Lunedì 16: Esd 2, 1-2. 61-65. 68-70; Sal 125 (126) 1 Cor 4, 2. 5; Lc 12, 42b-48
Il cristiano deve essere vigile e pronto in attesa dell’incontro con il Signore per
non farsi trovare impreparato. (Lc 12)
L’evangelo di Luca ci richiama al dovere di vigilanza per essere sempre pronti
all’incontro con il Signore. Il cattivo amministratore è quello che, approfittando
dell’assenza del padrone, compie ingiustizie ed approfitta della propria
posizione, mentre il buon amministratore si assume la responsabilità di agire
per il bene di tutti e costui sarà premiato.
“A chi fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto
molto di più”. È qui in gioco la responsabilità verso la giustizia e il bene comune.
Occorre essere fedeli e saggi, propensi a servire quanti sono nella difficoltà, in
nome del Signore.
Martedì 17 Esd 4,1-16 [breve 4,1-5]; Sal 83 (84); Lc 12,49-53
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già
acceso!» (Lc 12, 49)
Quando Gesù passa la vita si accende. Se rimaniamo indifferenti o come prima è
segno che non lo abbiamo incontrato. Gesù quindi trasforma i cuori, suscita un
amore tenace e creativo, che diventa a sua volta fuoco per altri. Lo spettacolo
dell’umanità che vedeva attorno a sé non era così diverso da quello che
vediamo noi. E Lui ne soffriva, come spesso accade anche a noi. Aveva l’ansia di
vedere la vita del Cielo scendere finalmente sulla terra e illuminare dappertutto
la vita dell’uomo. Viveva per questo. Ed era certo che il fuoco dell’amore è
capace di sciogliere ogni iceberg.
Mercoledì 18: Esd 4,24 – 5,17 [breve 5,6b-17], Sal 24 (25), Lc 12,54-56
«E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete
valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete
valutarlo?» (Lc 12, 55-56)
Forse, quanto a previsioni del tempo, gli antichi nei luoghi in cui abitavano erano
praticamente infallibili. Con l’esperienza, bastavano loro due o tre indicazioni per
capire cosa sarebbe successo e per orientarli sul da farsi. Anche Gesù offre segni
chiari e inequivocabili. Eppure, anziché trarne le conseguenze, noi a volte
cominciamo a disquisire, a obiettare, a complicare, rimettendo in discussione anche
le cose più ovvie. Sono soltanto alibi, per legittimare in qualche modo le nostre
inerzie, per giustificare la nostra poca fede. E così ci aggrovigliamo nei nostri
ragionamenti e allontaniamo la gioia.
Giovedì 19: Esdr 6,1-18 [breve 6,1-7]; Sal 67 (68); Lc 12,54a.57 – 13,5
«O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non
vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13, 4-5)
Ancora una volta Gesù distingue nettamente tra eventi luttuosi e peccato
dell’uomo. Non c’è una conseguenza diretta, non ci sono punizioni divine per i
cattivi. Del resto la storia ci mostra tutti i giorni che nelle disgrazie i malvagi
rimangono quasi sempre a galla e sono soprattutto i poveri e gli innocenti a farne le
spese. Gesù dirotta invece l’attenzione su un’altra considerazione: la vostra vita può
interrompersi bruscamente, all’improvviso e se non avrete accumulato tesori in
cielo vi troverete a mani vuote, con una vita che rimane a metà. Perciò è sempre il
tempo della conversione.
Venerdì 20: Esd 7,1a.6b-26 [breve 7,1a.6-10]; Sal 121 (122); Lc 13,6-9
«“Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo.
Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma il vignaiolo gli rispose:
“Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo
il concime» (Lc 13, 7-8)
Dio è paziente. Avrebbe mille buone ragioni per risolvere i problemi in modo
drastico, per decidere una volta per tutte senza continuare a tergiversare. E invece
continua ad attendere. Anche quando noi siamo insofferenti e vorremmo
finalmente vedere le cose a posto. Il fatto è che il Suo progetto vuole salvare tutti. E
noi siamo lenti e pigri, per persuaderci e convertirci occorrono mille grazie e mille
miracoli. Quindi ci vuol tempo. Un padre, una madre che amano sanno bene cos’è
la sofferenza nell’attesa, ma la loro speranza è sempre più forte di qualunque
impazienza.
Sabato 21: Dt 5,23-33; Sal 95 (96); Eb 12,12-15a; Gv 12,44-50
«Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché
non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12, 47)
Gesù a più riprese ribadisce che la sua missione è soltanto salvare. Il giudizio è
affare del Padre, se ne parlerà alla fine dei tempi. Certo, se il Padre è misericordioso
come il Figlio, anche quel giorno avremo parecchie sorprese. Per questo ogni volta
che squalifichiamo, che rinchiudiamo una persona nell’errore che ha commesso,
come se lei fosse solo il suo peccato, siamo fuori strada. Completamente. Perché
Gesù fa sempre il contrario: vede un pubblicano e lo sceglie come apostolo, parla
con una donna samaritana dal passato burrascoso e la trasforma in missionaria,
incontra l’amico che lo ha rinnegato e gli affida una responsabilità sconfinata.