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Commento alla Parola: 11.10.2021 – 16.10.2021

Lunedì 11: 1Tm 1,12-17; Sal 138 (139); Lc 21,5-9
«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (Lc 21, 6)
Tutto passa, tutto crolla, solo l’amore resta. Non è una considerazione amara sulle vicende umane. È una visione realistica del mondo che ci indirizza ad atteggiamenti evangelici. Ne abbiamo bisogno, perché è di ogni giorno la tentazione di stringere il cuore a qualcosa o a qualcuno o a qualche situazione come se da quella realtà dipendesse tutta la nostra felicità. Invece tutto è fragile e provvisorio, solo se accumuliamo tesori nei cieli il nostro cuore si ritrova veramente libero e lieto. Non è un antidoto al dolore: la perdita di persone care, un rovescio economico, una malattia improvvisa suscitano comunque apprensione e angoscia. Ma il discepolo non dispera mai, sa che Dio avrà sempre una parola in più, una risorsa nuova.

Martedì 12: 1Tm 1,18 – 2,7; Sal 144 (145); Lc 21,10-19
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza» (Lc 21, 12-13)
Ciò che per il mondo è sconfitta e umiliazione, per Gesù è occasione, opportunità da cogliere con cura. L’avventura del Vangelo non teme le persecuzioni. Ovviamente non le cerca, né le benedice. Ma sappiamo che il Vangelo può dilagare in ogni circostanza e anche le condizioni più dolorose possono illuminare cuori che altrimenti non conoscerebbero mai il Signore. Per questo non ci sono periodi in cui il Vangelo debba rimanere silenzioso o inerte. Non dobbiamo mai attendere tempi migliori per testimoniarlo. Ogni situazione è preziosa e non va sciupata. Si tratta di coglierla e di valorizzarla, con la certezza che lo Spirito è lì presente per istruirci sui modi più opportuni.

Mercoledì 13: 1Tm 2,8-15; Sal 144 (145); Lc 21,20-24
«Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città» (Lc 21, 21)
A volte, dice Gesù, è il momento di scappare, di lasciare le cose a metà, di abbandonare tutto. Lo sappiamo anche noi, facciamo tutti così quando c’è un terremoto, un incendio o una catastrofe imminente. Ma ciò che vale per il corpo è perfettamente vero anche per lo Spirito. A volte crediamo di poter gestire situazioni spinose che sono più grandi di noi, oppure ci illudiamo di poter far fronte ad ogni tipo di tentazione, mentre dovremmo molto umilmente riconoscere che non ne siamo capaci e che solo la fuga è la salvezza. Certo, si tratta di perdere qualcosa di importante, di rinunciare a ciò che ci è caro, di affrontare periodi di fatica e di penuria. Ma la vita con Lui vale molto di più.

Giovedì 14: 1Tm 3,1-13; Sal 65 (66); Lc 21,25-33
«Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 26-28)
In questa profezia di Gesù impressiona molto la contemporaneità tra il terrore mortale dell’umanità di fronte agli sconvolgimenti e la rinascita piena di speranza del discepolo che vede arrivare il Signore. È proprio tutto un altro modo di leggere gli eventi, capovolto. Questo ci istruisce e ci mette in guardia ancora una volta sui luoghi in cui ci informiamo. C’è infatti il pericolo di giudicare gli avvenimenti secondo il buon senso comune o condizionati dalle ideologie dei quotidiani che leggiamo e non illuminati anzitutto dalla luce del Vangelo. Ed è così frequente ritrovarci in preda alle paure, anziché dimorare nella fiducia. Non dimentichiamolo mai: ciò che schiaccia e deprime non viene mai da Dio, è sempre opera del nemico. Dio conduce sempre alla vita, al futuro e alla gioia.

Venerdì 15: 1Tm 3,14 – 4,5; Sal 47 (48); Lc 21,34-38
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso» (Lc 21, 24)
Le dissipazioni di cui parla Gesù non sembrano assolutamente pesanti. Al contrario, sono quelle evasioni che ci sembra offrano una pausa di distensione, di serenità, di respiro in mezzo alle fatiche del vivere e degli impegni. Ma per esperienza sappiamo che tarpano le ali. Vorremmo volare verso una pienezza e ci accorgiamo di essere sempre un po’ trattenuti, desideriamo fecondità e generatività evangeliche ma ci ritroviamo svigoriti e poveri di tenacia, ci illudiamo di poterle limitare e governare e spesso ne siamo dipendenti. Quando invece il cuore si radica nella volontà di Dio, ogni attimo risplende, ha un aiuto nuovo che lo accompagna, ci ritroviamo a sera stanchi ma felici, appagati.

Sabato 16: Es 40,1-16; Sal 95 (96); Eb 8,1-2; Gv 2,13-22
«Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano» (Gv 10, 26-28)
Il discrimine che separa le pecore non nasce dalla decisione di Dio, ma dall’ascolto dell’uomo. Nel cuore di Dio il desiderio è di raggiungere tutti, salvare e rendere lieti tutti, ma non tutti sono disposti. Certo, ci si può illudere di seguire Dio e di essergli fedeli ascoltando i propri pensieri o lasciandoci dirigere da ideologie, ma ci si accorge subito di distanziarci da Dio quando non ascoltiamo l’amore, quando condanniamo il fratello senza ascoltarlo, quando siamo prigionieri del nostro ego. Il discepolo poi gusta la gioia di essere nelle mani del Padre sempre, ad ogni istante: è questa la sua risorsa inesauribile che lo sostiene nel cammino della vita.

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