Lunedì 15: Ez 1,1-12; Sal 10 (11); Gl 1,1.13-15; Mt 4,18-25
«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4, 23)
In Gesù vediamo Dio immergersi di persona nella vita degli uomini e delle donne, facendo suo il nostro mondo, lasciandosene toccare, colpire. Insegnare, annunciare, guarire: è l’opera che Gesù ha iniziato e che non si è più conclusa, perché ogni uomo e ogni tempo l’attende, gli è necessaria. La Chiesa esiste per continuare nei secoli quest’azione. In ciascuno dei suoi membri è sempre Gesù che passa, anche se noi suoi strumenti siamo così inadatti. La vita del Risorto non smette di sospingerci, ci vuole indirizzare dappertutto e spesso le difficoltà sono occasioni per arrivare là dove altrimenti non saremmo mai andati.
Martedì 16: Ez 1,13-28b; Sal 96 (97); Gl 2,1-2; Mt 7,21-29
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia» (Mt 7, 24)
In quel “chiunque” sono comprese tantissime persone che noi non conosciamo. Magari appartengono ad altre confessioni cristiane, anche a sette di dubbia ortodossia, potrebbero appartenere anche ad altre religioni, o essere di altre convinzioni non religiose. Ciò che conta è ascoltare Gesù e mettere in pratica quello che dice. Lo scopo ultimo delle parole di Gesù non è quello di predicarle, ma di viverle, perché trasformino il mondo, illuminino le culture, dilatino i cuori, realizzino ciò che tantissimi sognano, ma che solo Gesù in noi potrà realizzare. E se si è ben saldi sulla roccia, possiamo a nostra volta essere un po’ quella roccia per altri, rimandando però sempre alle nostre fondamenta.
Mercoledì 17: Ez 2,1-10; Sal 13 (14); Gl 2,10-17; Mt 9,9-13
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 12-13)
Chissà perché è così difficile capire che davanti a Dio siamo sempre malati. Eppure la nostra esperienza quotidiana conferma che non siamo capaci di amare sempre e che il virus dell’individualismo è il più duro a morire, non lo si debella mai una volta per tutte. Vorremmo presentarci davanti a Lui con una certa soddisfazione di quello che siamo e di ciò che abbiamo fatto, ma più passa il tempo più ci accorgiamo che le lacune e gli scivoloni non sono cosa rara, anzi sembrano aumentare con il tempo. Ci vergogniamo spesso di essere ripetitivi nei nostri peccati, ma forse è meglio non specializzarci troppo nel variare. Lasciamoci guarire e basta!
Giovedì 18: Ez 3,1-15; Sal 75 (76), Gl 2,21-27; Mt 9,16-17
«Si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano» (Mt 9, 17)
E come si fa ad essere otri nuovi? Come è possibile trasformarci, toglierci di dosso tutte quelle pesantezze e quelle rughe dell’anima che si possono accumulare con gli anni, che riducono la vivacità spirituale e ci rendono molto ordinari? Occorre forse lasciarsi conquistare ogni giorno dall’annuncio che Dio ci ama infinitamente, per rinascere dall’alto ogni mattina (e anche tante volte al giorno) e quindi, confidando in Lui, vivere come i bambini che accolgono tutto e si lasciano portare. Se anche facciamo i capricci, c’è Chi ha una incredibile pazienza nel ricominciare mille volte con noi e nel riportarci sulla via buona.
Venerdì 19: Ez 3,16-21; Sal 50 (51); Gl 3,1-4; Mt 9,35-38
«La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9, 37-38)
Gesù ci insegna a chiedere al Padre nuovi evangelizzatori. Non è detto che siano solo preti e suore, anzi se fosse così sarebbe un problema perché il raggio di azione del Vangelo risulterebbe molto limitato. Possono esserlo tutti, anche i bambini con i loro coetanei ed è uno spettacolo quando si ha occasione di vederli invitare i loro amici e testimoniare la loro fede davanti a loro. Ma è importante saperci sempre mandati: se ci affidassimo solo al nostro gusto e diventasse un nostro pallino rischieremmo di ridurre il Vangelo alla nostra dimensione e le persone non incontrerebbero Gesù, ma solo una versione ridotta e sbiadita.
Sabato 20: Ez 3,22 – 4,3; Sal 129 (130); Eb 5,1-10; Mt 10,1-6
«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità» (Mt 10, 1)
La prima missione che Gesù organizza ha come scopo la liberazione e la guarigione. Forse vuole dirci che sono proprio questi i primi obiettivi a cui tendere, anche oggi. Nessun uomo è libero, ma abbiamo tutti bisogno di essere liberati dal male che ci assedia e talora ci abita, di un esorcismo, insomma. E la Confessione è un dono meraviglioso in tal senso: di liberazione e di guarigione. Forse la disaffezione da questo sacramento rende i cuori sempre più pesanti, gli affetti più cari si infrangono o talora si trasformano nel loro contrario con conseguenze anche spaventose.