonte della carità di Dio per noi. Celebrando l’eucaristia evidenziamo la sua manifestazione nei simboli del pane e del vino. Viviamo il memoriale, rendiamo presente Cristo perché ci salvi, ci nutra di sé e ci renda capaci di testimoniarlo a tutti. «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini»: siamo chiamati a essere l’epifania di Cristo, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre che sta nei cieli.

Sabato 7: Ct 4, 7-15. 16e-f; Sal 44 (45); Ef 5, 21-27; Mt 5, 31-32
«Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio» (Mt 5, 32)
La morale di Gesù ci educa a non concentrarci mai solo su noi stessi, ma a vedere sempre il fratello, a rivivere in noi le conseguenze del mio comportamento verso di lui. Abbandonare la moglie, dice Gesù, è dimenticare di domandarsi: e adesso, cosa ne sarà di lei? Come colmerà la sua solitudine alla quale la costringo? Come reagirà vedendomi con un’altra donna? Lei alla quale avevo promesso fedeltà eterna, lei che ha costruito il suo futuro su questa mia promessa, come riempirà questo vuoto? Occorre immedesimarmi in lei, sentire mie le sue lacrime. Una morale come quella del Cristianesimo, fondata sull’amore, non può mai prescindere da queste domande, da queste esigenze.

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