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Commento alla Parola: 13.6.2022 – 18.6.2022

Lunedì 13: Es 3,7-12; Sal 102 (103); Lc 4,14-16.22-24
«Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere» (Lc 4, 16)
Non è la prima volta che Gesù insegna a Nazaret: lo fa anche in quel sabato, “secondo il suo solito”. Ma adesso le Sue parole suonano del tutto nuove, stupiscono, coinvolgono e interrogano, suscitano una ridda di emozioni e di reazioni contrastanti. È successo qualcosa, non c’è dubbio, un cambiamento così non si spiega. Ma anziché indagarne le cause, per comprendere meglio questa esperienza straordinaria e inaspettata, la reazione dei compaesani è quella di difendersi, di arginare la novità, di ridimensionarla cercando delle buone ragioni. Guardare con occhi nuovi una persona che conosci da anni è molto difficile, in pochi ci riescono. Occorre una libertà di cuore che non dobbiamo mai smettere di chiedere a Dio, per non vanificare mai le Sue sorprese.

Martedì 14: Es 6,29 – 7,10; Sal 104 (105); Lc 4,25-30
«Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone» (Lc 4, 25-26)
La reazione di Gesù di fronte alla perplessità dei nazareni pesca direttamente nella Bibbia, in episodi molto conosciuti e imbarazzanti: perché Dio in passato aveva scelto persone fidate fuori da Israele, per manifestare i suoi prodigi? Gesù punge i suoi ascoltatori ricordando fatti che indispettivano, perché in quelle occasioni il popolo non si era lasciato inquietare e non aveva accettato di convertirsi. Momenti in cui emergeva la riottosità, la testardaggine di Israele a chiudersi nelle proprie abitudini, rigettando le novità di Dio. E continua a succedere anche quel giorno. E può capitare anche oggi, a ciascuno di noi, ogni volta che ci convinciamo che Dio non possa essere diverso da quello che di Lui abbiamo finora capito.

Mercoledì 15: Es 11,1-9; Sal 77 (78); Lc 4,38-41
«Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva» (Lc 4, 38-39)
Gesù esce dalla sinagoga e va nelle case, in tutte le case senza distinguere buoni o cattivi. Non siamo noi ad andare da Lui. Anche quando siamo lontani, distratti, stanchi, è Lui a venire da noi. E spesso ci trova malati, lontani dall’immagine che ci piacerebbe essere. Eppure si china su di noi e ci guarisce. Ma qui viene il bello, come riconoscere la nostra guarigione? Dalla capacità che abbiamo di non pensare a noi stessi, ma di servire chi ci sta vicino.

Giovedì 16: Gen 14,18-20; Sal 109 (110); 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17
(Ss. Corpo e sangue di Cristo)
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta» (Lc 9, 12)
Ci sono momenti in cui ci sentiamo un po’ oppressi dai bisogni delle persone. In tanti chiedono aiuto per i motivi più diversi, spesso pretendono attenzioni senza rendersi conto che chi hanno davanti dà segni di stanchezza. Allora si presenta la tentazione di mandarli altrove, da qualcun altro che possa risolvere il problema o che comunque possa sollevarci dal peso di tante richieste. E Gesù ci ripete: “Voi stessi date loro da mangiare”. Si tratta di trovare la forza iniziale, poi ci accorgeremo che al resto ci pensa Lui.

Venerdì 17: Es 12,29-36; Sal 104 (105); Lc 4,42-44
«È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Lc 4, 43)
Gesù non si lascia intrappolare, monopolizzare, resta sempre libero. E la prima libertà che dobbiamo conseguire è quella da noi stessi, da ciò che ci vincola, dall’immagine di noi che vorremmo dare. Per essere liberi occorre stare sempre nel disegno che il Signore ha su di noi, senza aver paura di perdere nulla. A volte sembra faticoso, perché in questa ottica non si hanno sicurezze sul domani, ma la vera sicurezza è sapersi nelle Sue mani in ogni istante, perché Lui anche così non smette di operare fuori e dentro di noi.

Sabato 18: Lv 12,1-8; Sal 94 (95); Gal 4,1-5; Lc 2,22-32
«Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio» (Lc 2, 25-27)
Per tre volte viene nominato lo Spirito Santo mentre si parla di Simeone. Egli è vecchio, saggio ma soprattutto docile a seguire ciò che lo Spirito gli suggerisce. È questo l’unico modo per guardare gli anni che passano con serenità, senza preoccuparsi di ciò che ci potrà succedere, ma con la certezza che lasciando fare allo Spirito potremo superare le difficoltà e vedere la salvezza. Se accettiamo di non essere noi i protagonisti della nostra vita, lo Spirito può davvero avere carta bianca e la Sua opera alla fine si potrà contemplare in tutta la sua bellezza.

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