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Commento alla Parola: 11.04.2022 – 16.04.2022

Lunedì 11: Gb 2, 1-10; Sal 118 (119); Tb 2, 1b-10d; Lc 21,34-36
«Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo»
(Lc 21, 36)
Gesù sa che occorre prepararsi alla grande prova. Lui stesso ne è consapevole per sé, sapendo cosa lo attende, ma sa che questo riguarda anche il discepolo che, come ogni uomo, deve prima o poi affrontare i grandi momenti della vita. Arriva per tutti quel giorno e occorre non trovarsi impreparati. Occorre perciò mantenere un cuore fresco, che non si lascia rapire interamente dalle cose da fare; un cuore libero da tutte le ricchezze che possono trattenere o legare; un cuore che prega, che non smette di cercare il volto di Dio, perché la paura non abbia mai il sopravvento, ma si possa rimanere fedeli, perseverando con fiducia fino al traguardo.

Martedì 12: Gb 16, 1-20; Sal 118 (119); Tb 11, 5-14; Mt 26, 1-5
«Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso» (Mt 26, 2)
È l’ultimo, esplicito annuncio della Passione, il quarto, nell’imminenza dei fatti. Sembra impossibile che i discepoli si siano ritrovati poi così impreparati quando tutto avvenne. È inutile interrogarci su ciò che noi avremmo fatto al posto loro: la verità è che a certi eventi è difficile prepararci, li affrontiamo così come siamo, con quelle reazioni istintive che ci appartengono. Se non siamo stati capaci di formarci prima, non potremo improvvisare comportamenti virtuosi sul momento. Maria, le altre donne e il discepolo amato sapranno seguire Gesù fino alla croce: occorre chiedere a Dio di scoprire il loro segreto e di imparare da loro.

Mercoledì 13: Gb42, 1-10; Sal 118(119); Tb 13, 1-18; Mt 26, 14-16
«Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo» (Mt 26, 16)
Quindi non è stato un colpo di testa improvviso quello di Giuda, né un gesto inconsulto che non è stato più possibile recuperare. È stata un decisione precisa, meditata e soppesata, accompagnata dalla ricerca del momento più opportuno per far catturare Gesù. Ma tutto questo non rende Giuda meno vicino a me. Sono capace anch’io di tradire l’amore per Gesù, di perseverare in decisioni sbagliate sapendo di sbagliare, di barattare per quattro soldi l’Ideale della mia vita, di procurarmi ciò che mi fa male e di cui mi pentirò.
Solo la misericordia infinita di Dio mi può e mi potrà salvare.

Giovedì 14: Celebrazione «Nella Cena del Signore»
«Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”. Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”» (Mt 26, 25-26)
È proprio il giorno dell’amore più grande, quello che non smetteremo mai di celebrare. Amore che si fa pane, cibo per la vita del mondo. Una luce brillantissima dentro le tenebre, perché proprio accanto a questo dono immenso c’è il tradimento mortale dell’amico, un’ingiuria che fa inorridire. Ma l’Amore si china su ogni peccato, non si ritrae davanti a nulla, dona perdono e amicizia sempre e comunque. Noi esaltiamo l’amore, lo cantiamo con le melodie più belle, ma gli mettiamo dei limiti, lo freniamo per paura quando vuole sporgersi su certi abissi di male. L’Amore di Dio invece invade l’universo, ogni cuore, non si ferma mai, raggiunge sempre tutto e tutti.

Venerdì 15: Celebrazione della Passione del Signore
«Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”» (Mt 27, 46)
Insultato dai passanti, sbeffeggiato dai sacerdoti, offeso da chi era crocifisso con lui, abbandonato da quasi tutti i suoi discepoli, Gesù conosce il buio assoluto: l’assenza del Padre. Il dolore non trova più nessun appoggio, è un precipitare nell’abisso del nulla. È l’ingresso nel dolore universale, quello più amaro, più insensato, più tragico. Conosce ogni dolore, ogni ateismo, ogni peccato e li abbraccia, li riempie di Sé, dell’amore che tutto risana e illumina. Non c’è sofferenza, silenzio o strazio che Lui non abbia attraversato. Per questo ogni buio porta il suo volto. E in ogni dolore vediamo Lui.

Sabato 16: Per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono leguardie (Mt 27, 66)
Oggi tutto tace e non c’è nulla su cui posare lo sguardo. Il corpo di Gesù è sepolto, la sua parola rimane un ricordo. Oggi condividiamo lo sgomento di quel sabato in cui ogni speranza sembrava perduta, la Buona Notizia solo un’illusione. Si tratta dell’angoscia che ancora può colpire l’uomo, quando nulla ha più senso. La nostra preghiera diventa condivisione con chi non ha speranza, con chi non ha ricevuto l’annuncio della Buona Notizia e non solo un giorno, ma per tutta la vita, non scopre alcun senso. Ma proprio quando tutta la terra era immersa nel silenzio, quel sabato, Gesù ha condiviso la morte con i morti, con chi era immensamente lontano dal Dio della vita. Questa condivisione totale, non visibile da chi rimane sulla superficie, si è trasformata in germoglio di vita e salvezza. Celebrare la notte nella quale la luce è emersa, vita risorta e piena perché ha vissuto le tenebre più profonde, è possibile se nella preghiera del silenzio partecipiamo anche ai momenti in cui Dio sembra nascosto.

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